Sia in tv sia al cinema, la fiction ha dimostrato il suo potere di cambiare e indirizzare il comune sentire in molti ambiti. Relativamente poco, però, se si parla di cambiamento climatico. Su un totale di 37.453 sceneggiature cinematografiche e televisive analizzate dai ricercatori della University of Southern California (Usc), infatti, solo 1.046 (ovvero il 2,8%) includevano parole legate al clima e solo lo 0,6% menzionava specificamente il “cambiamento climatico”.
“La stragrande maggioranza dei film e degli spettacoli che guardiamo sono ambientati in una realtà parallela in cui il cambiamento climatico non esiste, il che lascia l’illusione agli spettatori”, spiega Anna Jane Joyner, fondatrice di Good Energy, specializzata nella consulenza agli sceneggiatori sul tema del clima. Tuttavia, la narrativa è stata una leva potente per rompere i tabù e cambiare la mentalità, ad esempio sulle questioni dell’omosessualità e della parità di genere. “Gli autori che si preoccupano del cambiamento climatico possono pensare che il pubblico non sia sensibile a questo fenomeno, ma non è così”, aggiunge Erica Rosenthal, della University of Southern California. Nella sua ricerca Rosenthal ha studiato come gli spettatori formino relazioni “para-sociali” con i personaggi dello schermo che li rendono consapevoli di nuove idee e possono portarli a cambiare idee e comportamenti, ad esempio in materia di immigrazione o controllo delle armi. “Molte persone sono profondamente preoccupate per il cambiamento climatico, ma ne parlano appena”, aggiunge Anna Jane Joyner. “Anche se viene menzionato solo di sfuggita in un programma che ci piace, in modo inconscio, convalida il fatto che questa preoccupazione è normale”, un prerequisito fondamentale per arrivare all’azione.
Ma attenzione, a volte le buone intenzioni possono essere controproducenti. Le insidie principali sono due: la visione apocalittica, che può risultare demotivante, e i personaggi bigotti, che assillano gli altri a rinunciare alla loro auto di grossa cilindrata o alle cannucce di plastica. “A nessuno piace essere rimproverato”, osserva Joyner. Le azioni semplici possono essere più utili: per esempio vedere persone che esprimono preoccupazione per il clima, che prendono i trasporti pubblici o che non sprecano cibo. “Vediamo molte storie di eventi meteorologici estremi, ma raramente vengono collegati al cambiamento climatico, mentre sarebbe abbastanza facile farlo”, aggiunge Rosenthal.
Pochi film su questo tema hanno lasciato il segno, tranne forse il kolossal di Roland Emmerich ‘The Day After Tomorrow’, uscito quasi 20 anni fa. Nel 2021, il Festival di Cannes ha dedicato una sezione della sua selezione ai film sull’ecologia, ma l’esperienza non si è ripetuta.
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