“La condanna dell’Italia è l’ennesima dimostrazione che il nostro Paese non è uscito dalla logica dell’emergenza e delle scuse e che il problema dell’inquinamento atmosferico è ancora lontano dall’essere risolto”. E’ il commento di Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente alla condanna dell’Italia da parte della Corte di giustizia Ue per aver superato in maniera sistematica e continuativa il limite di 40 microgrammi per metro cubo di biossido d’azoto. “Invece di prendere decisioni efficaci e strutturali per arginare il problema in maniera trasversale e integrata – prosegue Zampetti -, il nostro Paese continua a perdere questa partita, sia in termini di vite umane che dal punto di vista economico. Secondo i dati della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) l’Italia è infatti il primo Paese in Europa per morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 90mila decessi l’anno. Da un punto di vista economico, parliamo di diverse decine di miliardi all’anno (stimate tra i 47 e i 142 miliardi di euro/anno) tra spese sanitarie e giornate di lavoro perse. Infatti, le morti premature sono solo la punta dell’iceberg del problema sanitario connesso con l’inquinamento atmosferico. Una situazione che va presa di petto ora, per non incorrere in ulteriori procedure di infrazione nei nostri confronti, considerando che la futura direttiva europea sulla qualità dell’aria rivedrà a ribasso i limiti secondo le nuove indicazioni Oms. Una situazione paradossale, considerando il fatto che la fonte principale di inquinamento del biossido di azoto (NO2) è attribuibile alla combustione dei motori diesel, che invece vengono ancora incentivati con bonus milionari alle auto dal nostro governo”, conclude.
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