La tecnologia è al centro della guerra russa in Ucraina e anche l’Unione europea inizia a fare i conti con attacchi e carenze strategiche. “L’Estonia ci aveva avvertito da anni, tutta l’Europa avrebbe dovuto seguire il vostro esempio sulle interconnessioni e le dipendenze tecnologiche ed energetiche“, ha confessato al Tallinn Digital Forum la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, nel suo intervento di fronte alla premier estone, Kaja Kallas. Dalle infrastrutture critiche alle terre rare, fino alla produzione di semiconduttori, la numero uno dell’esecutivo comunitario ha spiegato come si devono muovere i Ventisette per garantire un futuro privo degli errori del passato dal punto di vista digitale e tecnologico.
Prima di tutto “dobbiamo proteggere le nostre infrastrutture critiche“, ha esortato la presidente von der Leyen, perché “gli atti di sabotaggio ai gasdotti Nord Stream hanno dimostrato quanto sono vulnerabili sia i gasdotti sia i cavi sottomarini, che sono la spina dorsale dell’economia globale e dell’energia“. Proprio le infrastrutture critiche “sono diventate obiettivi militari per la prima volta nella storia” e per questa ragione l’Ue deve rispondere con un piano d’azione basato su cinque punti: preparazione “con una legislazione Ue sulla resilienza delle entità critiche, ora da implementare“, stress test sulle infrastrutture “per identificare i punti deboli in settori ad alto rischio, come energia e digitale“, aumento delle capacità di risposta “con il Meccanismo di protezione civile europeo in caso di necessità“, identificazione delle “minacce potenziali con satelliti” e il rafforzamento della cooperazione “con Nato e partner come gli Stati Uniti“, ha spiegato con chiarezza von der Leyen. Se “le infrastrutture critiche sono la nuova frontiera della guerra“, allora “l’Ue deve essere preparata“.
Questo non riguarda solo la protezione delle infrastrutture critiche, ma anche la fine delle dipendenze tecnologiche. “Tutte le infrastrutture per le rinnovabili hanno bisogno di materie prime critiche e terre rare, prevediamo un aumento della richiesta di cinque volte al 2030, quando già ora scarseggiano“, ha avvertito la numero uno dell’esecutivo comunitario: “La buona notizia è che il Green Deal europeo si muove veloce, ma la cattiva notizia è che un solo Paese domina il mercato, cioè la Cina“. L’allarme a Bruxelles suona quando si considera come si è mossa l’Unione quando si trattava di carenza di fonti energetiche: “Sulle terre rare con la Cina dobbiamo evitare di cadere nella stessa dipendenza delle fonti fossili dalla Russia“. Ecco perché il gabinetto von der Leyen sta lavorando a una legislazione Ue sulle materie prime critiche, che “ci aiuterà a diversificare la catena approvvigionamento con partner di fiducia“.
Rimpiazzare le “dipendenze insostenibili con una cooperazione più bilanciata” significa “diversificare la catena approvvigionamento con partner di fiducia“, ma anche sviluppare una catena di valore basata sui punti di forza dell’Unione. “I semiconduttori sono un buon esempio“, a partire sia dall’impulso dato al futuro stabilimento di microchip Intel nel Nord Italia (con un investimento da 4,5 miliardi di euro), ma anche dell’approvazione della decisione sugli aiuti di Stato dell’Italia, che “ha dato il via libera a un investimento da 730 milioni di euro per la costruzione di un nuovo impianto di wafer di carburo di silicio in Sicilia“. STMicroelectronics costruirà a Catania la fabbrica per le componenti-base dei semiconduttori, “per la prima volta in Europa su larga scala“, si è congratulata la presidente von der Leyen.
(Photo credits: Raul MEE / AFP)
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