Ue taglia stime crescita eurozona. Nel 2025 Italia maglia nera in Europa

L’Italia perde slancio, e nel 2025 tornerà maglia nera dell’Ue per ritmi di crescita. Causa tensioni geopolitiche quali un conflitto in Medio Oriente che si estende e sfociata con la crisi del mar Rosso, e una guerra in Ucraina che va avanti, la crescita tricolore perde smalto. La Commissione europea, nelle previsioni economiche d’inverno, taglia di 0,2 punti percentuali le stime per il 2024 rispetto alle precedenti previsioni di novembre: Pil a +0,7% e non più 0,9%. Non solo. Se l’Italia non saprà correre ai ripari nel 2025 sarà maglia nera per performance di crescita: 1,2% insieme alla Germania, ma comunque ultimo indice di eurozona e Ue.

Non proprio bene, volendo fare paragoni. Considerando oltretutto che l’esecutivo comunitario , nello stilare le previsioni economiche per l’Italia, considera che il Paese sappia fare le riforme. L’assunto alla base è che si attui il Piano nazionale per la ripresa (Pnrr). In Italia “gli investimenti sono destinati a riprendersi, guidati da progetti infrastrutturali finanziati dal governo e dal Recovery Fund” che finanzia il Pnrr. Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, rinnova l’invito al governo Meloni e alla maggioranza a fare presto e bene. L’efficace attuazione dei piani nazionali per la ripresa è una priorità fondamentale, così come la duplice transizione verso un’economia verde e digitale”. Avanti con le riforme, soprattutto considerato che nel Belpaese gli investimenti hanno subito “un notevole rallentamento”, rileva il documento di Bruxelles, a causa dell’aumento dei costi di finanziamento da una parte e della graduale eliminazione dei crediti d’imposta per la ristrutturazione delle abitazioni dall’altra. Un riferimento al Superbonus. “Non spetta alla Commissione dire se le decisioni prese dal governo italiano sono positive o negative”, commenta Gentiloni. “Certamente è ragionevole che il governo abbia preso in considerazione l’impatto finanziario di queste misure”. Quindi smorza sul nascere ogni possibile dubbio sulla tenuta tricolore. “Nel caso dell’Italia le previsioni sono nella media europea , come accade ormai da dopo la pandemia, e questo credo possa dare fiducia anche all’economia italiana”.

Già, la media europea. Se per l’Italia si corregge al ribasso la crescita di 0,2 punti percentuali, per l’eurozona lo si fa di quasi mezzo punto. Pil di eurolandia atteso adesso allo 0,8% nel 2024 rispetto all’1,2% indicato nelle scorse previsioni d’autunno. Per il 2025 crescita più contenuta all’1,5% anziché 1,6%. Analogo l’andamento per l’Ue nel suo complesso: crescita attesa dello 0,9% (invece di 1,3%) per il 2024, mentre resta invariato il valore per il 2025 all’1,7%. In questo contesto spiccano le previsioni per la Germania: certificato la contrazione del 2023 appena chiuso (-0,3%), il motore economico dell’eurozona continuerà a fare fatica anche quest’anno e la crescita sarà pressoché zero, 0,3% , mezzo punto in meno rispetto a quanto ci si attendeva pochi mesi fa (0,8%). Se le cose non si complicano ulteriormente l’economia tedesca dovrebbe ripartire nel 2025 (1,2%), per il bene di Eurolandia, ma intanto la frenata della Germania rischia di produrre negative per tutti. Dati che in parte anche il ‘tempo pazzo’. “I rischi climatici e la crescente frequenza di eventi meteorologici estremi continuano a rappresentare una minaccia” per la crescita dell’economia dell’Ue e dell’eurozona. Ma in buona parte si spiegano con le tensioni recenti, prima fra tutte quelle nel mar Rosso. “Siccome la spedizione attraverso il Mar Rosso è stata deviata, i tempi di consegna per le spedizioni tra l’Asia e l’Ue sono aumentati di 10-15 giorni e i costi sono aumentati di circa il 400%”, sottolinea Gentiloni.

Sulla debolezza economica dell’UE e dei suoi Paesi dell’eurozona grava anche la frenata della Cina.Il previsto rallentamento della crescita negli Stati Uniti e in Cina pesa sulla domanda” , ma ci si sofferma soprattutto sul mercato asiatico. L’esecutivo comunitario riconosce che l’’economia cinese “si trova in una fase critica”. Vuol dire che “un ridimensionamento dell’attività economica più rapido del previsto, in assenza di un riorientamento globale delle politiche, potrebbe avere ricadute negative sulla crescita dell’economia dell’UE”. La nota positiva, in questo scenario, è un allentamento della pressione sui prezzi, soprattutto sulle materie prime energetiche, che vuol dire minore inflazione.

La buona notizia, in queste previsioni economiche non proprio esaltanti, arriva dalla curva dell’inflazione. Per l’eurozona la Commissione europea la taglia per il 2024: è ora attesa al 2,7 % , e non più al 3,2% come previsto nelle ultime previsioni economiche di novembre. Resta invece invariata al 2,2% per il 2025. Merito di un percorso già iniziati nei mesi scorsi. “I prezzi più bassi delle materie prime energetiche e la dinamica economica più debole hanno portato l’inflazione su un percorso discendente più ripido di quanto previsto”, si legge nel documento della Commissione Ue. Questa parabola discendente fa bene anche all’Italia, dove l’indice del caro-vita viene ritoccato al 2% rispetto al 2,7% di novembre. La riduzione del caro-vita potrebbe giocare un ruolo importante nell’economia italiana, soprattutto per quanto riguarda i consumi.

Valentina Innocente

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