Ukraine's President Volodymyr Zelensky prepares for a plenary meeting at a summit held at Lancaster House in central London on March 2, 2025. European leaders descend upon London today for talks to "drive forward" action on Ukraine, according to the office of UK Prime Minister Keir Starmer. The summit caps off a week of intense diplomacy for host Starmer, who met with President Donald Trump on Thursday in an effort to draw together the European and US approaches to the Ukraine conflict. (Photo by JUSTIN TALLIS / POOL / AFP)
Il bilaterale con il presidente russo, Vladimir Putin, potrà avvenire soltanto “dopo un accordo sulle garanzie di sicurezza per Kiev”. Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, parlando con un gruppo di giornalisti. “Vogliamo raggiungere un’intesa sull’architettura delle garanzie di sicurezza entro sette-dieci giorni. E sulla base di tale intesa, intendiamo organizzare un incontro trilaterale” che includa il presidente americano Donald Trump, ha precisato il leader ucraino. Esclusa l’ipotesi di Mosca, il faccia a faccia, dovrebbe avvenire “in Austria, Svizzera o Turchia”. “Riteniamo giusto – ha detto Zelensky– che l’incontro si svolga in un paese europeo neutrale”. Tenere questa riunione a Budapest “non sarebbe facile” vista la vicinanza tra l’Ungheria e la Russia. Anche se, “non c’è ancora alcun segnale da Mosca che dimostri che hanno davvero intenzione di avviare negoziati significativi e porre fine a questa guerra. È necessaria pressione. Sanzioni forti, tariffe forti”.
Il leader ucraino ha precisato che “la Cina non può essere garante della sicurezza” di Kiev, “in primo luogo” perché “non ci ha aiutato a porre fine a questa guerra sin dall’inizio. In secondo luogo, ha aiutato la Russia aprendo il mercato dei droni”. “Non abbiamo bisogno di garanti che non aiutano l’Ucraina”, ha aggiunto.
Negli ultimi giorni si sono intensificati i contatti diplomatici per trovare una via d’uscita all’invasione russa iniziata nel febbraio 2022, il peggior conflitto armato in Europa dalla seconda guerra mondiale. Ma l’intensità delle ostilità non accenna a diminuire e entrambe le parti sembrano prepararsi a un proseguimento dei combattimenti. Le incognite rimangono numerose, date le posizioni opposte di Mosca e Kiev, in particolare sulla questione dei territori ucraini occupati e sulle garanzie di sicurezza che Kiev sta negoziando con i suoi alleati. Trovare un accordo si preannuncia complesso.
Negli ultimi mesi, europei e americani hanno evocato diverse possibilità, che vanno da garanzie simili al famoso articolo 5 della Nato allo schieramento di un contingente militare in Ucraina o ancora al sostegno in materia di formazione, aerea o navale. L’Ucraina ritiene che, anche se si trovasse una soluzione a questa guerra, la Russia tenterebbe comunque di invaderla, da qui l’importanza di tali garanzie. Mosca, che considera l’espansione della Nato ai suoi confini come una delle “cause profonde” che hanno portato al conflitto, respinge categoricamente la maggior parte di queste ipotesi e vuole che le sue richieste siano prese in considerazione.
Nonostante gli incontri diplomatici, il conflitto non mostra segni di rallentamento. Nella notte tra mercoledì e giovedì, la Russia ha lanciato il suo più grande attacco con droni e missili delle ultime settimane, causando un morto e una quindicina di feriti, secondo le autorità locali. Mosca ha utilizzato 574 droni e 40 missili, ha affermato l’aviazione ucraina. Zelensky ha accusato Mosca di ammassare truppe nella parte occupata della regione di Zaporijjia, nel sud dell’Ucraina, in vista di una potenziale offensiva. Secondo il leader ucraino, Mosca sta trasferendo in questa zona le sue forze dalla regione russa di Kursk, una piccola parte della quale era stata occupata dalle forze ucraine fino alla primavera scorsa e dove Kiev afferma di continuare i suoi attacchi.
Da parte sua, l’Ucraina sta cercando di aumentare la produzione di armi, un modo per ridurre la sua dipendenza dagli aiuti degli alleati. Zelensky ha affermato che il suo Paese ha testato con successo un nuovo missile con una gittata di 3.000 chilometri chiamato Flamingo. “Si tratta attualmente del nostro missile più potente”, ha dichiarato, evocando una possibile produzione di massa entro la fine dell’anno o all’inizio del 2026.
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