Il primo passo è fatto. La legge di Bilancio esce indenne dall’aula del Senato tra le polemiche delle opposizioni, ma comunque senza sorprese dell’ultimo minuto. Con 109 voti favorevoli, contro i 72 contrari il testo con la nota di variazione supera il primo ostacolo e anche la maggioranza dà prova di salute (dopo le tensioni dei giorni scorsi tra Superbonus e Mes) portando a casa la fiducia sull’emendamento sostitutivo della prima sezione della manovra 2024 con 112 sì e 76 no. Ora toccherà alla Camera approvare in via definitiva il provvedimento cardine delle politiche economiche del Paese, tra Natale e Capodanno, anche se non avrà margine di manovra per correggere neanche una virgola.
Una volta messa in cascina la legge di Bilancio, che tra l’altro conserva i fondi per il Ponte sullo Stretto di Messina spostandoli dagli Fsc per Calabria e Sicilia, però, un pezzo di centrodestra ha già fatto capire di voler ottenere di più su una delle misure espunte da questo testo, ovvero il Superbonus. Capire di chi si tratta è facile: Forza Italia. “A me interessa la sostanza non quale sia lo strumento“, fa sapere il segretario nazionale, Antonio Tajani, dalle colonne del ‘Sole 24 Ore‘, lasciando intendere che qualsiasi strumento normativo sarà ritenuto utile e valido dal suo partito, purché si chiuda almeno la partita delle ristrutturazioni in sospeso nel 2023. “Quello che FI ha chiesto e continua a chiedere è di agire e confrontarsi con buon senso – spiega il ministro degli Esteri -. E’ vero che molti imbroglioni hanno frodato lo Stato ma ci sono tanti italiani onesti che lo hanno utilizzato per mettere a posto i loro condomini. Parliamo di lavori che sono al 70% e che in un mese o due potrebbero essere agevolmente completati – continua -. E’ questo il buon senso di cui parlo e che invito a seguire per non mettere in grave difficoltà proprio quelle famiglie e imprese che hanno seguito le regole“.
Dal lato opposto dello scacchiere politico, le opposizioni proprio non digeriscono la combo manovra, riforma del Patto di Stabilità, no al Mes dell’ultima settimana. “Sono nettamente aumentati i rischi al ribasso per l’anno prossimo, la produzione è in frenata, il nostro Pil non si espande da un anno, c’è un’evidente deterioramento della domanda interna e i consumi delle famiglie hanno esaurito la fase di recupero successivo alla pandemia e voi cosa fate? Mettete 11 miliardi su una misura che vi avevamo chiesto di rendere strutturale, il cuneo fiscale, sapendo che l’anno prossimo si partirà non solo da -11 ma da -15“, tuona il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia. “Da quest’anno, chiunque si sieda sulla scrivania del ministro dell’economia (non sappiamo quanto resterà in carica, dopo i silenzi legati alla riforma del Patto di stabilità e alla mancata ratifica del Mes) per fare una manovra nel nostro Paese – rincara la dose –, partirà da -15. Siamo tornati alle clausole di salvaguardia del 2008-2011. Siete sempre gli stessi“.
Anche il capogruppo dei Cinquestelle, Stefano Patuanelli, rivanga il passato. “Avete imposto al Paese la litania della coperta corta: con la destra l’Italia è sempre l’ultima della classe, quella a cui mancano soldi per fare qualunque cosa. Non cito per decenza la tassa sugli extraprofitti, una figuraccia che si commenta da sola. In realtà – prosegue – il quadro che emerge è per noi evidente: avete il terrore negli occhi. Perché l’ultima esperienza della destra al Governo aveva portato l’Italia sull’orlo del baratro con uno spread a 575 e le conseguenti dimissioni del Presidente del Consiglio per evitare il default. Questo vi sta togliendo il coraggio“. Duro anche Tino Magni di Avs: “Votiamo una manovra di propaganda e iniquità in cui c’è di tutto, tranne ciò che serve al Paese. E’ una legge di ‘sbilancio’, che con una sfilza infinita di mance e mancette pende tutta dalla parte dei più forti“. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il deputato Angelo Bonelli (Europa Verde): “Legge di Bilancio totalmente iniqua dal punto di vista sociale e ambientale. Un grande regalo alle lobby energetiche e bancarie“. Insoddisfatti – per usare un eufemismo – pure Azione e Italia viva, per completare il cerchio.
Di tutt’altro segno, ovviamente, i commenti della maggioranza. “E’ una sintesi tra prudenza fiscale, quanto mai necessaria considerando il contesto storico, e provvedimenti di grande impatto per l’economia della nostra nazione“, dice il senatore di FdI, Nicola Calandrini, presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Che aggiunge: “Una coerenza determinante per instaurare un clima di fiducia che serve agli investimenti e alla crescita. La manovra mette sul piatto 24 miliardi di euro, ma va giudicata aggiungendo a questi i 4 miliardi e mezzo liberati con il decreto anticipi, e i decreti attuativi della riforma fiscale“. Parla di “percorso impegnativo”, invece, il relatore della manovra, Dario Damiani (FI): “Il risultato è una manovra che ci soddisfa pienamente e che mette in campo misure serie, concrete ed efficaci per rispondere alle necessità del Paese“. Per la Lega è un testo fatto con “responsabilità, serietà, prudenza, che ci ha fatto superare l’esame dei mercati” e questo, sottolinea il capogruppo Massimiliano Romeo, “nonostante le difficoltà che abbiamo incontrato. Indubbiamente, i crediti d’imposta da Superbonus e il rialzo dei tassi hanno fatto mancare alle casse dello Stato circa 35 miliardi di euro. Questi avrebbero potuto, sì, essere utilizzati per tante altre misure, ma non abbiamo potuto farlo“. La partita finale si sposta ora alla Camera: appuntamento dopo Natale, ma il clima politico anche in quel caso non sarà di ‘festa’.
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