Sulla transizione ecologica ed energetica il cammino è ancora lungo. A confermarlo sono anche i dati del 57esimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi al parlamentino del Cnel. Il dato più allarmante riguarda la riduzione delle emissioni di gas serra, perché “tra il 1990 e il 2021” considerando le tonnellate pro capite all’interno dell’Unione europea “sono diminuite del 34,5%, sebbene nel 2021 si sia registrato un aumento rispetto all’anno precedente dovuto alla ripresa dell’attività economica dopo la pandemia“. Nei cinque maggiori Paesi membri emerge sì una riduzione generalizzata, ma nel dettaglio è la Germania a posizionarsi sul gradino più alto del podio con un incoraggiante -40%, arrotondato per difetto. Il nostro Paese, invece, “non riesce a mantenere il passo, raggiungendo un calo del 27,2%, inferiore al dato medio europeo, a quello francese e tedesco”, sottolinea l’analisi del Centro studi investimenti sociali.
I temi ambientali occupano molto dello spazio del report, che ovviamente tocca tutti i settori cruciali della vita del Paese. “La transizione energetica ha superato la prima stazione di arrivo e appare evidente che ora serve un bilanciamento tra sicurezza degli approvvigionamenti, innovazione tecnologica, riduzione dell’impatto delle attività industriali, schiodando la coscienza collettiva ferma al caro-energia“, mette in luce il Censis.
Per quel che riguarda i fenomeni climatici che stanno sconvolgendo l’ecosistema italiano, il rapporto 2023 mette in evidenza che “il 28,6% degli italiani ritiene azione prioritaria per superare le fragilità nei territori sia lavorare immediatamente per ridurre il rischio idrogeologico“. Perché “alluvioni e frane sono ogni anno più numerose e gli eventi sono sempre più estremi con costi economici e umani molto elevati“. L’altra via per la tutela del territorio consiste “nell’evitare di consumare ulteriormente suolo attraverso la rifunzionalizzazione delle aree abbandonate (lo pensa il 20,2%) o mediante regole restrittive (11,8%)“. E ancora, “il 17,8% ritiene che l’azione più importante da intraprendere consista invece nel diminuire le emissioni di gas clima-alteranti, causa del riscaldamento del pianeta. Ma il 72,9% si dichiara contrario alle azioni di sensibilizzazione sui temi ambientali dei gruppi organizzati come l’imbrattamento di monumenti e palazzi storici. Per l’83,7% degli ultrasessantacinquenni queste azioni dimostrative sono sbagliate, ma la quota si riduce tra ha tra 35 e 64 anni (72,2%)“.
Andando ancora più nel dettaglio, “Bologna e Firenze presentano una quota di popolazione esposta al rischio di alluvioni pari rispettivamente al 56,1% e al 36,9% del totale. Superiore alla media nazionale anche la quota a Genova (15,9%) e Reggio Calabria (14,3%). Un cittadino di Venezia su cinque convive con il rischio di alluvione“. Mentre sulla dispersione idrica, il Censis rileva che “in media viene sprecato il 42,2% di tutta l’acqua immessa nelle reti idriche locali con effetti sempre più negativi soprattutto in momenti di forte siccità prolungata“. Viene definita “molto critica” la situazione nel Sud, “dove si arriva al 55,4% di spreco nel caso di Catania“. Più in generale, considerando l’importanza delle città metropolitane nella partita per la sostenibilità dell’intero Paese, “nei 1.268 comuni che costituiscono le 14 città metropolitane italiane vivono poco meno di 21,3 milioni di italiani, il 36,2% del totale, occupando il 15,4% della superficie nazionale“. La densità del verde, però, “è uno dei punti deboli“. Infatti, “nelle città metropolitane di Torino (7,4 mq ogni 100 mq di superficie), Venezia (6,5 mq), Firenze (3,7 mq) e Palermo (2 mq)” è “superiore a quanto si registra in media nelle province italiane (1,7 mq di verde ogni 100 mq di superficie)“.
Infine, per quanto riguarda i dati Censis sulla mobilità, quello che emerge dal Rapporto 2023 è che “la diffusione delle auto elettriche ha avuto un forte incremento in Francia e Germania, dove la percentuale di autovetture a zero emissioni immatricolate nel 2020 è stata superiore al 6%“. In Italia “è stata solo del 2,3%“.
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