Alla fine del vertice di Tokyo, Unione europea e Giappone con una stretta di mano hanno confermato la volontà di camminare insieme nella marcia verso la transizione energetica e digitale. “Collaboreremo per mantenere stabili i mercati energetici globali e contribuiremo a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti reciproci”, in particolare per quanto riguarda la “fornitura di gas naturale liquefatto“, si legge nella dichiarazione congiunta del vertice Ue-Giappone. L’obiettivo, oltre al passaggio alle fonti pulite, è inevitabilmente anche quello di “ridurre la dipendenza dell’Europa dalle forniture energetiche provenienti dalla Russia”. Da “non dimenticare” poi la solidarietà dimostrata dal Giappone che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, non ha esitato a definire “ammirevole”. Questo dimostra la “forza delle democrazie che lavorano insieme”, ha detto la numero uno della Ue.
La collaborazione tra Bruxelles e Tokyo si svilupperà anche in altri settori come “la connettività internazionale sicura e le infrastrutture di dati verdi, la privacy, l’innovazione dei dati, la regolamentazione digitale, lo sviluppo di competenze per i lavoratori e la trasformazione digitale delle aziende, comprese le piccole e medie imprese, e dei servizi pubblici”. Al centro del progetto c’è il ‘Data Free Flow with Trust‘, ovvero la facilitazione di “flussi di dati transfrontalieri sicuri e protetti attraverso il miglioramento della sicurezza e della privacy che rafforzerà il dialogo esistente su questi temi al fine di ottenere risultati concreti, in particolare per quanto riguarda il 5G, il 6G e le applicazioni sicure ed etiche dell’intelligenza artificiale e la resilienza delle catene di approvvigionamento globali nell’industria dei semiconduttori”. Questi ultimi rientrano tra le tecnologie divenute “essenziali per la nostra economia e vita quotidiana”, ha precisato von der Leyen, mettendo sotto ai riflettori l’importanza di “poter contare su catene di approvvigionamento affidabili”.
Siamo a una svolta, verrebbe da dire epocale. “Il lancio del partenariato digitale Ue-Giappone è una pietra miliare”, ha affermato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel corso della conferenza stampa. “Si tratta della nostra prima partnership digitale con un altro Paese”, ha aggiunto Michel, “che ci aiuterà a raggiungere i nostri obiettivi comuni in molte aree-chiave”.
I due partner hanno stabilito di rafforzare la cooperazione nel dialogo sulla politica energetica “per perseguire una transizione energetica pulita verso emissioni nette zero e garantire la sicurezza energetica”, sottolineando i progressi compiuti nello sviluppo dell’idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio. Centrale anche il ruolo del gas naturale “nella transizione energetica e climatica, la sicurezza, smantellamento e innovazione nucleare e lo sviluppo di energie rinnovabili, compreso l’eolico offshore e altre promettenti tecnologie di energia rinnovabile offshore, oltre alla cattura, l’utilizzo, il riciclo e lo stoccaggio del carbonio”.
Unione Europea e Giappone hanno riconosciuto che quello relativo alla lotta ai cambiamenti climatici si tratta di un tema di “estrema importanza” nelle relazioni reciproche. Con l’Alleanza Verde Ue-Giappone, è stato ribadito l’impegno per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi, per cui “sono necessarie riduzioni rapide, profonde e sostenute delle emissioni globali di gas a effetto serra”. Tra queste riduzioni c’è il taglio delle emissioni globali di anidride carbonica del 45% entro il 2030 rispetto al livello del 2010 e l’azzeramento delle emissioni intorno alla metà del secolo. “Per accelerare l’azione globale per il clima, siamo determinati a dare piena attuazione ai risultati della COP26”. L’obiettivo è quello di accelerare la riduzione graduale dell’energia a carbone “senza limiti” e la progressiva eliminazione delle sovvenzioni inefficienti per i combustibili fossili, “che incoraggiano gli sprechi e gli impegni settoriali”.
Un ultimo impegno assunto da Bruxelles e Tokyo è quello di “sviluppare un efficace strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica”, anche per quanto riguarda l’ambiente marino, “che affronti l’intero ciclo di vita della plastica e goda di un’ampia partecipazione”.
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