Nonostante gli investimenti fatti negli ultimi anni, il patrimonio edilizio scolastico italiano è ancora ben lontano dall’avvicinarsi all’obiettivo della sostenibilità. Un problema, questo, che deriva soprattutto dall’età eccessiva delle strutture. Secondo il Rapporto sull’Edilizia Scolastica della Fondazione Agnelli, l’età media degli edifici è di 52 anni, con due stabili su tre costruiti prima del 1976. Questa situazione incide pesantemente non solo sulle prestazioni energetiche, ma anche a livello di sicurezza e spazi a disposizione.
Quanto sia lungo il percorso per arrivare ad avere delle scuole meno energizzare e impattanti sull’ambiente lo si capisce dall’ultimo dossier Ecosistema Scuola pubblicato da Legambiente. Appena il 24% degli edifici scolastici è dotato di certificazione energetica. Tra questi, quasi tre su quattro (73,4%) appartengono alle tre classi ‘peggiori’ (E, F e G). In classe A c’è invece solo il 5,5% degli immobili certificati. Emerge anche una notevole disparità a livello territoriale: al Nord le scuole delle tre classi più energizzare sono il 64,8%, al Centro il 90,6% e al Sud il 91,4%.
La situazione è sì migliorata negli ultimi anni, ma non di tanto: secondo l’indagine di Ambientante, gli interventi di efficientismo energetico realizzati in cinque anni hanno interessato solo il 15,5% dei fabbricati scolastici. Per di più, la maggior parte dei lavori ha riguardato la sostituzione di vetri e serramenti oppure l’isolamento di coperture e pareti esterni: operazioni in grado di ridurre solo in parte i consumi e gli sprechi di energia. Appena il 16,7% delle scuole è invece dotato di un qualche tipo di impianto per l’energia rinnovabile, in gran parte solare fotovoltaico (69,2%) e solare termico (34,2%). Molto marginali i numeri del geotermico (1,3%), delle biomasse (1,2%) e del biogas (0,6%).
Il quadro attuale dunque non è confortante se paragonato con gli ambiziosi obiettivi di abbattimento dei consumi energetici e delle emissioni posti dall’Ue e dal governo italiano. Un po’ più rosea la situazione per quanto riguarda altre buone pratiche evergreen. Rispetto al cibo somministrato nelle mense (presenti nel 61,2% degli edifici), la media di biologico nei pasti è del 56,2%, mentre quelle che privilegiano prodotti a km zero sono l’81,6%. Nel 2020 è però aumentata fortemente la quota di realtà che utilizzano stoviglie monouso (al 72,5% dal 56,3% del 2019), dato però che si spiega con le norme igieniche stringenti imposte dalla pandemia.
Infine, i numeri sulla raccolta differenziata dei rifiuti sono buoni, anche se sostanzialmente stabili da diversi anni. La plastica è il materiale conferito correttamente nella maggioranza delle scuole (80,9%), seguono la carta (74,6%), il vetro (67,2%), l’organico (65,8%), l’alluminio (64,7%), i toner (54,9%), le pile (47,3%) e i RAEE (30,2%).
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