“Si è attivata una faglia di alcuni chilometri di lunghezza. Il movimento ha generato un sisma di magnitudo 4.9 a una profondità di 8,4 chilometri”. Lo dice Davide Piccinini, sismologo primo ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sezione di Pisa, intervistato da il Corriere della Sera sul sisma che ha colpito ieri la Toscana. “È una faglia definita ‘normale’, cioè di tipo distensivo, frequente nell’Appennino centro-settentrionale. Sono in corso analisi per puntualizzare i movimenti specifici. Sono faglie che provocano il ribassamento di un’area”, spiega. La ‘colpa’ è della placca Adriatica: “Sì, dipende dai movimenti della placca Adriatica, che trascina con sé la parte esterna della catena appenninica – aggiunge Piccinini -. Quanto è avvenuto ieri fa parte della normale dinamica di questa parte di Appennino». Ma cos’è la placca Adriatica? Il sismologo racconta che “è una sorta di promontorio della più grande placca Africana che si è insinuata all’interno di quella Euroasiatica. L’Appennino è al contatto tra quest’ultima e quella Adriatica. A Nord, come in Friuli, ci sono movimenti di compressione, sui lati movimenti di distensione-stiramento come in Mugello”. ma, garantisce Piccinini, non ci sono parentele tra il terremoto del Marocco e quello della Toscana: “Sono terremoti del tutto diversi. Quello del Mugello è stato un terremoto distensivo, quelli in Adriatico, come quello dell’Emilia del 2012, sono terremoti di tipo compressivo”.
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