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Proviamo a immaginare le città ‘a misura d’api’

Stiamo ripensando le nostre città sempre più a misura d’uomo. Ora dovremmo immaginarle anche ‘a misura di api‘. Il percorso verso una equilibrata transizione ecologica passa anche dalla salute degli insetti impollinatori, che svolgono un ruolo importante per gli ecosistemi e allo stesso modo possono essere considerati una cartina tornasole per monitorare la buona condizione dell’ambiente. Soprattutto nelle città.

Perché l’urbanizzazione influisce in modo negativo sulla presenza di impollinatori e sull’entità di nettare trasportato. E ora i ricercatori dell’università degli Studi di Milano-Bicocca l’hanno misurato scientificamente: al crescere delle aree cementificate diminuisce la presenza di insetti impollinatori (nella ricerca: api selvatiche e sirfidi), diminuisce il consumo di nettare rilevato sui fiori analizzati, e si appiattisce inoltre la ricchezza di specie di piante nel polline trasportato.

Oltre a rilevare gli impollinatori, i ricercatori hanno raccolto campioni di nettare dai fiori più diffusi nei 40 siti analizzati, per poi osservarli in laboratorio utilizzando uno spettrofotometro, e calcolare la massa di zucchero contenuta. I pollini sono stati invece raccolti dal corpo dei singoli insetti per poi identificarli con tecniche molecolari di riconoscimento tramite DNA.

Che fare allora? “I modelli di questo studio potranno servire come base per pianificare il paesaggio urbano in funzione degli impollinatori“, spiega Paolo Biella, ricercatore di Ecologia all’università di Milano-Bicocca nel gruppo ZooPlantLab. A cominciare dalla presenza di aree verdi nelle città: “È importante che non siano troppo distanti l’una dall’altra” spiega, “e che siano più funzionali alla biodiversità che all’estetica“. Significa prevedere aree inselvatichite, o aree appositamente composte da strisce floreali a favore di insetti: “In questo caso privilegiando fiori con morfologie e stagionalità differenti fra loro“, continua il ricercatore.

Gli insetti impollinatori sono fondamentali per la riproduzione di determinate specie di piante, e svolgono – anche negli orti urbani – un ruolo importante nella produzione di frutti e semi per la nostra dieta “a cui sono legati composti importanti” spiega Paolo Biella “come vitamina A e betacarotene“. Ma l’attività antropica minaccia questo ecosistema. E non solo con cementificazione e temperature sfavorevoli: una ricerca appena pubblicata dall’Università di Firenze ha documentato per la prima volta anche lo stress sul metabolismo delle api derivato dall’esposizione a microplastiche.

La sensibilità delle persone alla tematica, però, “sta migliorando“, come rileva Paolo Biella, “anche grazie alle attività didattiche e mediatiche che stanno avvicinando i cittadini alla conoscenza della natura“.

Nadia Bisson

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