Giansanti: “Vicepresidenza Commissione Ue vada agricoltura, attenzione non sia spot”

Gli agricoltori portano i trattori al cuore dell’Europa. Ottengono delle aperture, alzano l’asticella. “Chiederemo che la vicepresidenza della prossima Commissione venga assegnata a chi oggi rappresenta il gabinetto dell’Agricoltura“, annuncia Massimiliano Giansanti a GEA. Il 26 febbraio sarà a Bruxelles per l’assemblea di Confagricoltura, in corrispondenza di Agrifish. “Faremo un piccolo sit-in per far sentire la presenza degli agricoltori italiani in un momento topico”, fa sapere. “Ci aspettiamo che questa attenzione che stiamo vedendo venga anche definita nel percorso della nuova Commissione europea – ribadisce -. Mi chiedo, quindi, se siamo pronti e maturi oggi per dare una vicepresidenza di peso non più al commissario all’Ambiente, ma al commissario dell’Agricoltura”.

 La Commissione ha ritirato la proposta di modifica del regolamento sull’uso dei pesticidi. La considera anche un po’ una vostra vittoria?
“Non mi intesto né vittorie né sconfitte, mi interessa il risultato: Bene, è quello che ci voleva. Detto questo ci saranno probabilmente altri atti legislativi che potrebbero essere ritirati o ripensati. Mi auguro che non sia un’attenzione solo elettorale, perché se dev’essere solo mirata a riconquistare il voto degli agricoltori a livello europeo, mi preoccupa molto quello che accadrà dopo i primi giorni di giugno”.

In Europa le destre sono accusate di strumentalizzare la protesta contro il Green Deal. E’ così? Sopravvivenza del settore e transizione ecologica sono in contrasto?
“É un dovere. E forse le manifestazioni che oggi abbiamo in piazza nascono dal non ascolto. Abbiamo avuto una Commissione europea che ha fissato un obiettivo senza concordare con gli agricoltori i mezzi per raggiungerlo. Chi oggi ha bisogno di una buona natura? Gli agricoltori per primi, solo che è mancato il dialogo e siamo stati accusati di essere quelli che contribuiscono ad inquinare, di avvelenare i cibi che produciamo. Abbiamo una forte attenzione alla tutela dell’ambiente e se c’è qualcuno che è verde è l’agricoltore, per poter produrre ci serve natura sana, acqua sana, aria buona”.

In Italia, la premier Meloni assicura di aver messo l’agricoltura tra le priorità del mandato, aver aumentato i fondi per il settore in legge di Bilancio, rivisto i fondi del Pnrr destinati al settore, rinnovato gli incentivi per il gasolio, di aver fatto il massimo, ma di essere comunque disposta ad ascoltare le vostre istanze. Quali sono?
“Nella legge di Bilancio le risorse sono meno dell’anno precedente. Ho un profondo rispetto del debito pubblico italiano, comprendo che bisogna fare delle misure non popolari e quindi il taglio della legge di bilancio in tutti i ministeri è evidente. Ad esempio, è stata tolta l’agevolazione sull’Irpef che vale 200 e più milioni di euro. Oggi il superbonus limita la capacità ma si può fare qualcosa di meglio, credo che l’apertura che leggo da giornali sull’Irpef sia positiva, ma ci sono misure, anche strutturali, che se adottate in Italia possono agevolare il sistema agroindustriale. Penso a tutti i temi legati al lavoro: stiamo chiedendo un nuovo sistema di regole per evitare il caporalato, quindi credo ci vadano anche riflessioni sulle regole del lavoro. Credo che sul piano italiano ancora qualcosa si possa fare e mi aspetto a breve una convocazione da parte del governo per mettere sulla tavola quelle che sono le nostre richieste. Noi abbiamo una piattaforma pronta che presenteremo il 26 febbraio a Bruxelles, dove ci sarà una piattaforma per l’Italia e una su grandi temi europei. Il Pnrr rilancia gli investimenti ma c’è una parte di gestione corrente che va affrontata, tanto con risorse europee tanto con risorse italiane”.

La protesta dei trattori arriva a Roma e promette di “circondare” la città giovedì. I manifestanti potrebbero salire anche sul palco di Sanremo. E’ preoccupato? In queste ore il ministro Lollobrigida ha convocato una sorta di gabinetto d’urgenza al dicastero, vi siete parlati?
“Le agitazioni le ascolto e le comprendo. Chiedo agli agricoltori di mantenere alta la stima dei cittadini nei nostri confronti. Mi auguro non succeda quello che è successo a Bruxelles due anni fa, ne va del buon nome di noi agricoltori. Porterò le istanze di tutti ai tavoli, dobbiamo capire però quale agricoltura vogliamo nel futuro. Quando due anni fa fu approvata la Politica agricola comune, nel silenzio generale o, al contrario nel plauso generale, ci fu solo una persona che disse che quella politica agricola comune era sbagliata, cioè io. Non è che io oggi voglio fare quello che dice ‘ve l’avevo detto’, ma se due anni fa coloro i quali oggi dicono che tutto è sbagliato si fossero allineati alle nostre proposte, probabilmente oggi non avremmo i trattori in piazza. Come presidente di un’associazione di categoria che rappresenta parte dell’imprenditoria agricola è importate che io abbia un dialogo con il governo e il ministro, con cui parlo quotidianamente e ci confrontiamo e stiamo cercando le giuste soluzioni per il settore. Non perché lo chiedono i trattori ma per rafforzare un settore importante, che è il primo settore in termini di produzione di Pil del paese”.

Che impatto potrà avere l’ingresso dell’Ucraina nella Ue?
“Sarà come quando arriva una spaccaghiaccio: spacca il ghiaccio e si aprono ovviamente delle crepe. Se il suo ingresso non verrà compensato con un aumento significativo del budget a sostegno degli agricoltori degli altri 27 Stati membri, si rischia di mettere in forte difficoltà tanti settori dell’economia agricola dei diversi Paesi”.

L’accordo con il Mercorsur slitta ancora. Fa così paura il mercato sudamericano?
“L’accordo col Mercosur porterà sicuramente vantaggi in altri ambiti dell’economia, ma vista la situazione attuale il settore del pollame, del riso e della zootecnia da carne sono fortemente a rischio dall’importazione di produzioni che oggi per un sistema di miglior vantaggio rispetto a norme nei propri paesi che rendono difficile la competizione. Quindi noi diciamo ‘no’ all’accordo a queste condizioni. Se, al contrario, modificate le condizioni, allora a parità di concorrenza ci confronteremo. In Italia, c’è lo stesso animale del Sudamerica, ma con un carico di burocrazia e di costi che non rende competitiva la vendita di carne sul banco della macelleria e io credo che tutto questo debba trovare una soluzione”.

Valentina Innocente

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