This natural color image released 02 May, 2005 by NASA shows Saturn moon Titan's upper atmosphere, an active place where methane molecules are being broken apart by solar ultraviolet light and the byproducts combine to form compounds like ethane and acetylene. The haze preferentially scatters blue and ultraviolet wavelengths of light, making its complex layered structure more easily visible at the shorter wavelengths used in this image. Lower down in the atmosphere, the haze turns into a globe-enshrouding smog of complex organic molecules. This thick, orange-colored haze absorbs visible sunlight, allowing only perhaps 10 percent of the light to reach the surface. The thick haze is also inefficient at holding in and then re-radiating infrared (thermal) energy back down to the surface. Thus, despite the fact that Titan has a thicker atmosphere than Earth, the thick global haze causes the greenhouse effect there to be somewhat weaker than it is on Earth. AFP PHOTO/HO/NASA (Photo by HO / NASA / AFP)
Una nuovissima missione della Nasa ha individuato decine di ‘super-emettitori’ di metano dallo Spazio, un’impresa che gli scienziati sperano possa portare ad azioni per limitare le emissioni di questo potente gas serra. Questi ‘super-emittitori’ sono solitamente siti legati ai settori dei combustibili fossili, del trattamento dei rifiuti o dell’agricoltura. Lanciata nello Spazio a luglio e installata sulla Stazione Spaziale Internazionale, la missione, nota come Emit, era inizialmente destinata a osservare come il movimento delle polveri minerali influisce sul clima.
Ma si è rivelata utile anche per un altro compito cruciale: ha osservato più di 50 ‘super-emittitori’ in Asia centrale, Medio Oriente e Stati Uniti sud-occidentali, ha dichiarato martedì la Nasa. Questa capacità “non solo aiuterà gli scienziati a localizzare meglio la provenienza delle fughe di metano, ma aiuterà anche a capire come affrontarle, e rapidamente“, ha spiegato Bill Nelson, capo della Nasa.
Alcuni dei pennacchi rilevati “sono tra i più grandi mai visti“, ha detto Andrew Thorpe del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della Nasa. “Quello che abbiamo trovato in così poco tempo va già oltre quello che avremmo potuto immaginare“. In Turkmenistan, lo strumento ha identificato 12 pennacchi provenienti da un’infrastruttura di gas e petrolio a est della città portuale di Hazar. Soffiando verso ovest, alcuni di questi pennacchi si estendono per oltre 32 chilometri. Nello Stato americano del New Mexico è stato rilevato un altro pennacchio lungo circa 3,3 chilometri in uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo. In Iran, a sud di Teheran, è stato osservato un pennacchio di almeno 4,8 chilometri da un complesso di trattamento dei rifiuti. Le discariche possono essere una fonte importante di gas metano, che viene rilasciato attraverso la decomposizione. Gli scienziati stimano che questi tre siti rilascino rispettivamente 50.400, 18.300 e 8.500 chilogrammi di metano all’ora.
L’Emit è “il primo di una nuova classe di spettrografi per immagini progettati per osservare la Terra“, ha dichiarato la Nasa, anche se i metodi satellitari per rilevare le fughe di metano sono già stati notevolmente sviluppati negli ultimi anni. Il metano è responsabile di circa il 30% del riscaldamento globale. Sebbene rimanga nell’atmosfera per un periodo di tempo molto più breve rispetto alla CO2, ha un potere riscaldante 80 volte superiore in un periodo di 20 anni. La riduzione delle emissioni di metano è quindi fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi.
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