Padova è la città d’Italia dove si va più in bicicletta, seguita da Piacenza al secondo posto e da Bolzano al terzo. E’ questo il podio del XIV Giretto d’Italia di Legambiente, che quest’anno durante la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile ha visto la partecipazione di 22 comuni sopra i 15 mila abitanti e 17 aziende, per un totale di oltre 39 mila passaggi di mobilità attiva dai 154 checkpoint installati per il calcolo degli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola. Di fatto, ciò che emerge dal bilancio è che gli spostamenti in bici, o in generale, una mobilità attiva riesce ad affermarsi in contesti urbani e aziendali dove i trasferimenti a zero emissioni poggiano su politiche e investimenti in sicurezza, infrastrutture e servizi.
Nel dettaglio, il numero dei passaggi effettuati nei comuni aderenti sbalza Padova al primo posto, con 7251. Seguono Piacenza (5046), Bolzano (3227), Ravenna (3048), Monza (2857), Torino (2548), Faenza (2360), Pesaro (2258), Trento (1881), Fano (1651), Carpi (1073), Bologna (887), Pavia (802), Chiavari (593), Udine (442), Collegno (435), Firenze (389), Roma (343), Jesi (246). Chiudono Milano (158), Rivoli (93), Alessandria (67). Nella classifica dedicata alle aziende, al primo posto la milanese Tecne SPA del Gruppo Autostrade per l’Italia, al secondo l’Azienda ULSS 6 Euganea della provincia di Padova e infine la torinese Synesthesia srl SB.
“Lo sviluppo della mobilità sostenibile in Italia è rallentato dallo squilibrio tra gli obiettivi ambientali e sociali che vorrebbero le nostre città caratterizzate da spostamenti a basso impatto, rapidi ed economici per tutti”, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente che punta il disto contro “l’inefficacia delle politiche nazionali e territoriali”. All’orizzonte poi, c’è la riforma del Codice della Strada che preoccupa Legambiente, “poiché non sembra introdurre risolutive misure che aumentino la sicurezza su strada per gli utenti deboli e, inoltre, si corre il rischio di imbrigliare gli amministratori locali nella definizione di misure di mobilità attiva e condivisa”. Non va meglio sul versante degli investimenti, “vista anche la preoccupante previsione di tagli nella nuova legge di Bilancio a iniziative che favoriscono il diritto alla mobilità, una sottrazione che rischia di seguire i definanziamenti già effettuati nella Manovra precedente e nel PNRR a sfavore di nuove infrastrutture e mobilità ciclistica”. In generale, ricorda Zampetti, ciò che emerge dai risultati del Giretto d’Italia 2024 è che “bisogna ripensare anche alla mobilita aziendale partendo dal potenziamento del lavoro da remoto per decongestionare il traffico e alleggerire la pressione sul trasporto pubblico locale e dalla promozione di convenzioni tra aziende e società di sharing mobility”.
Il bilancio del Giretto d’Italia restituisce dati interessanti su ulteriori aspetti, quali il grado di partecipazione a questo tipo di iniziative, segno di una maggiore sensibilità al tema della mobilità sostenibile, le abitudini di spostamento, le soluzioni di trasporto e l’approccio al working at home, che riducendo la domanda di mobilità contribuisce al miglioramento dello spazio urbano e della qualità dell’aria. Sul fronte dello smart-working spiccano Trento e Milano, rispettivamente con 577 e 126 lavoratori da remoto che hanno partecipato da casa al Giretto d’Italia. Con 12 aziende partecipanti, Padova si distingue anche per il più alto numero di realtà aziendali che hanno colto la sfida del Giretto. Ragionando sempre in termini di partecipazione, l’Emilia-Romagna (quattro comuni e due aziende), la Lombardia e il Piemonte, ciascuna con quattro comuni e un’azienda, sono le regioni italiane che hanno maggiormente contribuito all’obiettivo del Giretto d’Italia. Dopo Piacenza (4,89%), è Faenza (RA) il comune che si piazza al secondo posto tra le città con il più alto numero di spostamenti sostenibili in rapporto alla popolazione residente (4,01%), seguito da Padova (3,50%). Infine, sulla tipologia di mezzo scelto, Padova si distingue per aver prediletto più di tutti la bicicletta (6787 passaggi in bici), mentre Bolzano, con 1022 passaggi, i mezzi di micromobilità elettrica.
“Il percorso che renderà concreta e strutturale la mobilità attiva sostenibile non può prescindere da un cambio culturale degli stili di spostamento e di vita delle persone, e per farlo bisogna intervenire in maniera trasversale sull’ampliamento dell’accessibilità ai servizi di prossimità, sul potenziamento del tpl, sulla redistribuzione dello spazio cittadino a beneficio degli utenti deboli, con maggiori investimenti”, conclude Roberto Scacchi, responsabile nazionale mobilità di Legambiente. In sintesi, “la moltiplicazione di elementi per ciclabilità o micromobilità elettrica, e ancor più in generale per la mobilità sostenibile, è un tassello fondamentale della transizione ecologica, per la conseguente riduzione di inquinamento o gas climalteranti, ma anche per la riprogettazione dello spazio urbano, grazie al quale cresce la qualità della vita nelle nostre città”.
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