“Una visione talebana e poco solida in termini di ragionevolezza e robustezza scientifica delle argomentazioni”. Lo dice Antonio D’Amato, ex presidente di Confindustria e imprenditore nel ramo packaging, parlando di Europa in una intervista a La Verità. L’Europa ha in testa di “smantellare 30 anni di collaborazione virtuosa fra istituzioni europee, Stati membri ed imprese – prosegue -. Noi, l’economia circolare l’abbiamo realizzata rafforzando la nostra competitività, investendo miliardi di euro per differenziare, raccogliere, riciclare i rifiuti e dare nuova vita ai materiali recuperati con il meglio della tecnologia. Anche sulla plastica si stanno ottenendo risultati importanti con l’impegno delle industrie delle bevande e delle acque minerali. Ma con questa bozza di regolamento andiamo incontro non solo ad una battuta d’arresto, ma ad una vera e propria inversione di marcia”. Per D’Amato la visione dell’Europa è “insostenibile”, figlio di una “visione che punta alla deindustrializzazione. Rinunceremmo alle conquiste del progresso, alla qualità della vita, alla tutela del consumatore, agli standard di sicurezza e di salute. Torneremmo a ciò che eravamo nel dopoguerra coi cibi sfusi. Si acquistava ciò che si consumava. E ciò che non è venduto o consumato subito, va buttato. Il cibo sfuso non lo trasporti, non lo esporti, non lo importi, non lo conservi. Aumenterà lo spreco alimentare e i rischi per la salute. Perderemmo competitività, posti di lavoro e benessere sociale. Comprometteremmo la tenuta politica ed istituzionale dell’Europa”
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