Il governo impugna in consiglio dei ministri la legge sulle Aree idonee e non idonee della Sardegna, senza convocare la presidenza come vorrebbe lo Statuto regionale, che le riconosce il diritto di partecipare al Cdm quando si discutono temi di rilievo per il territorio.
La legge, approvata a dicembre, definisce la mappa con le aree per l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti Rinnovabili, concedendo l’idoneità soltanto all’1% del territorio. Un atto che ha chiuso un percorso costellato di ricorsi per le richieste di connessioni a Terna e di mobilitazioni generali.
La presidente Alessandra Todde non incassa lo ‘sgarbo’ istituzionale e ricorda che la sua è stata la prima Regione in Italia ad approvare una legge sulle aree idonee, “con largo anticipo rispetto alla scadenza fissata dal Governo”. Parla di un “modello virtuoso di transizione ecologica ed energetica“, fondato “sullo sviluppo sostenibile e sulla tutela dell’ambiente, del suolo, del paesaggio e dei sardi“. Ma, lamenta Todde, “c’è chi ha definito questa legge ‘debole’, ‘inutile’, ‘un regalo agli speculatori‘”.
La presidente entra nel merito politico della vicenda, non dicendosi sorpresa che a chiedere l’impugnazione siano state forze politiche che “in Sardegna si schierano a parole contro la speculazione energetica e a difesa dell’ambiente, mentre a Roma operano sistematicamente contro gli interessi regionali, promuovendo scelte politiche ed energetiche che penalizzano la Sardegna e i suoi cittadini“. Todde promette battaglia: “La Regione si difenderà davanti al giudice delle leggi come abbiamo fatto in tema di regionalismo differenziato“, assicura, ribadendo l’opposizione dura a “qualsiasi tentativo di minacciare, imporre veti o dettare condizioni ai danni dei sardi”.
A farle scudo, l’intero Movimento 5 Stelle, regionale e nazionale. Per il consigliere del M5S Sardegna Gianluca Mandas quella del governo non sarebbe una questione tecnica, ma una precisa scelta politica: “Una mossa che conferma una strategia chiara: accentramento, delegittimazione delle Regioni, svendita del territorio a grandi interessi economici“.
Il governo “ha dimostrato il suo disprezzo per la Sardegna e i diritti dei suoi cittadini“, denuncia la senatrice pentastellata Sabrina Licheri, che accusa l’esecutivo di “arroganza” e promette: “non ci piegheremo ai tentativi di saccheggio del territorio“.
Per il gruppo in Consiglio regionale la violazione dello Statuto sardo è “un fatto talmente grave che oltre all’incompetenza fa pensare soprattutto alla malafede“.
“Rimaniamo convinti delle nostre ragioni e siamo determinati, ora più che mai, a difendere di fronte alla Corte Costituzionale le prerogative autonomistiche della nostra Isola riconosciute dalla Costituzione e dallo Statuto sardo, contribuendo a una transizione giusta ma che tuteli il territorio dalla speculazione”, chiosa l’assessore dell’Industria, Emanuele Cani, rivendicando che il futuro dell’isola e del suo sviluppo energetico “devono restare appannaggio dei sardi” e chiedendo una mobilitazione trasversale di tutte le forze politiche del territorio.
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