“Abbiamo selezionato 34 principi attivi e 11 prodotti farmaceutici finiti, su questi abbiamo elaborato un indicatore di concentrazione delle importazioni che ci dà la possibilità di capire sia quanto l’Europa sia troppo dipendente da Paesi terzi rispetto all’importazione di alcuni prodotti, sia quanto questo avvenga solo dall’esterno e non da Paesi all’interno dell’Ue. Essere dipendenti non è una cosa negativa, ma questo indicatore ci consente di avere un alert sulle situazioni a rischio. Quando le importazioni sono troppo concentrate, provengono in una quota troppo alta da pochissimi Paesi esterni all’Ue, possiamo dire che c’è una situazione di rischio che va monitorata. Ci sono 16 prodotti su quelli selezionati per cui c’è un’altra concentrazione delle importazioni in pochi Paesi. Solo 6 di questi 16 hanno contemporaneamente una percentuale dell’import di più del 50% da Paesi al di fuori dell’Ue. Questo ci dà un campanello d’allarme di una dipendenza che potrebbe essere poco sana e che va monitorata”. Così Eleonora Mazzoni, direttrice area innovazione di I-Com, a margine dell’evento ‘Il nuovo approccio europeo alla salute e le ricadute per il sistema italiano’ organizzato da Withub a Roma, commenta lo studio effettuato insieme a GEA sulla dipendenza europea rispetto ai principi attivi dei farmaci.
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