KEIR STARMER PRIMO MINISTRO INGLESE, VOLODYMYR ZELENSKY PRESIDENTE UCRAINA, EMMANUEL MACRON PRESIDENTE FRANCIA
E’ prevista oggi la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin con l’obiettivo di “porre fine allo spargimento di sangue” in Ucraina, secondo le parole del presidente degli Stati Uniti, dopo gli infruttuosi colloqui tra Kiev e Mosca. I primi colloqui di pace tra ucraini e russi dal 2022, svoltisi venerdì in Turchia, non sono riusciti a ottenere il cessate il fuoco richiesto dall’Ucraina e dai suoi alleati, mentre continuavano gli attacchi mortali sul terreno. Dopo il deludente incontro, Donald Trump ha dichiarato che parlerà al telefono con il presidente russo lunedì. Obiettivo: “porre fine al bagno di sangue”, ha annunciato sulla sua piattaforma Truth Social. Nel suo messaggio di sabato, ha affermato di sperare che fosse “una giornata produttiva”, “che si verificasse un cessate il fuoco” e “che questa guerra molto violenta, una guerra che non sarebbe mai dovuta scoppiare, giungesse al termine”.
Ieri a Roma, il vicepresidente statunitense J.D. Vance ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per prepararsi a questa telefonata. Secondo un alto funzionario ucraino, i due leader hanno discusso “della situazione in prima linea, dei preparativi per il colloquio di lunedì (tra Trump e Putin), della possibilità di sanzioni contro la Russia in assenza di risultati e di un cessate il fuoco”. “I leader hanno discusso del loro obiettivo comune di porre fine allo spargimento di sangue in Ucraina e hanno fornito ulteriori informazioni sullo stato attuale dei negoziati per un cessate il fuoco e una pace duratura”, ha affermato la Casa Bianca. L’incontro è stato il primo tra i due uomini dopo il loro alterco filmato nello Studio Ovale a fine febbraio, che ha segnato un cambiamento nel tono della Casa Bianca nei confronti dell’Ucraina.
Ieri, i leader di Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia, hanno parlato telefonicamente con il presidente degli Stati Uniti domenica, come ha affermato Downing Street. “Hanno discusso della situazione in Ucraina e del costo catastrofico della guerra per entrambe le parti“, ha affermato un portavoce dell’ufficio di Keir Starmer. “Tocca al presidente Putin dimostrare domani di volere davvero la pace e accettare il cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni proposto dal presidente Trump, sostenuto dall’Ucraina e dall’Europa“, ha scritto il presidente francese Emmanuel Macron su X. dal canto suo la premier Giorgia Meloni ha innanzitutto “ribadito il sostegno dell’Italia, insieme ai partner europei e occidentali, agli sforzi del Presidente Trump per una pace giusta e duratura in Ucraina, sottolineando l’importanza di un cessate il fuoco immediato e incondizionato“, come si legge in una nota di Palazzo Chigi. La premier ha infine espresso “apprezzamento” per la disponibilità dimostrata ancora una volta da parte Ucraina a favore del dialogo e ha reiterato l’auspicio che “Mosca si impegni seriamente attraverso contatti diretti tra Leader in un negoziato che conduca alla pace.”
La prossima settimana sarà “cruciale”, ha affermato da Roma la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. “Il presidente è determinato a ottenere risultati” sull’Ucraina, ha affermato l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, prima di avvertire: “Se non ci riesce lui, allora non ci riuscirà nessuno”. “La pressione sulla Russia deve continuare finché non sarà pronta a porre fine alla guerra”, ha insistito Zelensky sui social media. Da parte sua, Vladimir Putin ha insistito domenica di voler “eliminare le cause” del conflitto e “garantire la sicurezza dello Stato russo”.
Putin e Trump si sono parlati telefonicamente il 18 marzo, concordando un cessate il fuoco di 30 giorni sulle infrastrutture energetiche, di cui Kiev e Mosca si sono accusate a vicenda di averlo violato. Il Cremlino mantiene le sue richieste massimaliste: che l’Ucraina rinunci ad aderire alla NATO, rinunci a quattro delle sue regioni parzialmente controllate dalla Russia, oltre alla Crimea, annessa nel 2014, e che cessino le forniture di armi dall’Occidente. L’Ucraina respinge fermamente queste richieste e chiede il ritiro dell’esercito russo, che occupa ancora quasi il 20% del suo territorio. Per prevenire un’altra invasione russa in futuro, Kiev afferma inoltre di esigere forti “garanzie di sicurezza”.
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