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Carburanti, allarme Banca Mondiale: via i sussidi alle fonti fossili, investite sul green

La Banca Mondiale ha esortato i governi a porre fine ai sussidi per i combustibili fossili per incoraggiare l’adozione di tecnologie energetiche più verdi: questa la ricetta, unitamente all’eliminazione delle limitazioni al commercio, per far fronte alla nuova crisi economica che potrebbe impattare sulla regione Asiatica. L’andamento dei prezzi del gas e del petrolio in particolare, ma in generale l’impennata dei prezzi delle materie prime legati al perdurare del conflitto in Ucraina indeboliranno l’economia asiatica; anche per la Cina è previsto un significativo rallentamento al 5% di crescita del Pil rispetto all’8,1% maturato nel 2021. A pesare sono anche i nuovi focolai di Covid che preoccupano Pechino. I dati sono racchiusi nella fotografia della Banca Mondiale, scattata nel rapporto pubblicato oggi, nel quale si prevede una crescita più lenta e un aumento della povertà nella regione dell’Asia-Pacifico quest’anno, poiché “shock multipli” aggravano i problemi per le persone e le imprese.

La crescita per la regione è stimata al 5%, in calo rispetto alla previsione originale del 5,4%. Lo scenario peggiore prevede che la crescita scenda al 4%. La regione ha visto un rimbalzo al 7,2% di crescita nel 2021 dopo che molte economie hanno vissuto pesanti flessioni dall’inizio della pandemia. L’invasione russa dell’Ucraina ha contribuito a far salire i prezzi del petrolio, del gas e di altre materie prime, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie e gravando sulle imprese e sui governi che stanno già lottando con livelli alti di debito, incrementato per far fronte alla pandemia. “Il susseguirsi degli shock significa che alla crescente sofferenza economica della popolazione si aggiungerà la contrazione della capacità finanziaria dei loro governi”, ha detto Aaditya Mattoo, capo economista della Banca Mondiale per l’Asia orientale e il Pacifico.

“Una combinazione di riforme fiscali, finanziarie e commerciali potrebbe mitigare i rischi, rilanciare la crescita e ridurre la povertà”. Il rapporto ha indicato tre principali shock potenziali per la regione: la guerra, il cambiamento della politica monetaria negli Stati Uniti e in alcuni altri paesi e un rallentamento in Cina. Mentre l’aumento dei tassi d’interesse può contribuire a frenare l’inflazione, ma gran parte dell’Asia è in ritardo nella ripresa dalla pandemia. Nel frattempo, l’economia cinese, già in fase di rallentamento, potrebbe vacillare qualora focolai di COVID-19 provocassero blocchi come quello ora in atto a Shanghai, la più grande megalopoli del paese. Questo probabilmente influenzerà molti paesi asiatici il cui commercio si basa sulla domanda dalla Cina.

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