MATTEO SALVINI MINISTRO CON IL IL PLASTICO DEL PROGETTO DEL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA MODELLINO
Sbollita la delusione per la mancata registrazione della delibera Cipess sul Ponte sullo Stretto, a Palazzo Chigi i toni sulla Corte dei conti si attenuano. Non cambia l’obiettivo: “Procedere con la realizzazione dell’opera”. È questa la sintesi del vertice di questa mattina tra la premier, Giorgia Meloni, i suoi due vice, Matteo Salvini, titolare del dossier, e Antonio Tajani, assieme ai sottosegretari alla Presidenza, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, cui ha preso parte anche l’ad della Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci.
La sintesi dell’ora di faccia a faccia la fa il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti: “Abbiamo calendarizzato i prossimi passi, al prossimo Consiglio dei ministri, a giorni, informerò i colleghi su come intendiamo andare avanti e mettere in sicurezza i fondi destinati all’opera”. Per bypassare il diniego dei magistrati contabili il governo potrebbe tornare in Consiglio dei ministri e approvare una norma che definisce opera strategia il Ponte: a quel punto non ci sarebbe più delibera che tenga a fermare le ruspe. Sicuramente la soluzione è nella lista si Salvini, che dopo le parole di fuoco della prima ora decide di cambiare registro: “Attendiamo con estrema tranquillità i rilievi della Corte dei conti, a cui siamo convinti di poter rispondere punto su punto, perché abbiamo rispettato tutte le normative”. Poi, “se dovremo tornare in Consiglio dei ministri ai primi di dicembre, rimandando in Corte dei conti le nostre motivazioni per proseguire con l’opera lo faremo. A quel punto vorrà dire che arriverà un passaggio definitivo delle sezioni riunite a inizio gennaio, dunque invece di partire con i lavori a inizio novembre, partiremo a febbraio”.
Per le motivazioni dei magistrati contabili ci vorranno 30 giorni, ma il vicepremier non ne fa un dramma: “E’ un secolo che se ne parla, per me il tempo è denaro, ma voglio rispettare tutte le prescrizioni e le riflessioni. Senza nessuno scontro fra poteri dello Stato, daremo tutte le informazioni che ci vengono richieste”. A caldo Meloni aveva usato ben altri toni, parlando di “ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento”. Lo stesso Salvini soltanto mercoledì sera aveva bollato la delibera come “scelta politica più che un sereno giudizio tecnico”. Prese di posizioni che hanno convinto la Corte dei conti a chiedere pubblicamente, con una nota, di tenere le critiche, da cui non si sottrae, “in un contesto di rispetto per l’operato dei magistrati”, sottolineando che la Sezione di controllo di legittimità “si è espressa su profili strettamente giuridici della delibera Cipess”, senza “alcun tipo di valutazione sull’opportunità e sul merito dell’opera”. Invito che sembra essere stato accolto dai vertici dell’esecutivo, che rigettano anche l’ipotesi di una specie di ‘vendetta’ contro la riforma della giustizia approvata proprio oggi, in via definitiva, in Senato. “Non voglio pensare che qualcuno si vendichi contro siciliani e calabresi per una riforma approvata dal Parlamento”, risponde Salvini a chi gli pone la domanda.
Però il responsabile del Mit andrà avanti, forte anche del mandato ricevuto da Meloni e Tajani. Senza ulteriore strappi: “Contiamo di non dover fare nessuna forzatura e di approvare tutto quello che la norma ci consente di approvare”. Sulla stessa linea è Ciucci: “Riteniamo di aver risposto a tutti i rilievi, vediamo quali risposte non hanno convinto la Corte e in base a questo potremo valutare il passo successivo”, dice il manager di SdM, assicurando che la scelta sarà compiuta “nel rispetto delle procedure previste, senza norme o interventi straordinari”. Anche perché se l’ostacolo fosse la direttiva Ue per cui tra il progetto originario e quello attuale i costi non devono lievitare oltre il 50%, l’azienda non avrebbe problemi: “Riguarda nuovi lavori, non aumenti di prezzi dovuti all’inflazione. Noi varianti di lavori non ne abbiamo”, spiega l’ad.
Salvini rivela di aver ricevuto “messaggi di incoraggiamento ad andare avanti da ordini professionali, ingegneri, architetti, imprese, agricoltori, commercianti, enti locali, Regioni”. In effetti la batteria dei commenti gli da ragione. “Lo stop della Corte dei conti, che arriva dopo i tre mesi di blocco che hanno già ritardato l’attuazione del meccanismo dell’Energy Release, è inaccettabile”, dice il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. Di “grande opportunità per rafforzare il patrimonio infrastrutturale del nostro Paese” parla anche il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Per Confapi “porterebbe non solo a un netto miglioramento della mobilità e degli scambi commerciali e turistici, ma rappresenterebbe anche un importante volano per lo sviluppo economico del Paese”. Mentre Conftrasporto invita a “non bloccare l’avvio dei lavori di un’opera fondamentale”.
Totalmente differenti, invece, le reazioni delle opposizioni. Il Pd difende la Corte dagli “attacchi scomposti” del governo, il M5S sostiene che il Ponte sia il “fiasco di Salvini” per cui dovrebbe dimettersi, come chiede Angelo Bonelli di Avs, che ribadisce il suo pensiero: “Nessun organismo tecnico dello Stato ha approvato quel progetto, il Cipess è un comitato politico, presieduto da Meloni”.
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