“La situazione sismica in Turchia e in Siria continua ad essere critica. La seconda faglia di lunedì con magnitudo 7.5 sulla placca anatolica si è distribuita per circa cento chilometri nella direzione est-ovest e nella zona centrale ha mostrato, sia pure in un’area limitata, uno spostamento di dieci metri”, spiega Alessandro Amato, dirigente di ricerca all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Nell’intervista a Il Corriere della Sera Amaro Aggiunge: “La placca anatolica si muove due centimetri all’anno rispetto alla placca arabica e le forze in gioco alimentano l’accumulo di energia. Si cerca di studiare l’andamento del fenomeno con i modelli teorici di trasferimento di stress, ma i risultati non aiutano a decifrare bene ciò che potrebbe accadere nel sottosuolo. Certo negli ultimi anni esaminando i dati storici e valutando con nuovi strumenti come i satelliti le deformazioni dei suoli abbiamo maggiore conoscenza. Possiamo quindi migliorare la prevenzione mentre la previsione resta impossibile”.
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