World Pasta Day, lo spaghetto sostenibile: -20% consumi idrici ed emissioni di CO2

Con un consumo pro capite di oltre 23 chili all’anno e una produzione che supera 3,6 milioni di tonnellate, la pasta non è solo l’alimento più amato dagli italiani, ma l’ago della bilancia di un cambiamento culturale capace di mettere davvero la sostenibilità al centro. E se il Pianeta chiama, l’Unione Pastai risponde. Dall’agricoltura di precisione agli impianti di trigenerazione alimentati a metano fino al packaging compostabile, ogni anno le industrie italiane della pasta investono in media il 10% del proprio fatturato (circa 560 milioni) in ricerca e sviluppo per rendere la produzione e la pasta sempre più moderna, sicura e sostenibile. E anche un piccolo gesto quotidiano, come preparare un piatto di spaghetti, può fare la differenza. “Siamo in grado di essere sostenibili – spiega Mario Piccialuti, direttore di Unione Italiana Foodma le imprese non possono fare tutto da sole“. Per questo, dice, “con i costi delle bollette alle stelle dobbiamo trovare soluzioni concrete, perché la pasta non può mancare sulla tavola degli italiani. Serve la collaborazione del governo affinché ci aiuti a trovare sostegni per favorire la liquidità e la capacità di investimento“.

Al netto del supporto del governo, l’industria sta già facendo molto. Gli investimenti in innovazione sono considerati strategici e la pasta ha un impatto ambientale, dalla produzione alla trasformazione fino al consumo, decisamente basso per una porzione di pasta di 80 grammi e un’impronta ecologica minima, appena 150 grammi di CO2 equivalente. Con i soli investimenti effettuati nel comparto negli ultimi anni, i consumi idrici hanno subito un calo del 20% circa, i rifiuti recuperati sono circa il 95% del totale e l’emissione di anidride carbonica corrispondente (CO2) è diminuita del 21% circa. Per produrre un chilo di pasta, un pastificio usa non più di tre litri d’acqua. Secondo l’ultimo rapporto di sostenibilità di Unione Italiana Food (2020), nel periodo 2013-2019 nell’industria della pasta sono stati risparmiati 270.000 m3 di acqua (-4%), pari a circa 2 Anfiteatri Flavii (Colosseo), 69.000.000 kg di emissioni CO2 (-11%) pari a circa 36.300 vetture e sono 19.500.000 kg i rifiuti recuperati (+33% pari a circa un comune di 39.000 abitanti).

Alcuni pastifici stanno facendo ricorso al packaging compostabile ottenuto da componenti biodegradabili, come Agnesi. Si tratta di un incarto innovativo reso possibile grazie al lavoro congiunto di un pool di aziende tutto italiano, con il contributo scientifico dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. “Abbiamo pensato a un fine vita diverso per il packaging. L’incarto 100% compostabile – spiega Massimo Crippa, direttore commerciale del gruppo Colussi, proprietario del marchio di pasta – è realizzato con materie prime derivanti dalla lavorazione di prodotti agricoli e altre risorse compostabili“. Si tratta di una confezione che va smaltita nell’umido e che si trasforma in terriccio, impiegabile come fertilizzante del suolo. Nel 2021, 6,7 milioni di confezioni di plastica della pasta Agnesi sono state sostituite con un incarto compostabile certificato, composto di mais e cellulosa. Anche la colla, gli adesivi e gli inchiostri sono biodegradabili. Inoltre, sempre dallo scorso anno tutti i fornitori di Agnesi sono valutati sulla base di criteri di sostenibilità ambientale e sociale. “Fare impresa in questi anni significa confrontarsi con le grandi sfide ambientali e sociali che coinvolgono l’intera comunità“, commenta Angelo Colussi, presidente dell’omonimo gruppo, parlando di un futuro che nonostante si prospetti “di grande incertezza“, li spingerà ad “andare avanti con impegno“.

E i consumatori che ruolo possono avere? La sostenibilità passa anche dalla preparazione. Usare il coperchio durante la fase di ebollizione accelera i tempi di cottura, facendo risparmiare fino al 6% di energia ed emissioni di CO2 equivalente; cuocendo la pasta con 700 ml di acqua, invece del classico litro per 100 grammi, si risparmierebbe oltre il 30% di acqua, e si ridurrebbero del 13% energia ed emissioni di CO2e. Infine, con la cottura passiva si risparmierebbero energia e emissioni di CO2e fino al 47%. Se tutti gli italiani seguissero questi tre semplici accorgimenti ogni volta che cucinano la pasta si risparmierebbero in un anno fino a 44,6 chilowattora, 13,2 chili di CO2e e 69 litri di acqua.

Nadia Bisson

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