Alzi la mano chi conosce i Giahs della Fao. Eppure i ‘Globally Important Agricultural Heritage Systems’ stabiliti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura svolgono un ruolo fondamentale nel riconoscere, preservare e promuovere i sistemi agricoli tradizionali che hanno un valore eccezionale per lo sviluppo sostenibile. Gli Stati e le regioni della Ue sono impegnati attivamente nel portare avanti questi progetti per contribuire a un futuro sostenibile, in cui l’agricoltura prospera in armonia con l’ambiente e le tradizioni culturali sono curate e celebrate. Due sono i siti Giahs riconosciuti in Italia: gli uliveti delle pendici tra Assisi e Spoleto in Umbria e i vigneti tradizionali del vino Soave in Veneto. E queste due ‘oasi’ saranno celebrate domani a Bruxelles, durante un evento organizzato dalla stessa Fao insieme al Comitato europeo delle regioni, insieme a tre siti spagnoli. A rappresentare il Giahs del Soave ci sarà Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto.
Presidente, Soave è stato anche premiato come borgo più bello d’Italia. Può un piccolo centro mostrare la via giusta per uno sviluppo sostenibile anche alle città? C’è una ricetta?
“Pensare globalmente, agire localmente: la grande maggioranza delle città, dei territori e delle Regioni chiede azioni decisive per proteggere le popolazioni e il loro ambiente. Tutti devono essere pronti a svolgere il proprio ruolo nel contrastare a breve termine gli effetti immediati del cambiamento climatico e ad agire nel medio e lungo termine per uno sviluppo eco-sostenibile; le città e i territori devono essere protagonisti delle azioni e delle politiche intraprese e pianificate a livello globale, con il sostegno della società civile”.
Qual è il vostro ruolo?
“Il ruolo delle autorità locali è fondamentale poiché è il livello di governo più vicino alla popolazione, con un notevole potere decisionale e di spesa. Non dimentichiamo che oggi le città generano l’80% della ricchezza mondiale e rappresentano luoghi in cui vive più della metà della popolazione mondiale, un numero destinato a raggiungere il 70% entro il 2050. Le città sono responsabili attualmente del consumo di due terzi dell’energia mondiale e del 70% delle emissioni annuali globali. È evidente che se vogliamo avere un impatto concreto sulla sfida climatica nella transizione verso un’economia verde, dobbiamo partire dalle città e dalle macroaree urbanizzate poiché è lì che si gioca e bisogna vincere la sfida”.
Questa transizione su che basi deve poggiare, oltre che su un inevitabile maggior utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili?
R. “Bisogna basare la transizione sul risparmio e sull’implementazione di un’economia circolare: La generazione di ricchezza può derivare non solo dalla limitazione degli sprechi energetici, ma anche da un’economia circolare che promuova il riuso, il riciclo, il risparmio respingendo il dumping sociale e ambientale e utilizza i servizi ecosistemici, in particolare per la sicurezza alimentare. Per questo sono necessarie scelte chiare e decise nonché politiche internazionali a sostegno dell’economia circolare e dell’economia sociale, promuovendo nuove forme di sviluppo e occupazione. Contemporaneamente bisogna promuovere azioni trasversali coordinate e integrate a livello internazionale, europeo e locale che coinvolgano il settore pubblico e privato, i decisori politici e i cittadini a livello locale e territoriale”.
C’è un esempio concreto di azione trasversale per migliorare la sostenibilità dei cittadini?
“Guardi, servono misure ambientali per sviluppare azioni concrete come vediamo ad esempio con la progettazione e la promozione del progetto Città inclusive per famiglie sostenibili, un’alleanza mondiale istituita dalla dichiarazione di Venezia e promossa dalla Federazione Internazionale per lo Sviluppo della Famiglia, la rete Elisan e la regione Veneto”.
In luoghi paradisiaci come Soave, dove tra l’altro soggiornò Dante Alighieri, non c’è il rischio però che un eccesso di turismo interferisca con l’ecosistema?
“Occorre rafforzare la promozione di un turismo e di una crescita sostenibili, di viaggi e spostamenti consapevoli, lenti e dolci per limitare il loro impatto sull’ambiente, con iniziative di itinerari culturali, enogastronomici come, per citare un esempio concreto e avanzato nella sua concezione, la ‘Via Querenissima’, che rafforzano l’identità e la collaborazione europea”.
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