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Eroe (Legambiente): Non c’è ragione per ritornare al carbone

Se c’è un insegnamento da trarre in questo momento storico è che la dipendenza energetica rende deboli e continuamente ricattabili. Si deve agire su due binari paralleli, quello dell’emergenza (diversificando) e quello della struttura, con una strategia che permetta di affrancarsi non solo dai Paesi, ma anche dalle fonti. Ecco perché il carbone non può essere una exit-strategy dalla crisi, neanche a breve termine. Ne è convinta Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente: “Non c’è una sola ragione, né ambientale né economica che giustifichi un ritorno al carbone”, afferma, intervistata da GEA. Tanto più che le poche centrali italiane andranno riconvertite al 2025. In questo momento sono 7.900 i megawatt di potenza installata e le centrali che lavorano a regime sostenuto sono solo quelle di Brindisi e Civitavecchia. “La risposta all’emergenza non arriva minimamente dal carbone – insiste Eroe – non siamo ricchi né di gas, né di carbone né, tanto meno, di uranio. Abbiamo necessità di investire nelle fonti disponibili, le rinnovabili”.

Per dimostrare che l’Italia non intende frenare nella corsa alle energie pulite, il governo ha deciso di sostituire i 30 miliardi di metri cubi di gas russo con 25 miliardi di metri cubi di gas provenienti da altri Paesi, i restanti cinque saranno compensati con rinnovabili ed efficientamento. “Ma cinque miliardi di metri cubi è una produzione davvero esigua – avverte l’attivista -, parliamo del 4% di energia nazionale. Si potrebbe recuperare facilmente semplicemente con una politica di solarizzazione dei tetti, invece stiamo affossando il Superbonus…”.

Il problema principale del carbone come fonte energetica non è comunque l’assenza di materia prima, ma l’impatto. Quantificare quanto inquina una singola centrale “è complesso”, spiega Eroe: “Parliamo di inquinanti diversi, ci ci sono problemi legati all’emissione di Co2 ma anche ai metalli pesanti, al particolato, all’ozono. Sono tutti inquinanti che possono avere ripercussioni sulla salute rispetto al sistema cardiocircolario, alla fertilità, ai tumori. Esistono una serie di ripercussioni che dimostrano che non è solo una questione di clima, ma anche di salute”.

Le centrali italiane cambieranno tutte destinazione a breve. I progetti di riconversione sono in discussione, “andranno realizzati quasi in parallelo rispetto alla chiusura”, afferma. La lotta degli ambientalisti, ora, è per evitare che la riconversione sia a gas “premeremo per le rinnovabili, magari per l’eolico“. Quel che è certo è che le possibilità sostenibili sono tante e tutte alla portata: “Il mondo energetico nella riconversione offre panorami molto diversi”.

Giulia Proietto Billorello

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