“La debacle ambientale a cui assistiamo deve rammentarci che la creazione non è una proprietà di cui possiamo disporre a nostro piacere. Tantomeno è una proprietà di pochi”. Lo scrive Papa Francesco nel suo ultimo libro ‘Vi chiedo in nome di Dio’ (edizioni Piemme), a cura del giornalista argentino dell’agenzia Telàm, Hernan Reyes Alcaide.
Il Pontefice denuncia l'”enorme ingiustizia” subita dai paesi più poveri, che subiscono di più la crisi ambientale, “gli umili, coloro che vivono nelle zone costiere in abitazioni precarie, quelli che dipendono dai loro raccolti per alimentarsi o per i quali l’accesso all’acqua è difficoltoso”. Al tempo stesso però, aggiunge, “sono i paesi più sviluppati che usano e abusano delle nostre risorse”.
Francesco invita pertanto a una maggiore “solidarietà mondiale”: “E’ importante che gli effetti della transizione necessaria e urgente non ricadano sui più deboli, né sui paesi meno sviluppati o sui lavoratori. Questa transizione deve condurci a un contratto sociale più giusto, sostenibile e solidale”, afferma.
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