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Auto, sindacati in piazza: “Stellantis subito a Palazzo Chigi”. Urso: “Domani convocazione”

In 20mila a Roma per chiedere al governo di rilanciare la politica industriale dell’automotive e a Stellantis di ‘cambiare marcia’. Sono i dati dell’adesione allo sciopero nazionale del settore indetto da Fim, Fiom, Uilm, che dal palco di Piazza del Popolo hanno fatto risuonare un messaggio forte e chiaro: Palazzo Chigi deve convocare azienda e sindacati al più presto possibile.

Alla fine della giornata lavorativa, Stellantis comunica che nei propri siti la percentuale media di adesione allo sciopero è stata “complessivamente dell’8,8% e che “la produzione non ha registrato alcuna interruzione negli impianti attualmente operativi”.

“I metalmeccanici si sono uniti e stanno unendo il Paese e le forze politiche, perché c’è un interesse comune: salvaguardare gli stabilimenti di Stellantis in Italia, la ricerca, lo sviluppo, la componentistica“, dice il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, prima che il corteo muova la testa da Piazza Barberini. “Scioperiamo per il futuro del nostro Paese. I lavoratori non possono essere usati come ostaggio in una guerra tra politici o tra i politici e l’amministratore delegato, perché poi a pagarne le conseguenze siamo noi. E noi siamo stanchi di pagare le conseguenze di scelte fatte da altri“, lamenta.

Dura anche la posizione della Uilm: “Manifestiamo nei confronti di governo, Europa e Stellantis: le loro azioni sembrano contrastanti, invece sono speculari, cioè l’obiettivo è lo stesso, far venire altri produttori, cinesi, non per raggiungere le produzioni che già facciamo ma in sostituzione“, tuona il segretario generale, Rocco Palombella. Cita cifre e percentuali, invece, il leader della Fim Cisl, Ferdinando Uliano: “Abbiamo elaborato i dati del primo trimestre, poi dopo sei mesi e ancora dopo nove mesi aggiungiamo negatività. È un profondo rosso in tutti gli stabilimenti“, avverte. “Abbiamo -70% di produzione a Mirafiori rispetto all’anno scorso, -76 a Modena, -68 a Melfi. È tutto meno, un disastro continuo, questa cosa deve essere invertita, deve essere presa in mano dalla Presidenza del Consiglio, perché stiamo parlando dell’11% della ricchezza prodotta e all’incirca di 1,2 milioni di lavoratori che girano“.

Ci sono anche i segretari di Cgil, Cisl e Uil accanto ai metalmeccanici. “Chiediamo al governo e al presidente del Consiglio che convochino un tavolo dove ci siano Stellantis, tutta la componentistica e tutte le organizzazioni sindacali: non possiamo più aspettare, c’è bisogno di un piano industriale che rilanci la produzioni nel nostro Paese“, dice Maurizio Landini. “Contemporaneamente, c’è bisogno che questa azione abbia una dimensione europea, perché è tutto il sistema industriale europeo a rischio“. Duro il commento di Pierpaolo Bombardieri: “Una richiesta al governo, alla politica, al ministro Urso: basta chiacchiere, servono fatti concreti. Non ci possiamo permettere di leggere tutti i giorni di chiusure dei siti produttivi per il costo dell’energia e per la mancanza politiche industriali. Il governo deve chiarire cosa farà“. Luigi Sbarra, poi, chiede che l’azienda “mantenga gli impegni che ha assunto col sindacato e con il governo di rilanciare la filiera dell’automotive nel nostro Paese concentrando risorse, investimenti e nuovi modelli, aumentando la capacità produttiva e salvaguardando tutti i posti di lavoro“.

La risposta dell’esecutivo arriva da Torino, dove Urso, a margine della presentazione di Argotec, seguire con “rispetto” l’iniziativa dei sindacati assicurando che “domani convocherò l’azienda“. Il responsabile del Mimit lascia il campo alle sigle, ma da domani “ci muoveremo per convincere Stellantis che qui è il luogo migliore dove investire: dove è nata l’auto, dove con l’auto sono nati l’industria italiana e l’orgoglio del Made in Italy“.

“La fase di transizione del settore automobilistico verso modelli di produzione sostenibile e verso l’elettrificazione della mobilità, in linea con gli obiettivi del Green Deal posti dall’UE, rappresenta la matrice del disagio alla base dello sciopero. Di questo Stellantis è pienamente consapevole“, spiega l’azienda in una nota, sostenendo che la manifestazione di oggi, “alimentata essenzialmente dalla preoccupazione per il conseguente attuale calo della produzione negli stabilimenti italiani del Gruppo, ma anche dalle ricadute su tutta la filiera, richiama inevitabilmente l’attenzione, oltre che della stessa Stellantis, anche delle istituzioni, nazionali e europee, chiamate ad accompagnare questa trasformazione e a cercare soluzioni condivise”. A questo proposito, il Gruppo ribadisce la “ferma determinazione a garantire la continuità produttiva e delle attività, supportando tutti i lavoratori in questa fase”. Il percorso è “impegnativo“, viene sottolineato, e “comporta scelte complesse, non offre soluzioni immediate, e al contempo richiede unità d’intenti e visione. Obiettivo di tutti è che Stellantis, insieme ai suoi dipendenti, continui ad essere azienda leader nel futuro del settore automobilistico globale“.

Per le strade di Roma sfilano anche diversi sindaci dei comuni dove si trovano gli stabilimenti Stellantis. Il Coordinamento permanente presso Anci chiede all’esecutivo e al Mimit di essere incluso nei tavoli istituzionali sulla crisi del comparto, seguendo “con preoccupazione crescente” l’evoluzione della crisi del settore.

In piazza arrivano anche i rappresentanti delle forze politiche, ma solo delle opposizioni. “Abbiamo già richiesto, con tutte le altre opposizioni, che anche Elkann venga audito in Parlamento“, afferma la segretaria del Pd, Elly Schlein. Ricordando di aver chiesto “io stessa all’amministratore delegato Tavares, in audizione, che si confronti, certamente con il governo, ma soprattutto con sindacati e lavoratori, cosa che finora è mancata“. All’esecutivo lancia una sfida alla premier, Giorgia Meloni: “Ottenere che il Next Generation Eu continui. Convinca i suoi alleati delle destre nazionaliste europee a proseguire nella strada necessaria degli investimenti comuni“. Per Giuseppe Conte è “assolutamente necessario che il governo prenda in mano questa situazione e chiami Stellantis a chiarire strategie imprenditoriali per l’Italia“. Il presidente dei Cinquestelle garantisce che il suo partito starà “al fianco degli operai, perché il disastro sociale che si preannuncia con questo progressivo disimpegno di Stellantis dall’Italia è veramente serio“. Lo stesso termine lo usa anche il segretario di Azione, Carlo Calenda: “Occorre mettere un pacchetto, non solo per Stellantis, ma per tutte le imprese dell’indotto, che valgono 220mila posti di lavoro, 2.200 aziende, e convocare Tavares ed Elkann a Palazzo Chigi. Ma bisogna farlo subito, perché il prossimo anno avremo un disastro industriale annunciato“.

Chiama in causa l’esecutivo pure Angelo Bonelli: “Manca una strategia industriale, che investa nell’innovazione tecnologica, altrimenti rischiamo di lasciare spazi ai grandi competitor globali come la Cina“. Ecco perché il portavoce nazionale di Europa Verde dalla piazza vuole dire “basta al cinismo di una azienda, Stellantis, che ha applicato una strategia inaccettabile che è quella del ‘mordi e fuggi’, usufruendo di oltre 7 miliardi di fondi pubblici negli anni passati per poi delocalizzare in Paesi terzi“. Sulla stessa lunghezza d’onda si sintonizza anche il leader di Si e parlamentare Avs, Nicola Fratoianni, che rilancia: “L’azienda deve cambiare passo, ma anche il governo deve mettere in campo investimenti adeguati sulla transizione, invece di schierarsi con i campioni del rinvio e i climafreghisti di tutta Europa“.

Oltre alle single che sfilano a Roma anche l’Ugl Metalmeccanici scende in piazza in 7 siti industriali, insieme a Fismic e Aqcf. “È una giornata storica per l’Automotive, lavoratori e anche cittadini, nonché le sigle sindacali – dichiara il segretario nazionale, Antonio Sperahanno dato prova di sapersi mobilitare insieme per un obiettivo comune e cioè pretendere per l’Italia, Paese dall’indiscutibile tradizione industriale, un progetto strategico per tutto il settore che, ovviamente, dipende dalle scelte e dal destino del Gruppo Stellantis“.

Chiara Troiano

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