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Sisma, quasi 22mila vittime in Turchia e Siria. Italia dichiara stato emergenza estero

Sono quasi 22mila i morti. E’ il tragico bilancio, destinato probabilmente a salire ancora, del terremoto che ha colpito il sud-est della Turchia e il nord della Siria all’inizio di questa settimana. Secondo gli ultimi rapporti ufficiali, le vittime sono 21.719, di cui 18.342 in Turchia e 3.377 in Siria. L’Oms stima che 23 milioni di persone siano “potenzialmente esposte, compresi circa cinque milioni di persone vulnerabili” e teme una grave crisi sanitaria che causerebbe danni ancora maggiori del terremoto. Le organizzazioni umanitarie sono particolarmente preoccupate per la diffusione dell’epidemia di colera, ricomparsa in Siria.

Intanto, un primo convoglio di aiuti è entrato nelle aree controllate dai ribelli nel nord-ovest della Siria giovedì, a quattro giorni dal disastro. Un corrispondente dell’AFP ha visto sei camion, contenenti materiale per tende e forniture per la pulizia, entrare in territorio siriano dalla Turchia attraverso il valico di frontiera di Bab al-Hawa. Mazen Allouch, un funzionario del valico di frontiera, ha detto che gli aiuti erano attesi già prima che il terremoto di magnitudo 7,8, seguito da oltre 100 scosse, devastasse la Siria e la Turchia lunedì. “Seguiranno, a Dio piacendo, come ci è stato promesso, convogli più grandi per aiutare il nostro popolo colpito“, ha aggiunto. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha spiegato in un comunicato che il convoglio, composto da sei camion che trasportano coperte, materassi, tende, forniture di soccorso e lampade solari, dovrebbe coprire i bisogni di almeno 5.000 persone.

Il sisma ha ucciso almeno 19.863 persone, secondo le ultime cifre ufficiali, di cui 16.546 in Turchia e 3.317 in Siria. E per l’Organizzazione Mondiale della Sanità ventitré milioni di persone sono “potenzialmente a rischio, compresi circa cinque milioni di persone vulnerabili“. Si teme una grave crisi sanitaria che causerebbe danni ancora maggiori del terremoto. Le organizzazioni umanitarie sono particolarmente preoccupate per la diffusione dell’epidemia di colera, che è riemersa in Siria.

IN ITALIA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA ESTERO. Il governo italiano ha approvato la proposta del ministro per la Protezione civile Nello Musumeci di dichiarare lo stato di emergenza per interventi all’estero “in ragione dell’eccezionale Sisma che ha colpito la Turchia e la Siria, che si manifesta come il più tragico evento di questo tipo a livello mondiale negli ultimi decenni, per le migliaia di vittime che ha causato, per l’alto numero feriti, dispersi e sfollati, oltre che per il numero di edifici pubblici e privati distrutti. La solidarietà attiva con il popolo turco e con quello siriano é per noi un imperativo categorico”, dichiara il ministro. Nell’ambito del comune Meccanismo di Protezione civile dell’Unione Europea, aggiunge Musumeci “il governo può così fare il massimo per inviare squadre di soccorso, personale e materiale sanitario, in Turchia e, dopo la richiesta di quel governo, anche in Siria. Lo stato di emergenza avrà validità per sei mesi ed abbiamo messo a disposizione la somma di 11 milioni di euro che comprende, al netto di quanto potrà essere eventualmente rimborsato dall’Unione europea, i costi che verranno sostenuti per il trasporto, l’impiego di materiali e attrezzature e gli oneri relativi al personale impegnato nelle suddette operazioni”.

GLI AIUTI INTERNAZIONALI. Riuniti in un vertice a Bruxelles, i leader dell’Unione Europea – che sta organizzando una conferenza dei donatori per la Turchia e la Siria all’inizio di marzo – hanno osservato un momento di silenzio per le vittime del terremoto. Gli stessi hanno inviato una lettera a Erdogan esprimendo la loro “solidarietà” con il popolo turco e offrendo di aumentare gli aiuti alla Turchia. L’Ue ha inviato i primi soccorsi alla Turchia poche ore dopo il terremoto di lunedì. Ma inizialmente ha offerto solo un’assistenza minima alla Siria attraverso i programmi umanitari esistenti, a causa delle sanzioni internazionali in vigore dall’inizio della guerra civile nel 2011. Mercoledì, però, Damasco ha richiesto formalmente l’assistenza dell’Ue e la Commissione ha pregato gli Stati membri di rispondere favorevolmente alla richiesta. Il commissario europeo Janez Lenarčič, coordinatore dell’assistenza dell’Ue, si è recato giovedì a Gaziantep, nel sud-est della Turchia, dove avrebbe dovuto incontrare funzionari turchi ma anche organizzazioni umanitarie attive nel nord-ovest della Siria.

I DANNI ECONOMICI. Le perdite economiche legate al terremoto dovrebbero “superare i 2 miliardi di dollari” e “potrebbero raggiungere i 4 miliardi di dollari o più“, ha rilevato l’agenzia di rating Fitch spiegando che oltre a quella che è “soprattutto una tragedia umana“, i due Paesi dovranno affrontare anche “perdite economiche difficili da stimare, perché la situazione sta cambiando“. Si prevede dunque “che supereranno i 2 miliardi di dollari e potrebbero raggiungere i 4 miliardi di dollari o più“. Tuttavia, gli importi “assicurati sono molto inferiori“, “a causa della scarsa copertura assicurativa nelle regioni colpite“, spiega Fitch. Secondo l’agenzia di rating, potrebbero raggiungere “forse il miliardo di dollari“, una cifra “non molto elevata nel contesto del mercato globale della riassicurazione“.

LA SITUAZIONE SIRIANA. Il terremoto sta complicando il flusso di aiuti alle aree ribelli, rendendo difficile raggiungere Bab al-Hawa, l’unico punto di passaggio attualmente garantito dalle Nazioni Unite. L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Geir Pedersen, ha chiesto a Ginevra di “non politicizzare” gli aiuti al Paese, aggiungendo di aver sollevato la questione con i rappresentanti degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. La Francia ha annunciato che fornirà 12 milioni di euro in aiuti di emergenza alla popolazione siriana. Da parte sua, la Turchia ha annunciato che sta lavorando per aprire altri due valichi di frontiera con la Siria per consentire la consegna degli aiuti. “Per motivi umanitari, puntiamo anche ad aprire i valichi di frontiera con le aree sotto il controllo del governo di Damasco“, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

ULTIME ORE PER CERCARE I SOPRAVVISSUTI. Migliaia di case sono distrutte su entrambi i lati del confine e i soccorritori continuano a cercare i sopravvissuti tra le macerie, anche se la prima finestra cruciale di 72 ore per trovare i sopravvissuti si è chiusa, con la situazione aggravata dal freddo pungente. Ad Adiyaman, il terremoto ha intrappolato nell’hotel crollato degli adolescenti e i loro compagni, che erano arrivati dalla Repubblica Turca di Cipro del Nord per giocare un torneo di pallavolo. Secondo Nazim Cavusoglu, ministro dell’Istruzione turco-cipriota che si è recato sul posto, un insegnante e tre genitori sono stati estratti vivi mercoledì sera. “Trentatré persone sono ancora intrappolate“, ha detto all’AFP. Il freddo sta rendendo la vita un inferno per i sopravvissuti. Nella città turca di Gaziantep (sud), le temperature sono scese a -5°C nelle prime ore di giovedì.

Chiara Troiano

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