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Ecco i Pums per esigenze di mobilità sostenibile e pianificazione urbana

La mobilità di domani passa dalla pianificazione integrata, dal dialogo tra infrastrutture e da un approccio fortemente orientato verso la sostenibilità, in cui all’utilizzo dell’automobile si preferisce la bicicletta o il trasporto pubblico. In questa direzione si inseriscono i Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (Pums), documenti strategici finalizzati a migliorare gli spostamenti di persone e di merci. Per capire meglio di che cosa si tratta GEA ha intervistato Matteo Colleoni, professore ordinario all’università di Milano-Bicocca, dove svolge anche l’incarico di mobility manager universitario, presidente del tavolo tecnico del Mims per i Mobility Manager d’area e delegato rettorale presso la Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile (RUS).
Si tratta di un piano di grande importanza – racconta Colleoni – che fa dialogare le esigenze di mobilità con la pianificazione degli insediamenti umani. Il suo tratto distintivo consiste, appunto, nell’integrare il coordinamento delle attività edilizie con gli interventi infrastrutturali e gli esercizi di trasporto pubblico e privato, evitando di ripetere gli errori del passato, quando chi pianificava a livello urbano non predisponeva parallelamente un servizio di trasporti adeguato”.
Mettere in atto un Pums, che prevede anche il coinvolgimento attivo dei cittadini, porta con sé numerosi benefici: dal miglioramento della qualità di vita e dell’attrattività dell’ambiente urbano all’incremento dell’accessibilità e alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico. Questa tipologia di piani urbani è presente anche all’estero, dove si parla, ad esempio, di Sustainable Urban Mobility Plans (SUMPs). L’attuazione di questi documenti dimostra un’attenzione crescente delle altre città europee verso questi temi, permette di effettuare una comparazione tra le politiche proposte in altri contesti e di mettere a confronto i risultati per valutare gli interventi più efficaci da applicare.

Ma come si concretizza una transizione verso una mobilità più sostenibile? “Per attuare questo cambiamento importante – continua Colleoni – è necessario migliorare tutti i segmenti, quello pubblico e quello privato, favorendone l’integrazione. L’obiettivo sarebbe dunque quello di fare dialogare i diversi sistemi di mobilità (stradale, ferrato, aereo, marittimo) e renderli più equilibrati. Oggi, invece, siamo di fronte ad un forte sbilanciamento sul versante stradale, che riguarda la totalità dei flussi (il 90%), mentre le altre quote sono molto più contenute”.
Nelle nostre città c’è ancora molta timidezza – racconta Colleoni – e molti assessori non riescono a mettere in pratica azioni di forte riequilibrio modale delle infrastrutture e dei servizi. Nonostante questo, non mancano alcune testimonianze virtuose. Milano ne è un esempio: vanta un ottimo reparto modale, vede un utilizzo molto alto del trasporto pubblico e limitato di quello privato. Buoni risultati arrivano anche dall’Emilia-Romagna, con alti tassi di mobilità attiva soprattutto nelle città medio-grandi. Interessante anche il caso di Brescia, la cui metropolitana è stata recentemente rinnovata, o di Bari, in cui l’utilizzo di mezzi pubblici è aumentato notevolmente. In molti casi i Pums sono stati avviati recentemente ed è ancora presto per valutarne i risultati”.

A ridurre l’impatto ambientale di una delle tipologie di spostamento che più incidono nella quotidianità, quella casa – lavoro, potrebbe contribuire l’apporto del mobility manager, una figura obbligatoria per tutte quelle aziende o gli enti pubblici che hanno più di 100 dipendenti e si trovano in un capoluogo di regione, in una città metropolitana, un capoluogo di provincia o un comune con più di 50mila abitanti. Per favorire una svolta green degli spostamenti servirebbe un maggiore impegno per aumentare l’autonomia di queste figure, chiamate ad accompagnare le persone nella loro mobilità, che deve essere il più sostenibile possibile per l’ambiente.
Qualsiasi azione pubblica – conclude Colleoni – ha delle conseguenze su di noi e sugli altri anche in termini di equità sociale e benessere ambientale. Vivere in un modo più sostenibile significa fare un uso intelligente delle risorse che abbiamo a disposizione, migliorando la vita di tutti, compresi noi stessi”.

Valentina Innocente

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