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Il piano della Germania: riaprire al carbone

Tra i Paesi dell’Unione Europea che hanno preso la decisione di riattivare le centrali a carbone spicca uno degli attori politici ed economici di maggior peso sul territorio comunitario: la Germania della coalizione socialdemocratici-Verdi-liberali. Dopo i tagli fino al 60% del gas inviato dall’azienda energetica statale russa Gazprom a Berlino attraverso il gasdotto Nord Stream 1 da metà giugno, il gabinetto guidato da Olaf Scholz ha preso la decisione di riaprire alcune centrali elettriche a carbone già dismesse, anche per sopperire ad altri tagli. In un’intervista rilasciata a GEA, la vicepresidente del Parlamento Europeo e membro della commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia (ITRE), Nicola Beer, ha spiegato quali sono le motivazioni che hanno spinto Berlino a prendere questa decisione. Ma l’eurodeputata tedesca liberale del gruppo di Renew Europe ha anche sottolineato come l’utilizzo immediato di carbone e gas (grazie ai partner dell’Ue) per troncare la dipendenza da Mosca debba essere accompagnato da sforzi per accelerare la produzione di rinnovabili e incentivare lo sviluppo di nuove tecnologie energetiche.

DOMANDA. Vicepresidente Beer, è preoccupata per il rispetto della legge europea sul clima, considerata la decisione tedesca di riattivare le centrali a carbone per far fronte alla carenza di gas dalla Russia?

RISPOSTA. “Prosciugare il sistema di Putin e non finanziare più la sua macchina da guerra è la nostra priorità, non dobbiamo avere il paraocchi sulla possibilità di utilizzare tutte le fonti energetiche possibili. Avere la Russia come fornitore unilaterale di energia è stato un errore commesso durante l’era Merkel e questa è una delle ragioni della dipendenza energetica della Germania dalla Russia”.

D. E quale dovrebbe essere la risposta?

R. “Ora dobbiamo affrontare la realtà geopolitica, soprattutto quando si tratta dei bisogni dei cittadini. Abbiamo bisogno di soluzioni sostenibili per l’intera società, non solo per una ricca élite. Dobbiamo puntare su disponibilità, accessibilità e sostenibilità. Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione: accelerare sulle energie rinnovabili, ma, in uno scenario di emergenza come questo, anche l’uso prolungato del carbone e dell’energia nucleare deve essere un’opzione. Tutto il resto fa solo il gioco di Putin”.

D. La Germania ha fissato l’obiettivo di eliminare la dipendenza dal carbone entro il 2030. Questo obiettivo è ancora raggiungibile adesso?

R. “La nostra ambizione è di farlo funzionare. Oltre agli strumenti citati, dobbiamo rendere disponibili fonti completamente nuove. Per esempio, l’energia nucleare da fusione: questa tecnologia potrebbe essere disponibile prima e più rapidamente, se facessimo adesso investimenti efficienti e intelligenti in questa direzione. Oltre alla ricerca e allo sviluppo, dobbiamo adattare le nostre normative, in modo da ottenere la necessaria diversificazione delle fonti energetiche e, allo stesso tempo, utilizzare energia pulita senza dipendenze”.

D. Con la Russia che ricatta l’Europa e con l’aggravarsi della crisi energetica, quale può essere una soluzione a lungo termine per garantire l’approvvigionamento energetico e allo stesso tempo proteggere l’ambiente?

R. “Non c’è dubbio che dobbiamo accelerare la transizione energetica per attuare e rendere operative le energie rinnovabili, abbiamo bisogno delle rinnovabili il più rapidamente possibile per la sovranità energetica europea. Tuttavia, il gas rimarrà ancora un’importante tecnologia-ponte. Ecco perché abbiamo bisogno di maggiori sforzi per ottenere altri partner per la fornitura di gas, ad esempio Israele”.

D. Alcuni Stati membri dell’Ue stanno tornando al carbone, altri stanno spingendo sull’energia nucleare. Come pensa che la guerra russa in Ucraina condizionerà il voto della prossima settimana sulla tassonomia nella sessione plenaria del Parlamento Europeo?

R. “Ovviamente è assurdo che il gas e l’energia nucleare debbano essere etichettati come verdi. Ci troviamo di fronte a una legislazione fatta male: l’attuale tassonomia, come sistema di etichettatura, categorizza specificamente ogni attività economica, anziché limitarsi a fornire informazioni sulle opportunità di investimento verdi. Nel contesto della guerra, dobbiamo garantire che ci sia il riscaldamento in inverno e che l’energia rimanga disponibile e accessibile a tutti”.

D. Qual è l’impatto della guerra russa in Ucraina sul Green Deal europeo? I suoi obiettivi subiranno ritardi per questo motivo?

R. “Dobbiamo rispettare gli obiettivi climatici, perché l’ambiente non può aspettare. Vanno utilizzate le diverse risorse energetiche a disposizione in un nuovo mix: per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo accelerare l’aumento di produzione delle rinnovabili, perché dovremo utilizzare tecnologie-ponte come il gas e il carbone più a lungo di quanto previsto. L’adeguamento del piano temporale è fondamentale per uscire dalla dipendenza da Putin senza ritardare il successo della transizione verde”.

Giulia Proietto Billorello

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