Il cambiamento climatico è responsabile della perdita di migliaia di miliardi di dollari ogni anno per le economie globali, con i paesi meno sviluppati che sopportano la stragrande maggioranza del peso. A due giorni dell’apertura della COP28 a Dubai uno studio condotto dall’Università del Delaware rivela che nel solo 2022, su scala globale, i cambiamenti climatici hanno causato una perdita del 6,3% del Pil ponderato in base alla popolazione. La cifra tiene conto sia delle conseguenze dirette del cambiamento climatico (sull’agricoltura, sull’energia e persino sulla produttività dei paesi), ma anche delle ricadute internazionali e delle perdite in termini di potenziali investimenti. La percentuale non ponderata della ricchezza globale persa è dell’1,8%, ovvero circa 1,5 trilioni di dollari.
“La differenza tra questi due dati riflette la distribuzione ineguale degli impatti, che si concentrano nei paesi a basso reddito e nelle regioni tropicali, generalmente più popolate e meno dotate di Pil”, spiegano gli autori del rapporto. Infatti, i paesi meno sviluppati sono esposti a una perdita media del PIL dell’8,3%, ponderata in base alla popolazione. Il Sud-Est asiatico e l’Africa meridionale sono particolarmente colpiti, con perdite rispettivamente del 14,1% e dell’11,2%.
Al contrario, alcuni paesi sviluppati, in particolare nel Nord Europa, hanno visto aumentare il loro PIL. Ma la situazione potrebbe presto ribaltarsi, avverte lo studio, pubblicato due giorni prima dell’inizio della 28esima edizione delle Cop che riunisce dal 30 novembre al 12 dicembre i paesi firmatari della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Uno dei principali temi che verranno discussi sarà l’adozione di un quadro per il nuovo fondo Onu destinato ad aiutare le nazioni più povere ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico, come deciso alla COP27.
“Il mondo è diventato più povero di trilioni di dollari a causa del cambiamento climatico, e la maggior parte di questo peso ricade sui paesi poveri. Spero che queste informazioni aiutino a chiarire le sfide che molti paesi già affrontano oggi e il sostegno di cui hanno urgentemente bisogno per rimettersi in carreggiata,” ha affermato James Rising, autore dello studio e assistente professore presso l’Università del Delaware.
Combinando Pil e perdite di capitale, l’analisi rivela che i paesi a basso e medio reddito hanno subito una perdita totale di 21mila miliardi di dollari dall’adozione della convenzione di Rio nel 1992. Lo studio specifica che queste perdite sono “stime prudenti” in quanto non vengono presi in considerazione gli impatti e le perdite non di mercato significativi.
L’ONU stima che i paesi in via di sviluppo avranno bisogno di più di 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 per combattere gli effetti del cambiamento climatico.
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