È il minimo richiesto per evitare l’archiviazione della Cop28 come un fallimento. Ma è anche un accordo importante: rimette in moto la decarbonizzazione dopo tre anni di stallo seguiti alla pandemia da coronavirus. E segna la ripresa di un dialogo stretto — forse perfino un coordinamento — tra Stati Uniti e Cina anche sull’ambiente”. Così il politologo Ian Bremmer, capo di Eurasia, in una intervista a il Corriere della Sera. Dice ancora Bremmer: “È un compromesso, l’unico possibile. E, come tutti i compromessi, lascia spazi discrezionali. Ma è un accordo importante per almeno tre motivi: un fallimento avrebbe rovinato anche quanto fatto finora, mentre ora la decarbonizzazione potrà continuare con ulteriori impegni politici nel 2024 a Baku e fra due anni in Brasile. In secondo luogo, è la prima volta che viene ufficializzato l’obiettivo di uscita, sua pure progressiva, “in modo ordinato ed equo”, dai combustibili fossili. Non era mai successo in passato. Non ci si aspettava che accadesse proprio a Dubai. Infine il dialogo Usa-Cina: non solo continuano a parlarsi, ma è stata la pressione congiunta dei due giganti (anche del consumo di energia) a rendere possibile l’accordo”.
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