Aumenta superficie agraria utilizzata, ma crolla quella di grano duro. Rischio rincari

Nel 2022-23 in Italia la superficie agricola utilizzata (Sau) è aumentata rispetto all’annata precedente dello 0,6%, certifica l’Istat, che puntualizza come l’incidenza percentuale dei seminativi sia dal 54,1% del 2022 al 53,9% del 2023. In particolare. E per questa stagione le aziende agricole prevedono lievi variazioni per le superfici investite a frumento tenero (+1,4%) e a mais (-0,9%), mentre l’istituto di statistica segnala importanti diminuzioni per il frumento duro (-11,9%) e per l’orzo (-8,7%). In generale, diversamente dall’andamento degli ultimi anni, nel 2024 le previsioni registrano una diminuzione, sebbene lieve, della Sau (-1,9%) e delle superfici investite a seminativi (-1,8%), ma si prevede una flessione più significativa delle superfici a cereali (-6,7%), le quali tuttavia rappresentano le coltivazioni più importanti; le superfici investite a cereali mantengono livelli piuttosto costanti (43,0%) sia rispetto al 2022 (42,9%) che al 2021 (43,1%), seguiti da erbai e pascoli temporanei, che valgono il 34,8% dei seminativi.

Il calo dei terreni coltivati a cereali, in particolare a grano duro, può ora diventare un problema sul fronte consumatori, ovvero sui livelli di pasta e pane. Intanto i futures del grano sono scambiati a 7,1 dollari per bushel (circa 27 kg) alla Borsa di Chicago, raggiungendo il prezzo più alto dalla fine di luglio 2023 a causa delle preoccupazioni relative all’interruzione dell’offerta dovuta al maltempo. Si prevede infatti che le gelate nelle regioni produttrici di grano in Russia abbiano eliminato l’1% della superficie seminata a grano, portando a dichiarare lo stato di emergenza in tre regioni. Si stima che circa 900mila ettari di raccolto siano andati perduti a causa delle gelate e della mancanza di pioggia. Inoltre, all’inizio di maggio, forti inondazioni hanno colpito lo stato brasiliano del Rio Grande do Sul, un grande produttore di grano. A questo si aggiunge il fatto che la Ue ha introdotto dazi sull’import di grano russo, pari a 95 euro per tonnellata. Una scelta che secondo il capo del Rosselkhoznadzor russo (il Servizio federale di sorveglianza veterinaria e fitosanitaria), Sergei Dankvert, danneggerà innanzitutto il mercato europeo e potrebbe portare alla perdita delle capacità di trasbordo del grano.

Prima di tutto colpirà il loro mercato. Il grano duro che produciamo è destinato alla trasformazione, Italia e Spagna in primis. È estremamente necessario“, ha detto all’agenzia Interfax. “Certo, possono trovarlo altrove, ma costerà di più. Il nostro grano è più economico“, ha aggiunto. Quindi quello che stanno facendo, è “tagliarsi il naso per far dispetto alla propria faccia”, ha spiegato Dankvert. Per tutto il 2023 e l’inizio del 2024 le grandi forniture di grano russo hanno inondato il mercato mondiale e depresso i prezzi, evidenziando la considerevole influenza che la Russia proietta sui mercati globali dei cereali. Pertanto, un potenziale di rendimento inferiore in Russia ha un impatto significativamente rialzista sui prezzi globali, anche se le prospettive generali per le pianure meridionali degli Stati Uniti rimangono più ottimistiche in quanto i livelli di umidità e le condizioni di siccità migliorano. Tuttavia, nelle ultime settimane, le condizioni asciutte e variabili hanno sollevato preoccupazioni riguardo alle prospettive di produzione del 2024.

L’umidità, viste le abbondanti piogge in Europa a ridosso della stagione della mietitura, è un altro elemento che alimenta il rally del frumento, rally che avrà inevitabili ripercussioni anche sui prezzi di pane e pasta considerando anche le abbondanti importazioni proprio dalla Russia. Ma per quelle ci sarà da aspettare alcune settimane. In Gran Bretagna, l’Energy & Climate Intelligence Unit, è già scattato l’allarme su biscotti, birra e appunto pane.

Valentina Innocente

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