Dicono che saranno le Olimpiadi più sostenibili di sempre. E dicono, anche, che Giovanni Malagò, al terzo mandato come presidente del Coni, voglia fare di Milano-Cortina 2026 il suo capolavoro come capo dello sport italiano. Dicono, infine, che nella veste di presidente della Fondazione e presidente del Consiglio di Amministrazione, Malagò abbia posto la ‘questione ambientale’ al centro del progetto olimpico perché se il mondo va in una certa direzione obbligata sarebbe per lo meno anacronistico – se non addirittura autolesionistico – procedere in senso opposto. “La sostenibilità non è una scelta voluta o dovuta ma necessaria. Frutto del combinato disposto tra i dettami del Cio e una tendenza sempre più diffusa e incline a favorire politiche in quella direzione. La sostenibilità è un dogma ormai irrinunciabile per chi vuole ambire a costruire progetti vincenti in ottica futura”, racconta in esclusiva a GEA.
Eppure non tutto è facile. Il presidente del Coni sa perfettamente che l’interlocuzione con le organizzazioni ambientaliste non è facile. Il timore che l’impatto infrastrutturale di Milano-Cortina possa incidere sul delicato ecosistema alpino è elevato. “Abbiamo un dialogo aperto e costante per illustrare in modo trasparente ogni tipo di intervento. Non c’è alcuna volontà di deturpare il paesaggio o impattare in modo irresponsabile a livello ambientale. È un tema che sta a cuore all’intera organizzazione nell’interesse del Paese e del suo sviluppo”, la sottolineatura fondamentale in vista dei ‘lavori’ che dovranno essere svolti nell’immediato futuro.
Sono due i temi caldi: la pista di bob a Cortina e la tangenzialina di Bormio. Nel primo caso c’è chi, addirittura, ha proposto di emigrare in Austria o di recuperare l’impianto olimpico del 2006 di Cesena Torinese: “Sono passati tre anni dall’assegnazione dei Giochi a Milano Cortina, risultato che ci ha inorgoglito, frutto di un lavoro straordinario capace di valorizzare le nuove regole d’ingaggio del Cio con un progetto low cost. Chi ha scelto il nostro bid lo ha fatto sulla base di un dossier preciso, sarebbe poco rispettoso e serio cambiare in corso gli orientamenti assunti, gratificati dal voto del Comitato Olimpico Internazionale. Senza dimenticare che parliamo di un intervento relativo a un’infrastruttura che versa in condizioni di degrado da molti anni”, dice Malagò. Insomma, Innsbruck è da escludere così come Cesana e ciascuna per ragioni diverse. Cortina avrà una pista nuova, anche a costo di esborsi non proprio in linea con la progettualità a bassi costi.
Quanto al secondo tema, quello della ‘tangenzialina’ di Bormio, la posizione del presidente del Coni è netta: “Non entro nel merito degli interventi viari. Ci sono due distinti piani di lavoro, uno prettamente sportivo, direttamente riconducibile alla Fondazione che presiedo, e quello infrastrutturale che è una prerogativa afferente a un’agenda di emanazione pubblica. È stato nominato il Commissario Luigi Valerio Sant’Andrea per gestire con procedure semplificate la progettazione e l’esecuzione di interventi stradali e ferroviari tra Lombardia e Veneto”.
La volontà del Coni e della Fondazione Milano Cortina è quella di lasciare qualcosa di concreto ai territori coinvolti. “Una legacy che va oltre le infrastrutture, un orizzonte vincente per affrontare il futuro”, puntualizza Malagò. “Ci sono studi importanti, realizzati da qualificati Atenei, che sottolineano la portata dell’indotto prodotto dall’evento, ma voglio soffermarmi sulla grande rilevanza delle ricadute immateriali. Sono quelle determinanti per il cambio di marcia nell’ottica di un Paese migliore”, sottolinea.
Ma in concreto in che modo quelle del 2026 saranno le Olimpiadi più green di sempre? Malagò lo spiega in maniera semplice ed efficace: “Sarà dedicata una speciale attenzione alla massimizzazione dell’impiego di materiali riciclati o rinnovabili sia nella fase di costruzione delle strutture temporanee e permanenti, sia durante l’allestimento delle sedi olimpiche”. Nello specifico, “è anche previsto l’utilizzo esclusivo di energia da fonti rinnovabili, prodotta sul posto o acquistata da fonti certificate, per soddisfare il fabbisogno complessivo durate l’evento. È un crocevia nevralgico nell’attuazione del progetto, una delle declinazioni irrinunciabili”, spiega Malagò. Che ha un obiettivo ambizioso: “Spero che l’Olimpiade possa determinare un cambio di passo che incida a livello culturale, mettendo lo sport – sempre più – al centro delle politiche sociali come essenziale strumento di crescita e di benessere”.
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