(COMBO) This combination of pictures created on March 18, 2025 shows, L-R, Russian President Vladimir Putin in Moscow on March 18, 2025 and US President Donald Trump in the Oval Office of the White House on March 13, 2025, and Ukraine's President Volodymyr Zelensky in the Oval Office of the White House in Washington, DC, February 28, 2025. Trump and Putin agreed on March 18, 2025, on a halt in Russian attacks against Ukrainian energy targets -- but fell far short of securing a full ceasefire in a highly anticipated phone call. The US and Russian leaders spoke for more than an hour and a half and both expressed hopes for repairing relations between the countries. (Photo by various sources / AFP)
La delegazione inviata da Mosca in Turchia per i colloqui di pace “è pura facciata”. Zelensky? “E’ un clown, un fallito”. Sono cominciati con una serie di insulti reciproci i due giorni caldi di Istanbul, dove si gioca la partita dei negoziati tra la Russia e l’Ucraina, per tentare di porre fine alla guerra iniziata nel 2022.
Assente – come previsto – il presidente russo, Vladimir Putin. Al suo posto, il leader del Cremlino ha inviato una delegazione guidata da uno dei suoi consiglieri, Vladimir Medinski, che aveva già partecipato ai colloqui (poi falliti) del 2022 e ha assicurato di essere pronto a fare “compromessi” con la controparte.
Ecco perché, ha attaccato Zelensky da Ankara – dove ha incontrato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan – la Russia “non sta prendendo sul serio i negoziati”, ma “sono ancora pronto a colloqui diretti” con lo ‘zar’. Questa ipotesi in mattinata era stata definita “patetica” dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. Intanto, però, il leader ucraino ha scelto di non presentarsi a Istanbul e ha preferito inviare una delegazione guidata dal ministro della Difesa, Roustem Oumerov, con il preciso mandato di discutere una tregua con Mosca per arrivare a un cessate il fuoco.
I colloqui sono i primi da quelli quelli avviati a marzo 2022, poco dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ma, viste le premesse, è difficile ipotizzare cosa accadrà in Turchia. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, impegnato in un viaggio nel Golfo, ha provato a mettere un punto o, almeno, una virgola. “Non succederà nulla finché io e Putin non ci incontreremo”, ha detto a bordo dell’Air Force One, lasciando intendere che potrebbe recarsi venerdì in Turchia se ci saranno progressi nelle discussioni. Il suo Segretario di Stato, Marco Rubio, atteso in Turchia venerdì, ha insistito sul fatto che il presidente americano è “aperto” a “qualsiasi meccanismo” che possa portare alla pace. Le carte, insomma, sono tutte sul tavolo e nemmeno troppo in ordine.
Da parte sua, il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan ha affermato di avere “ragioni sufficienti per sperare” nel successo dei colloqui. Tuttavia, ucraini e russi continuano a presentare richieste difficili da conciliare, in un momento in cui Mosca, il cui esercito ha rivendicato giovedì la conquista di due nuove località nella regione orientale di Donetsk, occupa ancora quasi il 20% del territorio ucraino.
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