Via libera da parte del Parlamento europeo al Collegio dei commissari, con 370 voti a favore, 282 contrari e 36 astensioni. La Commissione europea di Ursula von der Leyen entra così ufficialmente in carica dal primo dicembre.
In apertura di plenaria la presidente ha messo sul piatto i pilastri del suo mandato, assicurando che “lavoreremo con tutte le forze democratiche pro-europee di quest’Assemblea”. A guidare la nuova Commissione sarà una “Bussola della competitività”, basata sui tre cardini del Rapporto Draghi, per “colmare il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina”, per dotarsi di “un piano comune per la decarbonizzazione e la competitività” e per “aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze”. In ogni caso, ha assicurato, von der Leyen, “dobbiamo e manterremo la rotta sugli obiettivi dell’European Green deal“, anche se per “avere successo in questa transizione”, bisogna dobbiamo “più agili e accompagnare meglio le persone e le aziende lungo il percorso”.
E qui entra in gioco il Clean Industrial Deal, che sarà presentato, conferma la presidente, “entro i primi 100 giorni del mandato”. Un piano, assicura, che “coinvolgerà l’intero Collegio” anche grazie a Teresa Ribera Rodríguez, “la nostra prima vicepresidente esecutiva per una transizione pulita, giusta e competitiva. E’ ben equipaggiata per garantire che abbiamo una politica di concorrenza moderna per supportare le nostre ambizioni. È una vera e devota europea. E insieme, lavoreremo sempre per l’interesse europeo”. Ma ogni settore, è la promessa, “avrà il suo percorso individuale per essere pulito e competitivo”, compreso l’automotive, ed ecco perché “ho deciso di convocare sotto la mia guida un dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica in Europa”, con l’obiettivo di “progettare soluzioni insieme mentre questo settore attraversa una transizione profonda e dirompente”.
A fare da sfondo al lavoro che dovrà essere portato avanti, ha spiegato von der Leyen, ci sono “gli investimenti, fondamentali per sbloccare i finanziamenti necessari per la transizione verde, digitale e sociale”. Quelli pubblici, certo, che “saranno cruciali”, anche se “i bilanci possono arrivare fino a un certo punto” ed è per questa ragione che “abbiamo urgente bisogno di maggiori investimenti privati. La spesa delle imprese per la ricerca e lo sviluppo in Europa rappresenta circa l’1,3% del Pil. Questo è paragonabile all’1,9% in Cina e al 2,4% negli Stati Uniti. Questo divario di capitale privato è la ragione principale per cui siamo in ritardo nella spesa complessiva per R&S e quindi nell’innovazione”.
Nel suo lungo discorso, la presidente della Commissione europea ha rivendicato le sue scelte, a cominciare da quella di Raffaele Fitto. “Voglio che le regioni e le comunità – ha ribadito – abbiano il controllo del proprio destino e che contribuiscano a dare forma alle nostre politiche”. Questo è il compito di coesione e riforme “che ho affidato come vicepresidente esecutivo a Raffaele Fitto. Questa è una scelta che ho fatto. Anche perché so quanto sia fondamentale dare alle regioni l’importanza politica che meritano”.
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