Le infrastrutture critiche europee sotto attacco, con il sabotaggio ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 che potrebbe costituire solo il primo episodio di un conflitto ibrido sul piano energetico e tecnologico. “Dobbiamo valutare tutte le caratteristiche fisiche delle infrastrutture critiche per l’Ue, per capire quanto sono resistenti“, confessano i portavoce della Commissione Europea. Perché ora è la sicurezza europea sotto minaccia russa, anche se – in assenza di prove inconfutabili – le accuse al Cremlino non possono essere ancora esplicite. Dai gasdotti ai cavi sottomarini, i Ventisette non possono permettersi però esitazioni e alzano l’allerta sulla protezione dei punti più vulnerabili per gli approvvigionamenti energetici e le connessioni digitali.
I Paesi membri Ue dovranno condurre quanto prima “stress test” in coordinazione con Bruxelles, “con una metodologia comune e un calendario specifico” coordinato dalla commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson. La portavoce dell’esecutivo comunitario responsabile per la Sicurezza interna, Anitta Hipper, precisa che questi stress test “devono coinvolgere anche operazioni umane, come sabotaggi e attacchi terroristici o ibridi“, in particolare alla luce di una “situazione eccezionale e senza precedenti” rappresentata dal sabotaggio ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2: “Dobbiamo essere consapevoli dei rischi che affrontiamo“.
L’esplosione dei gasdotti russi in quattro punti distinti nel Baltico ha senz’ombra di dubbio un colpevole e l’Ue guarda a est, verso Mosca. “È altamente probabile che sia stato un attacco deliberato, e non un incidente, ed è molto improbabile che non sia responsabilità di uno Stato“, ha alluso a una responsabilità del Cremlino il ministro svedese dell’Energia e dello sviluppo digitale, Khashayar Farmanbar. Lo stesso ministro al momento non vuole speculare “su chi e quale è stata la ragione dell’esplosione dei gasdotti“, confermando comunque che “diverse autorità governative stanno investigando sulla sicurezza” delle infrastrutture critiche.
Si attende la conferenza stampa del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per capire quale livello di tensione è stato raggiunto a proposito di un possibile salto di livello della guerra del Cremlino. Ma non sono solo i gasdotti al centro delle preoccupazioni europee. I cavi sottomarini potrebbero diventare il prossimo bersaglio di una guerra ibrida da parte della Russia, per tagliare connessioni vitali dal punto di vista digitale ed economico ai Paesi europei (dalle ‘autostrade sottomarine’ passano anche le transazioni sui mercati finanziari). I cavi sottomarini sono i vettori del traffico Internet globale, oltre 400 tubi in fibra ottica che si estendono per 1,3 milioni di chilometri e che sono gestiti quasi esclusivamente da aziende private come Google, Microsoft, Alcatel Submarine Networks e Huawei Marine Networks. La vulnerabilità di questi obiettivi non-militari è determinata dal posizionamento in acque internazionali, dove per aziende e governi è più complessa la protezione, e in aree facilmente accessibili a sottomarini senza equipaggio, che possono piazzare esplosivi nei punti critici della rete.
A oggi non ci sono casi confermati di governi che hanno danneggiato deliberatamente queste infrastrutture critiche per motivi geopolitici, ma il rischio non è nuovo e il segretario generale della Nato Stoltenberg già due anni fa avvertiva che i cavi sottomarini sono un elemento di “cruciale importanza” sia per scopi civili sia militari. Gli hub cruciali in Europa si trovano nel Mar Mediterraneo, dove si snodano i collegamenti con l’Asia oltre il Canale di Suez, e le coste occidentali del Regno Unito e della penisola iberica, dove arrivano le reti translatlantiche. Se il Cremlino volesse portare avanti questo tipo di attacco, è probabile possa concentrarsi sulla rete regionale nel Baltico, dal momento in cui un’offensiva ibrida su una rete trans-continentale potrebbe essere più facilmente individuabile dalle agenzie di sicurezza europee.
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