Serve una risposta, il tempo sta scadendo. Oggi al Mimit si riapre il tavolo Stellantis, con governo e sindacati che cercano di aumentare il pressing sull’azienda per rilanciare le produzioni in Italia. Le dimissioni di Carlos Tavares dal ruolo di amministratore delegato hanno sicuramente rimescolato le carte, ma difficilmente a Palazzo Piacentini sarà concesso un ulteriore extra time sul piano industriale.
C’è troppo in ballo per rimandare ancora, compresa la situazione dell’indotto, che si sta facendo sempre più complicata. Sul punto è il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a lanciare un’idea nuova alla vigilia del tavolo. “C’è la piena consapevolezza che la Space economy e le imprese della space economy possono permetterci anche di riconvertire settori che sono un po’ ‘maturi’ – spiega -. Domani avrò il tavolo Stellantis sull’automotive: uno dei settori principali in cui le imprese della componentistica possono sviluppare nuove potenzialità, diversificando la propria attività produttiva, non limitandosi a fare componenti per l’auto, che saranno prodotte sempre di meno in Europa, tanto più alla luce del passaggio all’elettrico, che non ha le stesse componenti dei motori endotermici”.
Da Stellantis “ci aspettiamo garanzie su produzione, nuovi modelli che saturino tutti gli stabilimenti, centralità e autonomia progettuale di ricerca e sviluppo e sull’occupazione”, afferma il segretario nazionale e responsabile settore mobilità della Fiom-Cgil, Samuele Lodi, alla vigilia dell’incontro. “E’ imprescindibile, inoltre, il riavvio del progetto della gigafactory di Termoli. Mentre, il governo deve passare dagli annunci ai fatti concreti, mettendo in campo risorse per la transizione: non solo ripristinando i fondi tagliati, ma ampliandoli significativamente”, aggiunge il sindacalista, lasciando intendere perfettamente quale sarà il clima al Mimit. Perché la partita intreccia a doppio nodo anche la discussione parlamentare sulla legge di Bilancio 2025, dopo il taglio iniziale del fondo automotive.
La Fiom chiede già da domani di “dare avvio ad un confronto costruttivo fatto di impegni e vincoli per dare futuro all’industria dell’automotive in Italia e prospettive ai lavoratori, diretti di Stellantis e di tutti coloro che lavorano nell’ambito della componentistica e della filiera”. Perché pure l’indotto soffre, ragion per cui Lodi ribadisce la richiesta, avanzata più volte da quasi tutte le sigle negli ultimi mesi, di “spostare il confronto a Palazzo Chigi”.
Dalla Uilm arriva anche un’altra richiesta, quella di aumentare la produzione a Torino. “Quest’anno è la città più cassa integrata d’Italia con oltre 20 milioni di ore di Cig, in aumento dell’87% rispetto al 2023 – dice il segretario generale, Rocco Palombella, al Consiglio territoriale del capoluogo piemontese -. Negli ultimi 15 anni si sono persi oltre 35mila posti di lavoro tra dipendenti ex Fiat e delle aziende dell’indotto e componentistica. A Mirafiori da inizio dicembre è di nuovo tutto fermo e si riaprirà solamente il 20 gennaio con la produzione della 500 elettrica. Come ho detto più volte, lo stabilimento non può basarsi solo su un modello”. La risposta, però, la può dare solo Stellantis.
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