Pichetto: “Puntare su rinnovabili e nucleare nuova generazione, impegno per settore vetro”

Diversificare, puntando anche su rinnovabili e nucleare di quarta generazione. Con uno sguardo all’idrogeno e alla tutela del settore del vetro, “perché è pulito”. Sono i temi affrontati dal ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin nell’intervista concessa a GEA in occasione del convegno organizzato da Assovetro ‘La transizione ecologica del vetro’.

Il presidente di Assovetro Ravasi sostiene che questo sia un settore che va tutelato in Italia ma anche in Europa. Lei che cosa ne pensa?
“Il vetro va tutelato, perché è pulito, neutro e di conseguenza è la cosa più bella che abbiamo perché è silicio riciclabile. Pertanto l’impegno del Paese è naturalmente tutelare, affiancare e aiutare in ogni modo questo sistema manifatturiero del vetro che caratterizza il nostro Paese e che è fondamentale”.

Si potrà mai arrivare, in teoria a un prezzo unico dell’energia in Europa?
“L’obiettivo che abbiamo a livello europeo è quello del Trattato di Roma del 1958, quello di rendere omogeneo il sistema europeo. La questione energetica, i prezzi sono esplosi a seguito anche del conflitto russo-ucraino ma anche del boom dei consumi e pertanto ci siamo resi conto che dovevamo agire. Le prime azioni fatte a livello europeo sono state il cosiddetto price cap, per mettere così un clausola di sospensione, più che un tetto, alle quotazioni sul prezzo del gas quando era a 140 euro al megawattora. Successivamente a livello europeo l’anno scorso abbiamo definito gli accordi sul cosiddetto market design che prevede modalità contrattuali per differenze nell’ambito dei singoli Paesi. Ma è chiaro che abbiamo una realtà che ci è esplosa di fronte tre anni fa, quando arrivò il prezzo del gas a 340 euro: lì ci siamo resi conto che avevamo il 40% del gas che prendevamo dalla Russia. Dover immediatamente diversificare i fornitori, cercarli altrove non è cosa facile: e quindi, prima preoccupazione, la quantità. Abbiamo trovato la quantità diversificando i fornitori, grazie fortunatamente dall’Azerbaigian e al TAP, che qualcuno in Italia non voleva ma sono 10 miliardi di metri cubi all’anno che tendenti dovranno crescere a 11,2; e all’Algeria che è passata a 28 miliardi circa di metri cubi. Abbiamo raggiunto l’obiettivo quantità ad un prezzo che è quello di oggi dove il gas rappresenta comunque ancora quasi il 60% di quella che è il nostro consumo di energia”.

E ora?
“E’ esplosa la questione che il prezzo comunque non è più sceso sotto i 40. In questi giorni siamo a 38-39-40-41 euro al megawattora. Ma in Europa ci sono Paesi dove l’energia costa meno, in Francia perché hanno l’energia nucleare, con più di 50 centrali. Da noi la volontà del popolo ha detto no al nucleare, anche se in realtà compriamo energia nucleare dalla Francia. Il 10% dell’energia che utilizziamo, visto che noi non siamo autosufficienti nella produzione, la compriamo per gran parte dalla Francia ed è energia da fonte nucleare. Però in questo caso la coscienza è pulita, non la produciamo, la compriamo dai vicini di casa e via. E poi c’è la Spagna che ha un prezzo molto inferiore, perché si è trovata ad avere un numero elevatissimo di rigassificatori fatti in anni lontani perché non aveva un’interconnessione con la Francia, i Pirenei erano una cesura verso l’Europa e questo gli ha permesso di integrare col bilancio dello Stato la quota del prezzo”.

E poi c’è la Germania…
“La Germania ha un prezzo abbastanza inferiore rispetto al nostro perché ha un bilancio dello Stato che non è quello dell’Italia, è un bilancio molto più robusto e ha avuto un’esplosione anche di eolico e di fotovoltaico nonostante sia a nord dell’Italia”.

 Qual è il percorso da intraprendere allora?
“Noi ne abbiamo due: uno di lungo periodo che è quello di aumentare le rinnovabili. Il che significa avere energie il cui costo di produzione, cioè un costo di investimento iniziale, è molto più contenuto. Poi, si tratta di aumentare l’idroelettrico, per quanto sia ancora aumentabile, e il geotermico. E poi oltre a fotovoltaico ed eolico dobbiamo assolutamente aggiungere la parte di energia nucleare di nuova generazione. E chiaramente parliamo di quelli che attualmente vengono chiamati piccoli reattori, small reactor che in questi giorni sono già oggetto di contratto da parte dei grandi consumatori mondiali: Google, Microsoft, Amazon. Qualcosa che avremo però a disposizione pratica fra quattro, 5 o 6 anni e dei quali noi dobbiamo anche attrezzarci giuridicamente per averli”.

Poi abbiamo il breve e medio periodo…
“Noi stiamo intervenendo come Stato e ci sono una serie di azioni che in questo momento non possono durare in eterno ma sono strutturali, come l’electricity release e il gas release. Sono azioni tampone, che non possono essere eterne però che possono dare una mano. Le azioni possono riguardare i cosiddetti settori hard to abate quale quello del vetro: l’electricity release, ovvero dire ai grandi consumatori di energia ti cedo energia come Stato, come GSE, a un prezzo contenuto e in questo caso competitivo con la Germania. E naturalmente tu ti impegni a restituirmela poi con energia rinnovabile quindi è uno stimolo ad andare a creare impianti di energia rinnovabile. L’altra, che stiamo mettendo a posto perché era già definita ma abbiamo dovuto modificarla, il cosiddetto gas release, che significa dare una disponibilità di gas a prezzi contenuti e concorrenziali rispetto a quello che è il prezzo ufficiale”.

Decarbonizzare è necessario, ma costa. Il settore del vetro parla di 12-15 miliardi per arrivare a portare avanti la decarbonizzazione. Quindi c’è necessità di accompagnare questo processo?
“Noi abbiamo ad esempio investito moltissimo su una delle fonti energetiche del futuro, l’idrogeno. Ci abbiamo messo 3,6 miliardi tra bilancio dello Stato e Pnrr. E naturalmente è uno dei percorsi fondamentali perché l’idrogeno è la molecola più diffusa al mondo. Siamo all’inizio di un percorso, che coinvolge anche l’Africa. La centralità dell’Italia, in mezzo al Mediterraneo, ci permette anche adesso una base di produzione di idrogeno importante, perché ci vuole l’acqua. Ma per produrre idrogeno ci vuole energia elettrica e quindi da lì l’utilità del fotovoltaico e dell’eolico. Dall’altra parte, uno dei ragionamenti che stiamo sviluppando in modo forte ed è legato al piano Mattei, è con i Paesi del Nord Africa con la produzione di energia elettrica, eolico e fotovoltaico nel deserto del Sahara dove gli spazi ci sono. E naturalmente questo per produrre idrogeno e poi trasferirlo utilizzando il cosiddetto South Corridor dell’idrogeno, corridoio di 3.600 chilometri che prevede peraltro un accordo tra Italia, Austria e Germania. Siamo all’inizio del percorso, con grandi investimenti di dimensioni notevoli che possono contribuire a cambiare molto il volto energetico del nostro sistema ma che investono il sistema produttivo anche con un cambio di sistema di alimentazione che ha dei costi poi per le imprese. Da qui questi grandi investimenti che vanno accompagnati dallo Stato”.

Ancora un tema caldo, il passaggio delle reti dal gas all’elettricità, con un passaggio importante infrastrutturale.
“Quella delle reti è la questione base perché ad esempio non basta produrre, non basta avere il gas se poi non si ha la pipeline sul quale farlo passare. In questo momento noi stiamo costruendo i 450 km della cosiddetta linea Adriatica perché la fonte di approvvigionamento ora è a sud. In generale, la rete elettrica viene sottoposta una notevole tensione, che bisognerà, con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, rendere flessibile sia nella gestione della grande rete da parte di Terna, sia nella parte finale da parte poi degli operatori, in particolare Enel, A2A e gli altri. E questo è uno sforzo accompagnato dallo Stato mediante la tariffa che deve portarci a un’Italia completamente diversa dal passato. Moderna per essere competitivi, avere costi di produzione che sono competitivi rispetto al mondo e naturalmente prezzi che sono convenienti per il Paese”.

Ultimo tema riguarda lo stoccaggio della CO2 che può essere una risorsa.
“Ci sono imprese come quella del vetro, così come quella del cemento o la ceramica o l’acciaio su cui possiamo fare tutto quello che vogliamo ma non sono decarbonizzabili totalmente. E non essendo decarbonizzabili totalmente non ci rimane che catturare la CO2. La cattura significa catturarla e immetterla in giacimenti esausti”.

Valentina Innocente

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