A picture shows cultivated fields near the Acerra Waste to Energy power plant in the agricultural area called the land of fires "Terra dei Fuochi", in Acerra near Naples on January 28, 2025. The European Court of Human Rights will rule on January 30, 2025 on the responsibility of the Italian state in the deaths caused by environmental pollution in the "land of fires", a large area located in southern Italy, in relation with the illegal burying and incineration of toxic waste, which has led to an upsurge in cancer among the population. Nicknamed the land of fires because of the many illegal sites where industrial waste, often imported from the north of the peninsula, was burnt in the open air, this region halfway between Naples and Caserta has been suffering from endemic pollution for decades, contaminating the soil, water and air. (Photo by Andreas SOLARO / AFP)
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Sulla Terra dei fuochi in Campania “è ormai una decina di anni che sono state messe in campo una pluralità di azioni che hanno cercato di raggiungere gli obiettivi di risanamento ambientale e di tutela della salute dei cittadini”. Si tratta di azioni che “hanno visto il coinvolgimento sinergico di tutti i livelli istituzionali” per cercare di “portare sollievo a una terra martoriata”. Tuttavia, “obiettivamente, ciò che è stato fatto non è sufficiente”. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, in audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ammette che in relazione all’emergenza della Terra dei fuochi non è stato fatto abbastanza: “E’ evidente che occorre dare un ulteriore slancio alle azioni di risanamento con maggiore rapidità, come ci ricorda anche la sentenza della Corte europea“.
Quindi annuncia che il governo ha “in corso di valutazione con l’Avvocatura dello Stato la proponibilità di un ricorso alla Grande Camera” contro la sentenza emessa proprio dalla Cedu per le responsabilità dell’esecutivo nella gestione dell’emergenza Terra dei Fuochi e che aveva condannato l’Italia ad adottare, entro due anni dalla data in cui la sentenza diventerà definitiva, misure generali per affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento.
Il ministro sottolinea come la Corte europea abbia infatti rimarcato “la mancanza di organicità nell’azione delle autorità preposte, la lentezza e la parzialità di alcuni interventi”, elementi “che lasciano supporre che le autorità italiane non abbiano agito con la diligenza richiesta dalla gravità della situazione e non abbiano dimostrato di aver fatto tutto ciò che poteva essere richiesto per proteggere le vite dei ricorrenti”. Accuse che però ora il governo vuole impugnare.
Nel frattempo il ministero presieduto da Pichetto Fratin vuole arrivare “rapidamente a una positiva conclusione della perimetrazione” del Sito di interesse nazionale (Sin) dell’Area vasta di Giugliano nel napoletano, “per dare un segnale immediato al territorio e anche alle richieste della stessa Corte europea”. Sulla vicenda, secondo il ministro, esiste ancora un problema culturale: “È impressionante che ci siano ancora i fuochi, qui c’è una questione di sensibilizzazione della popolazione nel denunciare e delle autorità nell’intervenire in modo deciso contro queste azioni criminali”.
Fa ben sperare tuttavia il bilancio delle iscrizioni al RenTRi, il Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti a cui si sono registrate già 150mila imprese. “Il dato atteso era 70mila, mentre a fine 2025 è 500mila – spiega Pichetto Fratin – quindi ora siamo al 30% del totale. E’ un passo rilevante almeno sotto l’aspetto della prevenzione“. Rimane un punto interrogativo invece la questione di un commissario ad hoc. “Non so se ci sono le condizioni per un commissario – conclude il ministro – la valutazione non spetta a me e non ho questi poteri. E’ un tema che porterò al tavolo di Palazzo Chigi”.
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