Chiuso il vertice G7: impegni misurabili su energia, clima e transizione verde

Lotta al cambiamento climatico, tutela della biodiversità e sicurezza energetica. Non cambiano gli obiettivi di breve e lungo termine del G7, ma dal vertice dei ministri del Clima, dell’energia e dell’ambiente del 25-27 maggio sono emersi obiettivi e strategie che possono essere misurabili, oltre le dichiarazioni d’intenti.

L’energia è la questione urgente, considerate le conseguenze della guerra russa in Ucraina sui mercati internazionali e sull’amento dei prezzi di petrolio, gas, carbone e minerali. “Entro la fine dell’anno” serviranno “progressi significativi” sull’efficienza energetica e sull’introduzione di tecnologie pulite, sicure e sostenibili, ma anche sulla diversificazione dell’approvvigionamento dell’Europa, si legge nella dichiarazione congiunta. Si potranno sfruttare forniture di gas naturale liquefatto (GNL) e considerare “misure efficaci” per fermare l’aumento dei prezzi, senza compromettere la politica climatica.

Ecco perché le economie del G7 dovranno anche impegnare “almeno 1300 miliardi di dollari in fonti rinnovabili, triplicando gli investimenti in energia pulita e reti elettriche tra il 2021 e il 2030” ed eliminando i rallentamenti alle procedure di autorizzazione. In questo modo si favorirà la sicurezza delle forniture e la riduzione dei rischi climatici legati alla dipendenza dalle fonti fossili, oltre alla crescita economica e la “creazione di 2,6 milioni di posti di lavoro nel prossimo decennio”. Da rilevare l’impegno “entro il 2030” sulla parità di retribuzione e di genere nel settore dell’energia pulita.

Sempre sul piano delle rinnovabili, sarà necessario “un settore elettrico prevalentemente decarbonizzato entro il 2035”, con la priorità di eliminare la produzione di energia dal carbone non abbattuto e i sussidi ai combustibili fossili “entro il 2025”. Allo stesso modo, si dovrà garantire che il settore stradale sia “altamente decarbonizzato entro il 2030”. Per quanto l’idrogeno a basse o zero emissioni avrà un “ruolo centrale” nel futuro – e per questo il G7 ha lanciato l’Hydrogen Action Pact sulla cooperazione nel suo sviluppo, regolamentazione e promozione – ci si aspetta che “nel prossimo decennio” più Paesi adottino il nucleare nel proprio mix energetico, attraverso tecnologie avanzate come i reattori modulari di piccole dimensioni.

Cruciale è la questione dell’azzeramento netto delle emissioni di gas serra entro il 2050, a cui tutti i Paesi si devono allineare “con urgenza”. Contro i cambiamenti climatici sono due gli impegni da sottolineare: una “mobilitazione congiunta di 100 miliardi di dollari il prima possibile e fino al 2025” per azioni di mitigazione “significative”, e lo stop ai nuovi sostegni pubblici diretti al settore dei combustibili fossili non abbattuti “entro la fine del 2022”, fatte salve “circostanze limitate e chiaramente definite”. Sarà necessario anche “raddoppiare entro il 2025” l’erogazione di finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo per l’adattamento agli obiettivi climatici e, per rafforzare il valore di queste iniziative sulla decarbonizzazione, si promuoverà l’istituzione di un Club del Clima internazionaleaperto e cooperativo”.

Il capitolo sulla protezione della natura sottolinea infine l’urgenza della “mobilitazione di risorse finanziarie private e pubbliche, nazionali e internazionali entro il 2025” e l’eliminazione delle sovvenzioni dannose per la biodiversità “al più tardi entro il 2030”. Dopo il successo della Roadmap di Bologna sull’economia circolare, il G7 ha adottato la Roadmap di Berlino per implementare gli strumenti sul raggiungimento degli obiettivi climatici. Inoltre, è stata fissata la data del 2030 per la conservazione e la protezione di terre, acque terrestri e oceani. Nello specifico, per la tutela degli oceani contro l’inquinamento da plastica è stato chiesto uno “strumento internazionale giuridicamente vincolante” sulla diversità marina nelle acque internazionali.

Nadia Bisson

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