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Distrazione, stanchezza, eccesso di velocità, uso dello smartphone alla guida: tra le nuove generazioni la sicurezza stradale continua a essere un tema critico. Ma c’è una buona notizia. Infatti, un certo tipo di educazione stradale – quella fatta di incontri con esperti, vittime di incidenti stradali e loro familiari – può incidere positivamente sia nel breve che nel lungo termine. Sono proprio i diretti interessati a parlarne apertamente: 2.100 ragazze e ragazzi – di età compresa tra i 16 e i 24 anni – che hanno partecipato all’Osservatorio ‘Non chiudere gli occhi’, realizzato da Skuola.net in collaborazione con Autostrade per l’Italia, nell’ambito dell’omonimo progetto di sensibilizzazione rivolto direttamente a studenti e scuole, ovvero laddove l’educazione stradale rappresenta uno dei temi centrali delle ore di Educazione civica, soprattutto con le nuove linee guida introdotte lo scorso anno.
Non a caso, il 41% di chi ha partecipato a momenti formativi di quel tipo afferma di aver cambiato in modo significativo e duraturo il proprio comportamento, sia nelle vesti di conducente sia come passeggero o pedone. E un ulteriore 43% parla di un impatto positivo, seppur temporaneo. In totale, dunque, 8 giovani su 10 riconoscono un effetto concreto di tali attività. Dallo studio emerge che quasi 1 giovane su 2 – conducente abituale di un mezzo di trasporto (dall’automobile al motociclo, passando per bici e monopattini) – utilizza di frequente lo smartphone mentre è alla guida; 1 su 5 ammette di essersi messo più di una volta al volante sotto l’effetto di alcol, sostanze o farmaci che riducono la lucidità; 2 su 3 guidano spesso e volentieri quando sono stanchi o affaticati; 4 su 10 superano regolarmente i limiti di velocità.
Esiste però una crescente consapevolezza del rischio a tutto tondo. Come conferma il 58% degli intervistati, che afferma di pensare spesso alle possibili conseguenze delle proprie azioni alla guida: nel 2023 rispondeva così il 49% dei conducenti. La conseguenza principale di tale, confortante, trend è un calo evidente della percentuale di giovani che, in tempi recenti, dicono di aver causato incidenti – o di aver rischiato di farlo – proprio per via di un approccio superficiale al Codice della Strada: dal 58% di un biennio fa si passa all’attuale 49%. Come anticipato, però, bisogna continuare – è il caso di dirlo – su questa strada visto che la meta – obiettivo zero vittime – è ancora lontana. Per iniziare, si dovrebbe intensificare ulteriormente l’Educazione stradale a scuola. Ad oggi, oltre 1 studente su 2 – il 55% – dichiara di non aver mai svolto un’attività del genere durante il proprio percorso didattico. E, visto che i docenti possono – comprensibilmente – non essere esperti del tema, è fondamentale aumentare l’offerta didattica resa loro disponibile dagli specialisti, come il “Progetto sicurezza stradale a scuola – Non chiudere gli occhi”, al quale hanno aderito dal 2023 più di 450 istituti, coinvolgendo oltre 34 mila alunni di circa 1.500 classi.
La proposta di Autostrade per l’Italia, infatti, offre anche quest’anno agli insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado un pacchetto “chiavi in mano” di attività sull’educazione stradale, inclusa la possibilità di far cimentare i propri studenti con un contest creativo o di poter incontrare a scuola esperti e testimonial. L’educazione stradale diventa quindi, un passaggio fondamentale, anche e soprattutto a beneficio di chi “popola” la strada rispetto a quanto fatto con i “colleghi” conducenti: basti pensare che oltre 9 giovani automobilisti su 10 rallentano sempre prima delle strisce pedonali, mentre 8 su 10 decelerano sempre in caso di cantieri stradali. Inoltre, in questi giorni, Autostrade per l’Italia e Polizia Stradale hanno lanciato la nuova campagna ‘Guida senza rischi’, che sarà on-air fino al 25 dicembre. Un’iniziativa che mette in evidenza il nesso diretto tra alcune abitudini scorrette e l’aumento del rischio alla guida. Ogni comportamento – non allacciare la cintura, usare lo smartphone durante la marcia, superare i limiti di velocità – è affiancato al rischio concreto che ne deriva, rendendo evidente come una scelta apparentemente minima possa incidere sulla sicurezza degli utenti e dei lavoratori presenti lungo la rete.
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