La guerra in Ucraina e l’improvvisa insostenibile sostenibilità. Il conflitto russo-ucraino rischia di scompaginare strategia e politiche Ue in materia di green economy, sulla scia delle turbolenze, delle incertezze e delle sanzioni. La transizione eco-compatibile dei modelli produttivi non è in discussione, ma tempi e modalità di attuazione sembrano già esserlo. Comunque la si voglia definire, con nome di strategie politiche o di pacchetti politici specifici – Green economy, economia sostenibile, ‘Fit for 55’ – la politica verde dell’Europa sembra deragliare dai suoi binari.
In tempi di incertezza sostenere la transizione sostenibile resta la via maestra, su questo l’Europa degli Stati e delle istituzioni comunitaria marcia compatta. Ma smarcarsi dal fornitore energetico russo e far fronte al rincaro delle bollette per famiglie e imprese implica scelte contraddittorie. Frans Timmermans, che del Green Deal è responsabile, ha aperto al prolungamento del ricorso al carbone, fonte tra le più inquinanti e ad elevata emissione di Co2. Una mossa che rischia di assestare un duro colpo a tutta la strategia sottesa al Just Transition Mechanism, il programma comunitario lanciato allo scopo di riconvertire poli produttivi oggi altamente inquinanti e ad elevata intensità di carbonio in sistemi a impatto climatico neutro.
Per l’Italia le risorse messe a disposizione dallo speciale programma ammontano a 936 milioni di euro, per rendere ‘verdi’ il polo industriale di Taranto (ex Ilva) e le zone carbonifere del Sulcis-Iglesiente, in Sardegna. Su questo particolare programma l’agenda Ue sembra in realtà già essere saltata. Causa pandemia i piani nazionali per attuare la ‘transizione giusta’ sono stati messi da parte, e ancora non sono stati presentati, lamentano a Bruxelles. Ora che si doveva accelerare con la stesura dei piani, la rinnovata attenzione per il carbone, dettata da oggettive necessità di un mutato e deteriorato quadro, rischia di produrre nuovi ritardi e ripensamenti.
Altro ambito completamente stravolto quello del mercato unico, il suo funzionamento, e il ruolo giocato dai governi nel sostegno alle imprese. La Commissione europea, sulla scia della pandemia, aveva concesso un ammorbidimento delle regole sugli aiuti di Stato. È stato permesso l’intervento pubblico a sostegno dei privati, in deroga alle norme che vietano espressamente certi tipi di sostegno in nome della concorrenza e del libero mercato. Come per le regole di bilancio, anche qui l’idea era di tornare ad applicare le norme in materia di concorrenza alla fine dell’epidemia. Ma poi si è aggiunta la guerra in Ucraina, con, tra le altre cose, lo scoppio dei prezzi dell’energia. Un evento che ha indotto a considerare nuove, ulteriori agevolazioni. Le norme in materia di mercato, già saltate, continuano a saltare. Per gli operatori del settore probabilmente un bene, per altri probabilmente non necessariamente.
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