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Guerra Israele-Hamas inquina come 100 centrali carbone, quella in Ucraina come Belgio

Quanti danni provocano le guerre all’inquinamento e all’ambiente? Secondo uno studio pubblicato sul Social Science Research Network, le emissioni di gas serra dei primi due mesi della guerra tra Israele e Hamas sarebbero pari a 281.315 mtCO2e, “più o meno l’equivalente di 75 centrali elettriche a carbone in funzione per un anno“, riferisce il coautore dell’analisi, Benjamin Neimark, docente presso la Queen Mary University di Londra. Queste stime includono le emissioni intermedie generate da bombe, razzi e artiglieria, nonché il tempo di volo per i bombardamenti e la consegna di materiale tramite aerei cargo. Più della metà di queste emissioni provengono dai voli di rifornimento, con oltre 200 voli che trasportano 10.000 tonnellate di merci, principalmente dagli Stati Uniti. “Se includiamo le infrastrutture belliche costruite sia da Israele che da Hamas, compresa la rete di tunnel di Hamas e la recinzione protettiva di Israele”, le emissioni totali aumentano però a 450.000 mtCO2e, quindi ben oltre l’inquinamento generato da più di un centinaio di centrali a carbone in un anno. Gli accademici che hanno pubblicato lo studio hanno ammesso comunque che la loro ricerca è “solo un’istantanea conservativa di alcune attività ad alta intensità di carbonio”, aggiungendo che quest’analisi dovrà essere sottoposto a revisione paritaria, con un approfondimento più completo delle emissioni del conflitto necessaria. Lo studio rileva infine che ci saranno notevoli costi legati al carbonio per la ricostruzione di Gaza, che “comporterà un livello di emissioni annue totali superiore a quello di oltre 130 paesi, paragonandoli a quelli della Nuova Zelanda”.

In generale i conflitti, oltre che generare morte, fanno aumentare l’inquinamento. Un recente rapporto pubblicato dagli Scientists for Global Responsibility e dall’Osservatorio sui conflitti e l’ambiente ha stimato l’impronta di carbonio totale delle forze armate al 5,5% delle emissioni globali, sebbene altre stime siano state inferiori. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, iniziata nel febbraio 2022, ha già provocato un incremento delle emissioni di carbonio e causato danni ambientali significativi, legati a combattimenti attivi, trasporti, incendi, sfollamenti di persone e ai costi stimati di ricostruzione dell’Ucraina quando la guerra sarà finita. In un recente studio, l’Initiative on GHG Accounting of War ha stimato che le emissioni in soli 18 mesi di guerra Russia-Ucraina hanno raggiunto i 150 milioni di mtCO2e, che è più delle emissioni annuali di gas serra di un Paese altamente industrializzato come il Belgio. La maggior parte delle emissioni militari sono state attribuite al consumo di carburante da parte delle truppe russe, seguito dalla domanda di carburante da parte dei soldati ucraini. Anche l’uso di munizioni, equipaggiamento militare e la costruzione di fortificazioni furono fattori chiave nella guerra.

Il più recente conto dei danni ambientali in Ucraina è stato stimato all’inizio di novembre in “56 miliardi di dollari, una somma impressionante”, afferma Jaco Cilliers, rappresentante del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) in Ucraina. D’altronde quasi il 30% delle aree forestali ucraine e circa il 20% dei parchi naturali nazionali sono stati colpiti dalla guerra, spiega Ruslan Strilets, ministro ucraino della Protezione ambientale e delle Risorse naturali. Gli alberi distrutti durante i combattimenti “erano cresciuti per decenni, a volte per secoli, e in pochi giorni (i russi) hanno bruciato questi preziosi ecosistemi”, dove vivevano molte specie animali. Nell’est del Paese, dove i combattimenti sono stati particolarmente feroci, una foresta di querce di oltre 300 anni è stata “completamente distrutta dalla guerra“, secondo Bohdan Vykhor, direttore del Wwf Ucraina, che non vede come potrebbe “essere ricostituita nel prossimo futuro“. E per quanto riguarda lo sminamento del 30% circa del territorio che è stato o potrebbe essere stato minato, ci vorranno probabilmente “decenni”, aggiunge Strilets.

Valentina Innocente

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