La prima volta di Giorgia Meloni alla Cop. La premier fa il suo esordio alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, la 28esima della storia, e alla platea di Dubai non si presenta a mani vuote. Annunciando, infatti, che l’Italia “fornirà al fondo Loss&Damage 100 milioni di euro per aiutare a raggiungere gli obiettivi” che si pone l’assemblea.
La presidente del Consiglio spiega: “Il mondo che voglio vedere è quello in cui la natura, la nutrizione e gli esseri umani sono uniti e la ricerca è capace di aiutare ad ottimizzare quel legame, facendo in modo che ci siano delle colture resilienti verso il cambiamento climatico, ma anche creando nuove tecniche più innovative e moderne, che possano migliorare sia la qualità che la quantità dei raccolti, riducendo gli impatti negativi come per esempio il consumo di acqua eccessivo. Questo è quello in cui ci siamo impegnando“. Un discorso a 360 gradi, ma senza dimenticare la parte più importante, quella delle risorse, che dall’osservatorio di Palazzo Chigi “devono essere dedicate proprio al sistema alimentare“. Non a caso ricorda che “questo è uno degli scopi del fondo italiano sul clima da 4 miliardi di euro, di cui il 70% sarà destinato al continente africano“.
Perché nell’agenda della premier il Piano Mattei occupa sempre lo spazio di primo piano: “Una sostanziale parte del nostro progetto per l’Africa – ribadisce a Dubai –, che è basato sulla cooperazione con il continente africano, è diretto al settore agricolo. Ma il nostro scopo non è fare beneficenza, l’Africa non ha bisogno di elemosina, ma di qualcosa di diverso: la possibilità di competere su un campo da gioco che sia equo”. Perciò esorta ad “aiutare questo continente a prosperare basandosi sulle sue risorse, visto che ha il 65% delle terre arabili presenti al mondo e ciò implica che con una adeguata tecnologia e un adeguato addestramento possa soddisfare il proprio bisogno e la propria crescita economica“.
Altro punto importante toccato da Meloni è quello del sistema di relazioni, perché “le nazioni a livello individuale non possono fare molto“. Tra gli obietti della Presidenza italiana del G7, il prossimo anno, c’è proprio quello di intensificare i rapporti con i partner internazionali. Ad esempio spingendo perché “ad accompagnare gli sforzi pubblici ci sia il coinvolgimento di investimenti privati, per assicurare un mercato aperto alla libera competizione, ma protetto dalla concorrenza sleale“. Del resto, il capo del governo riconosce che “essere efficaci ed efficienti richiederà molte risorse che il settore pubblico da solo non sarà in grado di mobilitare“. Ma, sempre secondo Meloni, “essere in grado di mobilitare molte risorse non sarà sufficiente se non riusciremo ad assicurare facilitare l’accesso alle risorse rafforzando la promozione di un clima finanziario favorevole e lavorando a sistemi di assicurazioni connessi ai rischi climatici, come sta facendo l’Italia“. Ecco perché ritiene il ruolo delle banche multilaterali per lo sviluppo “essenziale, ma – avverte – devono riformarsi e adattarsi ai contesti odierni“.
A Dubai l’Italia porta a casa anche un accordo di primo livello. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, firma infatti una lettera d’intenti con il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, per il sostegno ad azioni climatiche a livello globale, con investimenti in particolare in Medio Oriente, Africa e Stati insulari in via di sviluppo, oltre all’implementazione dell’attuazione della Strategia sul cambiamento climatico e della Strategia Fao sulla ‘Mainstreaming Biodiversity nei Settori Agricoli’. “Rinnoviamo il nostro impegno a promuovere la crescita sostenibile della produttività agricola, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione delle emissioni di gas serra“, commenta il responsabile del Mase. Attualmente, la collaborazione tra il dicastero di via Cristoforo Colombo e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione si basa su due principali linee di attività: la partnership sulle Bioenergie con il Global Bioenergy Partnership e la promozione della Climate Smart Agriculture attraverso il progetto ‘International Alliance for Climate Smart Agriculture’. Ora il campo di azione di allarga, facendo segnare un nuovo punto all’Italia.
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