Nella loro piccola fabbrica, Mohammed Samir e i suoi operai si affaccendano intorno a tuk-tuk dai colori vivaci. A Khartum, capitale del Sudan, sfrecciano decine di migliaia di questi piccoli veicoli, ma quelli prodotti da Samir si distinguono dagli altri: funzionano a elettricità. In un Paese dove il prezzo della benzina è raddoppiato in seguito al colpo di stato militare di ottobre e dove l’inflazione supera il 250%, questo ingegnere 44enne ha già venduto 12 tuk-tuk e un centinaio di altri mezzi elettrici a tre ruote in pochi mesi. “Gli autisti dei tuk-tuk a benzina sanno quanto sia preziosa l’alternativa che offriamo, perché stanno soffrendo“, racconta Samir, proprietario della fabbrica, spiegando che molti di loro stanno perdendo più denaro di quello che guadagnano trasportando passeggeri o merci. Non si può neanche sottovalutare l’aspetto ambientale, in uno dei Paesi maggiormente minacciati dal cambiamento climatico, secondo l’Onu. Per Samir i suoi veicoli elettrici “spuntano tre caselle di sviluppo sostenibile: alleggerimento della povertà, protezione della salute e protezione ambientale“.
Già alla fine del 2020, l’ONU ha stimato che “le emissioni dei veicoli a tre ruote riducono la visibilità, danneggiano l’ambiente e creano difficoltà respiratorie” in Sudan, dove il trasporto pubblico è quasi inesistente, e ha anche puntato il dito contro il loro “inquinamento acustico“. Sui suoi tuk-tuk, “senza motore a benzina, c’è molto meno rumore“, ribatte Samir. Per Bakry Mohammed, che vende verdure sul suo scooter, passare dalla benzina all’elettrico è stato “un vero guadagno“, visto che il suo reddito giornaliero è raddoppiato e non deve più aspettare per ore alle stazioni di servizio raramente rifornite di Khartum. “Ogni volta che ricarico la batteria del mio mezzo elettrico, dura una settimana“, ha raccontato a Afp. Per un’autonomia di circa 100 chilometri, “bisogna caricare il veicolo per otto ore“, dice Samir. E gli autisti possono farlo di notte, quando non lavorano e, soprattutto, quando non ci sono blackout, cosa che accade di frequente in Sudan durante il giorno. Per carità, anche il prezzo dell’elettricità è aumentato da gennaio a oggi, “ma caricare il tuk-tuk elettrico è ancora più economico che riempire un serbatoio di benzina“, dice Samir. La differenza non è insignificante: un litro di benzina costa 700 sterline sudanesi (1,25 euro), mentre otto ore di ricarica variano da 200 a 350 sterline.
Come gli autisti di tuk-tuk elettrici, la piccola fabbrica di Samir ha dovuto adattarsi a numerose interruzioni di corrente. Nei giorni di blackout, i lavoratori eseguono compiti che richiedono poca elettricità, come l’assemblaggio di parti, in modo da non spendere una fortuna in generatori a benzina per compensare. “Dividiamo il lavoro: a volte lavoriamo la mattina, a volte la sera, a seconda delle interruzioni di corrente“, dice. Amjad Hamdan, contabile nel Sudan meridionale e autista di tuk-tuk, ha trovato una soluzione ancora più pratica: carica le batterie usando il solare, una risorsa di cui il Sudan, uno dei paesi più caldi del mondo, non è a corto. “I pannelli fotovoltaici sono sul tetto e mentre si guida alimentano le batterie“, ha detto a Afp. Queste innovazioni sono benvenute perché “tutto ciò che funziona a benzina sarà sostituito dall’elettrico“, dice Samir.
(Photo by ASHRAF SHAZLY / AFP)
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