Il controverso commercio di pinne di squalo di Hong Kong potrebbe avere i giorni contati se gli ambientalisti riuscissero a ottenere regolamenti più severi durante la conferenza internazionale sulla fauna selvatica, che è in corso a Panama. Hong Kong è uno dei più grandi mercati al mondo per le pinne di squalo, considerate da molte comunità cinesi una prelibatezza. Nonostante anni di attivismo da parte degli animalisti abbiano ridotto il consumo di pinne, la città resta il fulcro per il commercio, legale e illegale, di questo prodotto. Commercio regolamentato sulla base di un trattato internazionale sulle specie in via di estinzione. Alcuni tipi di pinne devono essere accompagnate da permessi di esportazione che dimostrino che gli squali sono stati catturati “in modo sostenibile”.
A Panama lunedì si è aperta la 19esima Conferenza del CITES, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, che si chiuderà il 25 novembre. Sono 183 i Paesi – più l’Unione europea – seduti ai tavoli di discussione e all’ordine del giorno c’è l’estensione della protezione internazionale a due altre grandi famiglie di squali, tra cui la verdesca.
Secondo i ricercatori, queste misure, se finalmente adottate, proteggeranno la maggior parte degli squali e aumenteranno la pressione sulle autorità di Hong Kong, che stanno già combattendo contro l’aumento del contrabbando di pinne.
Nel 2021 Hong Kong ha sequestrato 27,5 tonnellate di pinne di squalo di specie protette. Nel 2019, questa cifra era di sole 6,5 tonnellate. Gli oceanologi stimano che ogni anno vengano uccisi più di 100 milioni di squali, rendendo sempre più concreto il rischio di estinzione per questi predatori vitali per gli ecosistemi oceanici. Gli squali vengono solitamente gettati in mare dopo l’amputazione delle pinne e poi muoiono lentamente.
Ci sono, però, evidenze che qualcosa sta lentamente cambiando. Nel 2009, il 73% degli abitanti di Hong Kong ha dichiarato di aver mangiato pinne di squalo nell’ultimo anno. Un decennio dopo, questa percentuale è scesa al 33%. Ma sulla “strada del pesce essiccato” della città, dove i negozi espongono le pinne di squalo nelle loro vetrine come preziosi trofei, gli affari continuano. I clienti spendono in media 2.500 dollari di Hong Kong (310 euro) per circa 600 grammi di pinne.
Il vero problema è quello del controllo. Una volta che una pinna di squalo è stata scuoiata e lavorata, l’unico modo affidabile per verificare se si tratti di una specie in via di estinzione è attraverso l’analisi del Dna. Uno studio recente, condotto nel 2020-2021 dall’organizzazione Shark Guardian a Taiwan, ha rilevato che la metà dei commercianti di pinne di squalo vendeva prodotti di specie regolamentate.
La verdesca, che i commercianti di pinne sostengono non sia in pericolo, è la specie le cui pinne finiscono più spesso sui banchi dei pescivendoli. Ciò potrebbe cambiare se la CITES adottasse una proposta sostenuta da più di 40 paesi e volta a proteggere l’intera famiglia dei Carcharhinidae, di cui fanno parte.
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