Categories: Clima e ambiente

Per Legambiente l’hub del gas nasconde insidie e costi: “Puntare sulle rinnovabili”

L’hub del gas porta insidie e costi per i consumatori e contribuenti, mentre le aziende fossili continueranno a fare profitti altissimi. E’ la posizione ribadita da Legambiente nel corso dei mesi. Da quando, cioè, il governo ha parlato per la prima volta del ‘piano Mattei’: per l’associazione “invocarlo per moltiplicare le infrastrutture per le fonti fossili è in contraddizione persino con la visione e l’ispirazione dell’ingegner Mattei che oggi cercherebbe di garantire fonti rinnovabili e meccanismi di stoccaggio dell’energia, non legandosi per decenni a un mercato volatile e costoso come quello del gas ha dimostrato di essere”.

Insieme a ong come WWF e Greeenpeace Italia, Legambiente continua a sollecitare il governo perché investa e acceleri su rinnovabili, efficienza, autoproduzione, reti elettriche e accumuli, invece che sul gas. “È questa la vera strategia energetica da mettere in campo insieme a 4 azioni: potenziamento uffici regionali per le autorizzazioni, aggiornamento e approvazione del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici e delle linee guide sull’installazione delle rinnovabili”, spiega il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani convinto che gli accordi presi con Algeria, Libia e altri Paesi delineano una diversificazione non del mix energetico, ma dei Paesi da cui l’Italia importerà gas.

Sono accordi che rischiano di condizionare pesantemente il futuro energetico italiano – continua – accompagnati come sono da impegni per opere inutili e costose, con benefici che andranno solo a grandi aziende e Paesi esteri, mentre i costi saranno scaricati sulla collettività”. Un esempio, per Legambiente, è il gasdotto dall’Algeria che potrebbe determinare anche la futura metanizzazione della Sardegna, “un passo indietro nel passato che condannerebbe l’isola alla dipendenza energetica dall’estero, invece di permetterle il salto tecnologico dalla fonte del passato, il carbone, a quelle del futuro, le energie rinnovabili”. A differenza del gas e delle altre fonti fossili, le energie rinnovabili, sole e vento, sono gratis. “Per questo non sono più ammessi ritardi”: come precisa Legambiente, l’Italia è infatti in forte ritardo nella diffusione delle rinnovabili, preferendo di gran lunga le fonti fossili come dimostrano i 41,8 miliardi di euro stanziati nel 2021 per questo settore. Ben 7,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente. “Occorrerebbe invece puntare alla sicurezza energetica, come richiama proprio il nome voluto dal governo accanto a quello di Ministero dell’Ambiente, investendo nella transizione alle rinnovabili e all’efficienza energetica, che sono l’unica via per garantire contemporaneamente prezzi più bassi, indipendenza dalle forniture estere e politiche climatiche efficaci”, ribadisce Ciafani.

Il paradosso dell’Italia, per il presidente di Legambiente, “è che continua a lavorare ed investire sulle fonti fossili molto più di quanto faccia sulle rinnovabili. L’Esecutivo Meloni, sulla scia dell’ex governo Draghi, con le politiche di diversificazione degli approvvigionamenti di gas fossile e il conseguente sviluppo di nuove infrastrutture nel Paese rischia di peggiorare la situazione”. Ma “è necessario invertire la rotta: è urgente snellire e semplificare gli iter autorizzativi, a partire, dai nuovi progetti di eolico a terra e a mare, accelerare sulla realizzazione dei grandi impianti a fonti pulite, sull’agrivoltaico che produce elettricità come integrazione e non sostituzione della coltivazione agricola, su reti elettriche e accumuli, sulla diffusione delle comunità energetiche che usano localmente energia prodotta da fonte rinnovabile; senza dimenticare una seria politica di riqualificazione del patrimonio edilizio capace di rispondere con i fatti alle nuove Direttive europee. Questa è la rotta giusta per accelerare la transizione energetica ed ecologica del Paese”.

Chiara Troiano

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