In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e celebrata ogni anno il 22 marzo, l’Istat ha pubblicato un approfondimento su un settore chiave del futuro, tra cambiamento climatico e crescente pressione sulle risorse naturali. La foto dell’istituto di statistica inizia con un dato che non rispecchia una gestione efficiente dell’acqua.
Nel 2022, i gestori dei servizi idrici per uso civile in Italia sono stati 2.110, di cui circa l’82% gestiti in economia ovvero da Comuni ed enti locali, mentre solo il restante 18% è in mano a gestori specializzati. Questi enti si occupano di una serie di servizi, tra cui il prelievo di acqua potabile, la distribuzione dell’acqua, la fognatura e la depurazione delle acque reflue urbane. La riforma del 1994, che ha introdotto il servizio idrico integrato, ha portato a una riduzione progressiva del numero di gestori, passando da 7.826 nel 1999 a una cifra nettamente inferiore nel 2022. Tuttavia, nonostante i progressi, la gestione rimane frammentata in alcune regioni come Calabria, Campania, Molise, Sicilia e Valle d’Aosta, con segnali positivi di integrazione nei prossimi anni. Dal report Istat emerge invece che circa metà del volume complessivo di acqua prelevata per uso potabile proviene da soli 24 gestori, che rappresentano solo l’1,6% degli enti attivi nel prelievo. Tra questi, il volume maggiore è gestito da Acea Ato 2, che fornisce acqua a Roma e ad altre aree del distretto idrografico dell’Appennino Centrale.
Le acque sotterranee, in particolare le sorgenti e i pozzi, costituiscono la principale fonte di approvvigionamento, con le sorgenti che coprono oltre il 36% del totale prelevato. Le note dolenti, stando al rapporto dell’istituto di statistica, non sono finite. Nonostante l’aumento dell’efficienza nelle gestioni specializzate, le perdite idriche rimangono un problema significativo, soprattutto nelle gestioni municipali. Nel 2022, le perdite totali nelle gestioni economiche ammontano al 45,5% del volume immesso in rete, rispetto al 41,9% delle gestioni specializzate. Questo divario è sintomo delle difficoltà legate alla manutenzione e gestione delle infrastrutture in alcune aree del Paese. Anche la situazione della fognatura pubblica presenta delle criticità. Nel 2022, circa il 90% del servizio fognario è gestito da enti in economia, ma non tutti i Comuni sono coperti da una rete fognaria. Sono infatti 6,6 milioni le persone che non sono allacciate alla rete, con aree come la Sicilia e la Calabria che presentano le percentuali più alte di residenti senza accesso al servizio. E quando l’acqua non c’è? Nel Sud Italia, in particolare, la situazione è stata più critica con l’introduzione di misure di razionamento dell’acqua.
Nel 2023, un terzo dei capoluoghi di provincia del Mezzogiorno ha adottato misure di razionamento a causa della scarsità d’acqua, una situazione che ha coinvolto in particolare la Sicilia, la Calabria e alcune città della Puglia e della Sardegna. Questo fenomeno è un chiaro segnale della crescente pressione sulle risorse idriche a livello nazionale. Infine, fronte consumatori, la fiducia dei cittadini nell’acqua del rubinetto rimane bassa. Nel 2024, circa il 28,7% degli italiani dichiarano di non fidarsi di bere l’acqua del rubinetto, con le Isole e il Sud Italia che registrano i livelli di sfiducia più elevati. Questo dato riflette preoccupazioni legate alla qualità delle acque e alla mancanza di infrastrutture adeguate.
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