Le materie prime ci sono, quello che manca è la volontà politica di avanzare. Le auto elettriche possono essere realizzate, e possono diventare una realtà importante del mercato e della vita di tutti i giorni da subito, alla fine del 2023. Transport & Environment (T&E), l’ombrello europeo di organizzazioni non governative impegnate per la sostenibilità del settore trasporti, produce uno studio che mette insieme diverse analisi prodotte sullo stesso tema, e ciò che emerge è che “ci sono abbastanza litio e nichel disponibili per produrre 14 milioni di auto elettriche a livello globale nel 2023 anche senza forniture russe”, ossia il 55% in più rispetto alle attuali proiezioni del mercato. Perché non c’è solo la federazione russa ad avere ciò di cui l’Ue ha bisogno per rispondere agli obiettivi di Green Deal e transizione verde in termini di mobilità sostenibile.
Le Ong di T&E riservano un capitolo specifico alla disponibilità di litio e nichel. Nel 2022, una volta rimossi i volumi necessari per lo stoccaggio fisso, l’elettronica, gli autobus e altre applicazioni elettroniche, a livello mondiale risulteranno disponibili circa 380mila tonnellate di nichel raffinato per batterie, (utilizzato nei prodotti chimici delle batterie agli ioni di litio ricchi di nichel per i veicoli elettrici), che salgono a 390mila tonnellate nel 2023 e 400mila tonnellate nel 2025. Previste poi circa 326 mila tonnellate di idrossido di litio raffinato (utilizzato nelle batterie agli ioni di litio), che salgono a 500mila tonnellate nel 2023 e 685mila tonnellate nel 2025. Stimate poi circa 100mila tonnellate di carbonato di litio raffinato (utilizzato nei prodotti chimici delle batterie agli ioni di litio senza nichel/cobalto per i veicoli elettrici), che salgono a 260mila tonnellate nel 2023 e oltre 380mila tonnellate nel 2025.
In sostanza “esiste una quantità sufficiente di materiali per batterie e capacità di produzione delle celle della batteria non solo per soddisfare il mercato previsto fino al 2025, ma anche per aumentare la fornitura di batterie per veicoli elettrici a livello globale di almeno il 50% nei prossimi anni rispetto alle previsioni”. Per avere un’idea, “anche senza il nichel aggiuntivo, il passaggio ai fosfati di ferro e litio consente di aumentare la fornitura di auto elettriche a batteria di 4-5 milioni già nel 2023-2024”. Eppure l’Unione europea appare incapace di cogliere questa opportunità. “In base agli attuali obiettivi di CO2 delle auto, tra il 2025 e il 2029 saranno vendute circa il 20-25% di auto plug-in, molto meno di quanto si possa basare sulle dinamiche di mercato e sui piani di veicoli elettrici delle case automobilistiche”, rileva lo studio che solleva dubbi circa la capacità dei leader di essere tali.
“Nonostante ciò che si dice, non c’è carenza di litio o nichel nella crosta terrestre. È solo la mancanza di volontà politica che rende l’Europa vulnerabile alle pressioni dell’offerta”, critica Julia Poliscanova, direttore senior di T&E. “La guerra in Ucraina ha dimostrato che dobbiamo svincolarci dal petrolio e, il modo migliore per farlo è passare all’elettrico”. Per una questione di disponibilità, e per una questione geopolitica. A differenza del petrolio, il nichel e il litio, metalli “cruciali” per la produzione di batterie per veicoli elettrici, “vengono estratti in modo schiacciante nei paesi democratici”, con cui si può dialogare, trovare intese, e che non usano energia o risorse come arma di ricatto, sottolinea continua l’ombrello delle Ong. “Per le imprese dell’Ue, mercati globali vivaci e competitivi e la cooperazione con altri mercati democratici come gli Stati Uniti o il Giappone garantiranno condizioni di parità e un’offerta sufficientemente responsabile”. Ma bisognerà essere attivi ed efficaci. In tutto questo, avverte Transport & Environment, “la domanda è: quanto di questa fornitura globale, data la rigidità del mercato e la crescente domanda di auto elettriche, sarà disponibile per il mercato europeo?”. L’Ue dovrà fornirsi e rifornirsi la risposta.
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