Il G7 punta sui minerali critici: piano d’azione per investimenti e sicurezza

Un piano d’azione sui minerali critici, basato sul lavoro portato avanti dal Giappone nel 2023 e dall’Italia nel 2024, dedicato alla diversificazione della produzione e dell’approvvigionamento, alla spinta verso gli investimenti e alla promozione dell’innovazione. E’ uno dei punti chiave del G7 che si è concluso in Canada. Una dichiarazione congiunta di intenti che punta a valorizzare i minerali critici come “elementi fondamentali delle economie digitali e energeticamente sicure del futuro”. Un punto, questo, che per la premier Giorgia Meloni, è “un ottimo risultato” anche perché bisogna “ripensare le nostre catene di approvvigionamento”.

I leader dei Paesi del G7 chiedono “trasparenza, diversificazione, sicurezza, pratiche minerarie sostenibili, affidabilità e attendibilità come principi essenziali per la resilienza delle catene di approvvigionamento dei minerali critici” e riconoscono “l’importanza della tracciabilità, del commercio e del lavoro dignitoso nel contribuire alla nostra prosperità economica e a quella dei nostri partner”.

Il piano presentato dalla presidenza osserva che esiste una “minaccia”, rappresentata da “politiche e pratiche non di mercato nel settore dei minerali critici” e per questo è necessario “proteggere rapidamente la nostra sicurezza economica e nazionale. Ciò comprenderà l’anticipazione delle carenze di minerali critici, il coordinamento delle risposte alle perturbazioni deliberate del mercato e la diversificazione dell’estrazione, della trasformazione, della produzione e del riciclo”.

Il primo passo, spiegano i leader al termine del G7, è quello di presentare una tabella di marciaper promuovere mercati basati su standard per i minerali critici, in collaborazione con l’industria, le organizzazioni internazionali, i paesi produttori di risorse, le popolazioni indigene, le comunità locali, i sindacati e la società civile”. La roadmap  stabilirà una serie di criteri che costituiscono “una soglia minima per i mercati basati su standard, rafforzando la tracciabilità come misura necessaria”. Nell’ambito di questi sforzi, “valuteremo i potenziali impatti sul mercato”.

Spetterà ora ai ministri competenti fissare le tappe da raggiungere per l’adempimento di questo impegno, entro la fine dell’anno.

Tutto il piano sarà basato sul rafforzamento degli investimenti, “immediati e su larga scala” anche provenienti dal settore privato e sulla collaborazione “con i partner dei mercati emergenti e dei paesi in via di sviluppo per sviluppare infrastrutture di qualità, come i corridoi economici”.

Focus anche sull’innovazione, “con particolare attenzione alla trasformazione, alla concessione di licenze, al riciclo” e “all’economia circolare”.

Si chiude il G7 in Canada. Meloni: “Tutti d’accordo, Iran non può avere l’atomica”

(Photocredit: Palazzo Chigi)

Iran e Israele, Ucraina, ma anche dazi, commercio internazionale e materie prime critiche . Si è chiuso in Canada un G7 “complesso”, come ha ricordato la premier Giorgia Meloni, sia per il contesto internazionale sia per i temi sul tavolo delle discussioni.

“In un mondo sempre più pericoloso e diviso, la cooperazione con partner affidabili è più importante che mai”, ha detto il primo ministro canadese Mark Carney al termine del vertice, annunciando “una nuova era di collaborazione, fondata sul sostegno reciproco e su partnership resilienti”.

Il G7 si è concluso con una serie di dichiarazioni congiunte che puntano proprio a rafforzare i legami e lo sviluppo. Si va dalla protezione delle catene di approvvigionamento dei minerali critici alla collaborazione sull’innovazione quantistica, dalla condivisione delle competenze sull’intelligenza artificiale alla prevenzione degli incendi boschivi. E, ancora, i leader hanno concordato la necessità di “contrastare le interferenze straniere” e di “combattere la criminalità transnazionale, come il traffico di migranti”.

Carney ha inoltre annunciato diverse misure a sostegno dell’Ucraina, tra cui “sanzioni contro individui, entità e imbarcazioni che continuano a sostenere l’aggressione russa”, altri 2 miliardi di dollari in aiuti militari a Kiev, l’erogazione di un prestito di 2,3 miliardi di dollari all’Ucraina attraverso il meccanismo dei prestiti straordinari per l’accelerazione delle entrate del G7 e lo stanziamento di 57,4 milioni di dollari per assistenza in materia di sicurezza. E anche se sull’Ucraina non era prevista una dichiarazione congiunta, “c’è stata una convergenza di vedute – ha detto Meloni al termine del vertice – e siamo tutti quanti d’accordo nel sostenere gli sforzi del presidente degli Stati Uniti verso una pace giusta e duratura”.

Il fronte della guerra tra Israele e Iran è stato l’altro grande protagonista del G7. “Siamo consapevoli che la principale fonte di instabilità della regione – ha detto Meloni – è l’Iran. Siamo tutti d’accordo sul fatto che non possa esserci un Iran che si dota dell’arma nucleare”. I Paesi del G7, ha spiegato, “di fronte a una minaccia che è reale concordano sul fatto che Israele abbia il diritto di difendersi, ma l’obiettivo al quale tutti lavoriamo è arrivare a negoziazioni che consentano davvero di impedire che l’Iran diventi una potenza nucleare”, anche perché l’arma atomica “sarebbe una minaccia anche per tutti noi”.

Il Canada, inoltre, adotterà misure per rafforzare le economie e i sistemi internazionali. In particolare, 391,3 milioni di dollari per catalizzare capitali privati ​​verso progetti di crescita economica e sviluppo in tutto il mondo, fino a 185,6 milioni di dollari per accelerare l’adozione e la commercializzazione dell’intelligenza artificiale e 120,4 milioni di dollari per la prevenzione, la risposta e il recupero dagli incendi boschivi a livello globale. Sul piatto anche 80,3 milioni di dollari per creare catene di approvvigionamento affidabili di minerali essenziali, 22,5 milioni di dollari per accelerare lo sviluppo e l’uso delle tecnologie quantistiche e fino a 544 milioni di dollari in garanzie per nuovi finanziamenti per lo sviluppo in America Latina e nei Caraibi.

Si apre in Canada un G7 incandescente: sul piatto guerre, dazi e cambiamento climatico

I leader del G7 si riuniranno da domenica a martedì in Canada, per la prima volta dopo il ritorno di Donald Trump, e sullo sfondo dei timori di un’escalation fuori controllo dopo gli attacchi israeliani contro l’Iran. Il presidente americano non è riuscito a dissuadere il suo alleato israeliano dal colpire per dare una possibilità ai negoziati condotti su sua richiesta con Teheran sul programma nucleare iraniano. L’attacco arriva in un momento in cui i negoziati iniziati a metà aprile tra gli Stati Uniti e la Repubblica islamica sul nucleare iraniano sono in fase di stallo. Da alcuni giorni crescevano i timori di un imminente attacco israeliano contro siti iraniani.

Si tratta del primo grande vertice a cui partecipa il presidente dal suo ritorno alla Casa Bianca, dove ha distrutto il consenso tra le ricche democrazie del G7 sul libero scambio commerciale e sull’Ucraina. L’ultima partecipazione del 78enne repubblicano a un vertice del G7 in Canada era stata esplosiva. Poco prima di quella riunione organizzata in Québec nel giugno 2018, durante il suo primo mandato, aveva chiesto che la Russia, esclusa dopo l’annessione della Crimea, fosse reintegrata nel gruppo. Poi aveva ritirato con clamore la sua firma dal comunicato finale dei leader, irritato dalle osservazioni dell’allora primo ministro canadese Justin Trudeau. L’unica certezza è che questo non accadrà a Kananaskis, nelle Montagne Rocciose canadesi.

I leader di Germania, Canada, Stati Uniti, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito si asterranno infatti dal pubblicare il tradizionale comunicato, una lunga dichiarazione di buone intenzioni in cui ogni virgola è ponderata. Il Canada, secondo una fonte governativa, preferisce invece impegni “brevi e concreti” su vari temi. Secondo fonti governative tedesche, si parlerà tra l’altro di intelligenza artificiale e protezione del clima, in un momento in cui il Canada sta affrontando nuovamente una stagione di incendi molto intensi, in particolare nella provincia dell’Alberta che ospita il vertice. “La cosa più importante è che noi, come G7, riusciamo a inviare un segnale di unità”, si ribadisce a Berlino. “Ciò che ci aspettiamo innanzitutto è di poter riaffermare l’unità del G7”, fa sapere la presidenza francese. Il Paese ospitante, prendendo atto del fatto che gli Stati Uniti “non sono più un partner affidabile”, secondo una fonte governativa canadese, ha esteso l’incontro ai leader di Paesi emergenti come l’India e il Messico.

È stato invitato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il presidente americano, contrariamente ai suoi rapporti estremamente difficili con il mediatico Justin Trudeau, ha finora mantenuto buoni rapporti con il nuovo primo ministro canadese Mark Carney, dalla personalità più riservata, il che non gli impedisce di condannare i dazi doganali decisi dal presidente americano e i suoi ripetuti accenni all’annessione del Canada. Trump ha già incontrato individualmente Friedrich Merz, Emmanuel Macron, Giorgia Meloni e Keir Starmer. Gli incontri sono stati cordiali.

Il commercio sarà al centro dei dibattiti, ai quali parteciperà anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il presidente americano riserva ai paesi europei attacchi molto duri sul commercio e sull’immigrazione. Il 9 luglio, pesanti dazi doganali cosiddetti “reciproci” dovrebbero abbattersi sui partner commerciali degli Stati Uniti. Ma il governo americano si è già detto aperto all’idea di prorogare il termine. Canada, Messico e Cina sono oggetto di un’offensiva separata.

Oltre a cercare di disinnescare la bomba doganale, i leader europei vogliono convincere Donald Trump ad annunciare nuove sanzioni contro Mosca, mirate in particolare alle vendite di petrolio russo. Non sarà un compito facile. Giovedì, il presidente americano si è detto “deluso” sia dalla Russia che dall’Ucraina per il fallimento dei negoziati su una cessazione delle ostilità, iniziati nel febbraio 2022 con l’invasione russa. Il tono del G7 in materia preannuncia quello del vertice Nato, previsto per la fine di giugno nei Paesi Bassi, che senza dubbio ruoterà ancora attorno a Donald Trump.

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G7 Industria, 10/10 secondo vertice a Roma. Urso: Lavoriamo a sicurezza settori strategici

Africa, intelligenza artificiale, catene di approvvigionamento al centro della seconda ministeriale ‘Industria e Innovazione tecnologica’, il 10 ottobre a Roma.

Il vertice tira le somme di un percorso svolto nel corso dell’anno di presidenza italiana del G7, dal quale “emerge quanto importante sia l’industria, in questo contesto difficile e in evoluzione”, spiega Adolfo Urso presentando il summit.
Nella dichiarazione di Verona i Paesi del G7, ricorda il ministro, “hanno concordato sulla necessità di unire competizione e coordinamento per le catene del valore” e riflette: “I Paesi dell’Occidente devono ragionare su sicurezza e affidabilità in settori considerati strategici, come i semiconduttori, l’Ia, le infrastrutture di interconnessione”.

Nella ministeriale di Roma non si farà solo il punto sui risultati raggiunti dallo scorso marzo, ma si porterà la discussione in avanti.
La prima sessione in programma è sullo sviluppo digitale, per rafforzare la catena del valore tra i paesi del G7 e dell’Africa.
La Presidenza italiana del G7 e l’Undp stanno lavorando alle ultime fasi in vista del lancio dell’AI Hub per lo Sviluppo Sostenibile, che mira a rafforzare gli ecosistemi locali di Ia all’interno dei Paesi africani e accelerare l’innovazione e i partenariati nel settore privato. L’hub aprirà nel 2025 e avrà sede in Italia. Al centro della discussione, le possibili collaborazioni tra i Paesi del G7 e quelli africani per la diffusione dell’Ia nei processi produttivi. Nel corso della sessione, interverranno i rappresentanti di quattro startup africane con Nasrallah Hassan, Co-Founder di Birrama (Etiopia), Tonee Ndungu, Ceo di Kytabu (Kenya), Marouen Hammami, Cto di IrWise (Tunisia), Karim Beguir, Ceo di InstaDeep (Tunisia). Affianco alle startup, interverranno i rappresentanti di alcune grandi aziende, nazionali e multinazionali, che presenteranno ipotesi progettuali da far confluire all’interno dell’Hub: Julien Groues, vice president di Amazon Web Services; Maximo Ibarra, Ceo di Engineering; Farrukh Hussain, Investment Director di Sony Group.

Nella seconda sessione si valuterà la politica industriale come strumento per rispondere a una nuova era di sfide globali. A Verona si era affermata la necessità di lavorare a 7 attraverso la costituzione di un Punto di Contatto sui Semiconduttori dedicato a scambiarsi informazioni e buone pratiche nel settore, per aumentare il coordinamento tra i Sette e rendere questa catena più resiliente, affidabile e colmarne le vulnerabilità. La sessione vedrà i ministri discutere il lavoro del Punto di Contatto e i risultati ottenuti su: come coordinarsi sulla ricerca industriale precompetitiva per garantire che i nostri settori critici rimangano innovativi come richiede la concorrenza globale; come coordinarsi in caso di crisi negli approvvigionamenti; come far fronte alle politiche e pratiche non di mercato. La sessione discuterà anche di come il lavoro svolto sui semiconduttori sia o meno applicabile ad altre filiere interessate da simili dinamiche. Alla riunione, rivolta ai soli rappresentanti governativi, parteciperanno anche i rappresentanti di Paesi Bassi e Repubblica di Corea.

Nella terza sessione, si discuterà di come favorire l’adozione dell’Ia nelle aziende. Il ministro Urso presenterà il Rapporto predisposto dalla Presidenza italiana sulla diffusione dell’Ia nei processi produttivi delle micro, piccole e medie imprese. Perché ci sono alcuni settori, come le tecnologie emergenti (ad esempio l’intelligenza artificiale), in cui le catene di approvvigionamento stanno appena iniziando a svilupparsi. La sessione si propone quindi di discutere come ciascuno dei membri del G7 stia affrontando il tema individualmente, quali azioni si stanno promuovendo e come si potrebbe lavorare per promuovere una visione comune delle filiere tecnologiche emergenti.

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G7, Lollobrigida si prepara a ministeriale Agricoltura: Africa e siccità sul tavolo

Il G7 Agricoltura di Ortigia avrà il compito di “spiegare l’Italia in modo semplice”. Francesco Lollobrigida si prepara ad accogliere i grandi della Terra in Sicilia. Sceglie Ortigia perché, spiega, “quasi tutto ciò che è passato in Italia ha lasciato il segno in quel piccolo lembo di mondo“.

Ha scelto la location prima dell’ennesima emergenza siccità che colpisce l’Isola, ma inevitabilmente la crisi idrica sarà uno degli elementi sul tavolo sia della ministeriale, che dell’Expo ‘DiviNazione’ che la anticiperà. Ad ogni modo, sottolinea, “L’Italia ha bisogno di presentarsi con il massimo delle sue potenzialità, lo può fare e lo deve fare e il G7 in Puglia ha dato già un ottimo segnale in questo senso“. Spinge l’evento al Sud anche perché il sistema fieristico italiano, ricorda il ministro, “è sbilanciato verso Nord, il meridione non ha un sistema capace di accogliere grandi eventi, ma ha un vantaggio rispetto ai luoghi all’aperto che possono ospitare manifestazioni di lungo periodo“.

Sulla scia del Piano Mattei, le porte saranno aperte anche ad alcuni Paesi africani, quelli “più vicini al nostro contesto di sviluppo, che abbiamo individuato con l’Unione africana“, fa sapere Lollobrigida, parlando di “un grande entusiasmo” da parte dei Paesi africani selezionati.

Innovazione, cooperazione e reciprocità nel commercio saranno temi determinanti per riaffermare il ruolo dell’agricoltura nella produzione di cibo di qualità e nella gestione dei territori. Nel complesso, i due grandi eventi si svolgeranno dal 21 al 29 settembre. Nel dettaglio il G7 sarà il primo dedicato non solo all’agricoltura ma anche alla pesca, tra i comparti più strategici per l’Italia e il sistema Paese.
Dialogheremo con le associazioni agricole, con il mondo della ricerca e dell’innovazione, con i giovani, con la nostra industria e i nostri produttori, non solo dell’agricoltura ma anche della pesca”, scandisce il ministro. Tanti gli ospiti annunciati, i Commissari per agricoltura, ambiente e pesca del Parlamento europeo e dell’Unione Africana e i vertici delle tre agenzie Onu del polo romano (Fao, Ifad, Wfp), dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e il Cgiar, partenariato globale che unisce organizzazioni internazionali impegnate nelle ricerche sulla sicurezza alimentare. La premier, Giorgia Meloni, sarà presente alla visita inaugurale del ‘Divinazione-Expo 24’ il 21 settembre.

I lavori si si svilupperanno attraverso quattro aree tematiche prioritarie individuate dalla Presidenza italiana: scienza e innovazione in agricoltura per l’adattamento ai cambiamenti climatici; le giovani generazioni come agenti di cambiamento in agricoltura; il contributo della pesca e dell’acquacoltura sostenibili alla sicurezza alimentare; il contributo del G7 allo sviluppo dell’agricoltura nel continente africano.

Sono più di 150 gli incontri e i convegni in programma, animati dalla partecipazione di oltre 10 ministri ad esponenti delle istituzioni e del mondo agricolo. Gli stand saranno circa 200 stand e più di 600 le aziende in rappresentanza delle eccellenze nazionali dell’agricoltura, della pesca, dell’acquacoltura e del settore vivaistico-forestale, delle tecnologie innovative connesse a pesca e agricoltura, oltre a stand istituzionali e delle forze dell’ordine.

L’Africa sarà al centro della prima sessione di lavoro il 26 settembre che vedrà la partecipazione a Ortigia di una rappresentanza di ministri dell’Agricoltura africani provenienti dalle varie regioni del continente. Il processo dell’Agenda post Malabo e l’attuazione dell’Agenda dopo il 2025; gli investimenti nel settore agricolo in Africa e il rafforzamento della cooperazione tra il G7 e l’Africa nel settore agricolo i tre filoni protagonisti del Forum.

Studenti di scuole agrarie, insegnanti e giovani agricoltori in rappresentanza dei Paesi G7 saranno coinvolti direttamente in una riunione sulle stesse tematiche che precede la Ministeriale. Durante la sessione di lavoro del 27 settembre gli studenti avranno l’opportunità di presentare direttamente ai Ministri i propri risultati e conclusioni dei lavori.

G7, Meloni rilancia Piano Mattei, ma salta trasferta. Zelensky la attende a Cernobbio

Giorgia Meloni partecipa al G7 dei Parlamenti solo virtualmente. In queste ore turbolente per il governo, ha preferito restare a Roma. Del resto, subodorava che sarebbe stata una giornata convulsa. Non a caso, con il G7 della Cultura alle porte (19-21 settembre a Pompei), il ministro Gennaro Sangiuliano presenta le dimissioni dopo una settimana di agonia con i fari puntati sull’affaire Boccia. “Mi scuso per non essere riuscita a fare di più, raggiungendovi fisicamente“, dice la premier in apertura di intervento, senza aggiungere altro.

Se la sua agenda non subirà ulteriori modifiche, la sua presenza è prevista domattina a Cernobbio, per il Forum di Ambrosetti. Ci sarà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha annunciato sui social la partecipazione per incontri con rappresentanti delle imprese italiane e con la presidente del Consiglio. In collegamento con Verona, Meloni ribadisce il suo appoggio incondizionato all’Ucraina, “nazione aggredita” che “difende quel sistema internazionale basato sulle regole, sulla forza del diritto, sul quale si fonda la convivenza tra le nazioni che garantisce tutti“.

E non perde l’occasione per rivendicare che, sotto la presidenza italiana, il vertice del G7 ha “segnato un cambio in basso e di prospettiva“. Pensa alle sinergie strategiche instaurate tra il piano Mattei per l’Africa dell’Italia, il Global Gateway dell’Unione Europea, la Partnership for Global Infrastructure and Investment G7 e ai nuovi strumenti finanziari creati con la Banca Africana di Sviluppo per sostenere lo sviluppo del continente africano. Lo sguardo, quindi, è sempre puntato al di là del Mediterraneo.

Questo respiro sinergico è in qualche modo lo stesso con cui l’Italia parteciperà al G20 di novembre a Rio, quando l’Italia “assicurerà la massima collaborazione possibile alla Presidenza brasiliana per fare passi avanti condivisi su molti fronti“, scandisce. La premier punterà quindi su un’azione più incisiva contro la povertà e la fame, senza trascurare gli sforzi necessari per, spiega, “affrontare il nesso clima e energia in un modo più pragmatico, meno ideologico, socialmente più giusto“, e le azioni urgenti per rendere più efficaci le istituzioni finanziarie internazionali e le Nazioni Unite.

Alla ministeriale di Verona, Meloni tocca anche un altro punto che le sta particolarmente a cuore, l’intelligenza artificiale generativa. Una delle sfide del futuro, sulla quale ha invitato a riflettere Papa Francesco durante il G7 di Borgo Egnazia. “Il Santo Padre ci ha ricordato che ogni strumento tecnologico creato dall’uomo, intelligenza artificiale generativa inclusa, deve avere un’ispirazione etica che sia, cioè, ordinata al bene di ogni essere umano“, afferma. La domanda che la politica deve porsi, sottolinea Meloni è: “che cosa vogliamo moltiplicare con l’intelligenza artificiale?“. Le strade sono due, utilizzarla per concorrere al bene comune o per “aumentare le disuguaglianze, divaricare gli equilibri globali“. Alla politica spetta rispondere alla domanda non, ribadisce, “agli algoritmi o alle macchine”.

Lollobrigida si prepara a G7 Agricoltura: tra Piano Mattei e guerra dei dazi con la Cina

Dal palco del Meeting di Rimini, Francesco Lollobrigida si prepara al G7 dell’Agricoltura e della Pesca, che si svolgerà dal 26 al 28 settembre a Ortigia, in Sicilia.

Il primo che non coinvolgerà solo le nazioni più industrializzate, ma sarà innanzitutto un “ponte con l’Africa“, anticipa. Due giorni e mezzo in cui una parte preponderante sarà dedicata al Piano Mattei, al rapporto con i paesi africani, che in qualche modo si intreccia con uno sviluppo che definisce “coerente” del Pianeta, che metta in condizione di rispondere anche alle grandi domande.

Una tra tutte: “Come diamo da mangiare 10 miliardi di persone?“. L’approccio del ministro italiano continua a essere quello in cui alla quantità si aggiunge la qualità. Continua quindi la guerra in Italia e in Europa ai cibi sintetici. Come fare con l’Africa? “Investendo sulle grandi potenzialità del continente“, scandisce. Perché l’Africa ha il 65% delle terre arabili del pianeta e, sottolinea Lollobrigida, “ha i giovani“. L’età media è di 25 anni, significa “forza lavoro e capacità di rigenerazione molto elevata“. La sinergia con i paesi “cosiddetti ‘progrediti’ – dice – può portare a uno sviluppo integrato che mette in condizione in particolare l’Europa di condividere nuovamente una stagione virtuosa di rapporti come Enrico Mattei prevedeva con l’Africa“.

Ma, a livello internazionale, il ministro dovrà gestire anche il nodo della guerra dei dazi tra Unione Europea e Cina che parte dalle auto, ma finisce dritta sugli agricoltori, soprattutto su quelli che si occupano di latte e formaggi. Il settore agroalimentare è preoccupato, più volte nei rapporti tesi con alcuni Paesi, è diventato bersaglio di ritorsioni.

“Se l’Europa colpisce i prodotti industriali, a subire il contraccolpo sono le eccellenze agroalimentari a partire dalle DOP“, tuona il consorzio del Grana Padano, leader mondiale nel consumo con 5.456.500 forme prodotte lo scorso anno e con un export che già nei primi mesi del 2024 è ulteriormente cresciuto, arrivando a rappresentare circa il 50% del prodotto commercializzato. “I dazi ipotizzati dalla Cina contro i prodotti lattiero-caseari dell’Europa zootecnica saranno negativi per l’intero continente e soprattutto per la Francia o altri paesi di forte esportazione in Cina“, osserva il direttore generale del Consorzio di Tutela, Stefano Berni. “Anche l’Italia rischia delle conseguenze, ma in misura meno rilevante – ricorda -. Per il Grana Padano la Cina, pur non avendo raggiunto livelli di importazione del nostro prodotto in quantità rilevanti, è comunque un mercato in decisa crescita e quindi saremmo sicuramente penalizzati”. Sulla vicenda, Berni promette battaglia e chiede di usare anche il palco della ministeriale dei 7 grandi: “Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità usando anche l’occasione del G7 Agricolo“, annuncia. “Siamo a favore della libera scelta del consumatore, purché sia essa correttamente informata e legata a prezzi corretti che non vengano eccessivamente gravati da dazi di ingresso. Quindi ci batteremo per questo a tutela dei consumatori italiani e mondiali che non devono vedere la loro capacità di spesa compromessa da costi aggiuntivi di derivazione politica oltre a quelli fisiologici dettati dalla qualità dei prodotti posti in vendita“.

Barachini: “Sacrosanta una nuova legge sull’editoria. Per l’Ia serve approccio umanocentrico”

Un tempo si diceva intervista ‘a tutto tondo’. Alberto Barachini, sottosegretario all’Editoria e all’Informazione, davvero tocca tanti argomenti ai microfoni del #GeaTalk (guarda qui il video integrale). Innanzitutto sulla rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea: “Come esponente di Forza Italia sono estremamente soddisfatto del fatto che la coerenza dell’appartenenza al Partito popolare europeo ha portato a una buona continuità di governo europeo. La coerenza e anche la visione europeista del nostro movimento politico e del Ppe credo siano fondamentali anche per dare una centralità all’Italia“.

Restando sull’attualità, Barachini risponde anche (indirettamente) all’appello lanciato poche ore prima dal presidente dell’Autorità per Garanzie nelle Comunicazioni, Giacomo Lasorella, che alla presentazione della Relazione annuale 2024 di Agcom dice apertamente che serve una nuova legge sull’editoria. “Credo che sia sacrosanto e fa parte di una riflessione che molti di noi hanno fatto in questo periodo. Il sistema dell’editoria sta cambiando in maniera vorticosa e la legge è del 1987. Qualcosa sicuramente va rivisto“. Anche perché “il sistema nazionale dell’informazione italiana è fragile, quindi va tutelato e difeso nell’interesse nazionale e nell’interesse anche occupazionale del Paese“, ammette l’esponente di governo.

Oggigiorno tutto sta cambiando rapidamente sotto la spinta del web, dei social e adesso anche dell’Intelligenza artificiale, argomento di cui Barachini si occupa quasi quotidianamente. Al punto da aver creato una commissione, con a capo padre Paolo Benanti, che svolge lo stesso ruolo anche alle Nazioni Unite. Dal lavoro di questo nuovo organismo è stata prodotta una relazione che poggia le basi su tre pilastri: “Difesa del diritto d’autore, marcatura dei contenuti prodotti con l’Ia e, soprattutto, la nuova aggravante penale del cosiddetto deep fake“. Il testo è stato poi consegnato alla premier, Giorgia Meloni, che lo ha inserito nel dossier che ha centralizzato l’attenzione del G7 dei leader, alla presenza anche di Papa Francesco. “L’approccio umanocentrico prodotto nella nostra prima relazione è stato molto opportuno“, dice Barachini del lavoro svolto.

Il sottosegretario analizza diverse criticità di questa tecnologia. In fondo “siamo in presenza di un’innovazione della quale neanche gli stessi ingegneri conoscono l’evoluzione esatta“. Che porta anche qualche preoccupazione: “Abbiamo cercato di lavorare sul tema del cosiddetto ‘Registro di apprendimento dell’Ia – ricorda -, cioè chiedere alle società che sviluppano questa tecnologia di tenere un registro delle fonti. Si tratta di un tema molto delicato, perché i tecnici della commissione mi hanno detto che al momento, e probabilmente anche nel futuro, i sistemi di Intelligenza artificiale generativa sono talmente complessi che dalla risposta sarà quasi impossibile risalire alla fonte. Cioè, è talmente articolata l’interazione, la gestione delle fonti che lo stesso sistema non riconosce quali fonti che hanno generato un contenuto“.

Senza contare che, sul piano ambientale, l’Ia qualche problema lo crea. “Amazon, che sta investendo molto in Ia, ha fatto studi molto approfonditi sul consumo di energia elettrica e idrico, perché per raffreddare i server serve una mole di acqua incredibile. Quindi, la domanda è: il business che genererà sarà compatibile con l’esborso di risorse e i consumi che questo fenomeno richiede?“. Per Barachini “forse stiamo anche un po’ sopravvalutando l’Ia: pensiamo che possa fare cose straordinarie, poi quando gli chiediamo di fare delle cose molto semplici o facciamo degli esperimenti il contenuto è estremamente superficiale“. Ci sono anche aspetti positivi, però. Ad esempio per i Paesi sottosviluppati può essere una risorsa importante, a patto che “a livello internazionale si rifletta anche sulla capacità di sviluppo e, magari, sull’aiuto economico. Perché se queste tecnologie rimangono patrimonio solo di alcuni Paesi, invece che ridurre la povertà mondiale – avverte Barachini –, si rischia di ampliare il divario“.

Meloni rivendica il successo del G7: “Grande gioco di squadra in negoziati difficili”

Photo credit: Palazzo Chigi

Dalla masseria di Borgo Egnazia, circondata da ulivi a perdita d’occhio (come il simbolo scelto per il G7) e dal podio ricavato da un tronco secolare, in conferenza stampa Giorgia Meloni rivendica ancora una volta il suo “grande successo“. Il successo dell’Italia, della Puglia, dei leader del mondo che non si sono disuniti sui grandi temi, sostiene. Il G7 è stato compatto, nonostante i negoziati fossero difficili, e la dichiarazione finale condivisa addirittura un giorno prima: “Non accade spesso”, rivendica la premier. Parla di un “ottimo gioco di squadra che rende onore all’Italia nel suo complesso“.

I sette Grandi raggiungono l’intesa sulla bozza finale in cui non compare il termine “aborto”, causa di frizioni tra Italia e Francia nei giorni scorsi, ma per Meloni la polemica è “artefatta“. Totale il sostegno finanziario aggiuntivo da 50 miliardi per l’Ucraina, che sarà definito a livello tecnico nei prossimi giorni. “Piena” la sintonia sulla proposta degli Stati Uniti per la tregua in Medio Oriente. Il Piano Mattei entra nel documento, con il Global Gateway dell’Ue e la Pgii del G7. Sull’Africa, spiega, “L’Italia ha cercato di essere riferimento dall’inizio del mandato, per costruire modelli di partenariato da pari a pari“.

Attenzione alta sul clima. Qui la presidente del Consiglio tiene però a precisare che “la sfida dell’Italia resta quella della neutralità tecnologica“: “Dobbiamo mantenere gli impegni presi, senza cadere nel paradosso che per proteggere l’ambiente finiamo per avvantaggiare altre nazioni che non hanno problemi ad agire contro l’ambiente“.

Alla Cina, i Sette mandano un “messaggio chiaro“: “Siamo aperti al dialogo, ma le nostre imprese devono poter competere ad armi pari. Il mercato può essere libero, ma solo se è equo, quindi libero mercato, in un quadro però di concorrenza leale“. Nelle prossime settimane, la premier sarà in missione in Cina, su un invito di Xi Jinping “arrivato tempo fa“, fa sapere, confermando i rumor.

Fonte di orgoglio è la prima presenza di un Pontefice a un G7. Papa Francesco si è trattenuto per l’intera sessione outreach, con una riflessione sui rischi e le potenzialità dell’intelligenza artificiale, “una delle sfide più complesse e impattanti“, ricorda. L’obiettivo di tutti, ribadisce, è che “questa tecnologia rimanga controllata dall’uomo“. Su questo, “il Santo Padre ha dato un contributo morale e pratico straordinario“. Il vertice lancia l’iniziativa di un marchio che consenta alle imprese che adottano un codice di condotta di essere riconoscibili.

Anche se il vertice è terminato, la giornata è densa di impegni per la premier, che prima della conferenza finale vede il presidente di turno del G20, il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, stringe un accordo bilaterale tra l’Italia e il Gruppo della Banca Africana di Sviluppo, tiene un bilaterale con il primo ministro del Canada, Justin Trudeau, e ancora con il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune. Energia, lotta al cambiamento climatico, gestione delle acque e protezione delle foreste sono su tutti i tavoli.

I leader, in questi giorni, non hanno solo discusso di grandi temi. A lavori chiusi, tra i filari della campagna pugliese, “sono stata fiera di vederli a bocca aperta, ma a volte anche meno, per i sapori e il gusto”, racconta la premier. Panzerotti, luminarie, taranta, braccialetti con noccioli di ulivo e la voce del tenore Andrea Bocelli. Gli artigiani mostrano al mondo come dare una nuova vita al legno degli ulivi eradicati per la xylella. “Noi, qui, siamo sempre capaci di reinventarci“, osserva Meloni. Il tema è quello del “borgo globale“: “Con i grandi del mondo parliamo di sfide globali, ma dobbiamo ricordarci che non siamo in grado di affrontare queste sfide senza la nostra identità”.

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Piano Mattei al centro del G7. Da Meloni e dalla Banca africana due fondi per iniziative

Photo credit: Palazzo Chigi

Un Fondo speciale multi-donatori che partirà da 130 milioni di dollari e un accordo bilaterale tra l’Italia e il Gruppo Banca Africana di Sviluppo in cui Roma ha impegnato150 milioni di dollari mentre l’istituto africano “riuscirà almeno a eguagliare” l’investimento. Sono due nuovi fondi per finanziare il piano Mattei in Africa annunciati a margine del G7 che si è chiuso in Puglia.

Fortemente voluto dalla presidenza italiana del Vertice, il ruolo dell’Africa è stato al centro delle sessioni di lavoro del summit di Borgo Egnazia, in una scelta coerente con l’approccio del Piano Mattei che vorrebbe il Continente come un partner paritario dell’Europa. Sul tema, la premier Giorgia Meloni ha incassato il plauso dei colleghi G7 tanto da riuscire a inserire il riferimento nella dichiarazione finale. Nel G7 è infatti “stato condiviso l’approccio italiano“, ha spiegato Meloni in conferenza stampa, sottolineando come l’Italia “abbia cercato fin dall’inizio di creare un punto di riferimento” per quanto riguarda la linea da seguire nei confronti del continente africano: “Unire gli sforzi – ha detto – per continuare a costruire un modello che contribuisca a far crescere e prosperare l’Africa“.

In questa direzione vanno le iniziative siglate da Meloni a margine del vertice, nella giornata conclusiva dedicata agli incontri bilaterali tra i leader, tra cui spiccano quella con il presidente del gruppo Banca Africana di Sviluppo, Akinwumi Adesina, e con il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune. Al centro delle conversazioni, lo stato di avanzamento dei progetti nell’ambito del Piano Mattei per l’Africa e dell’agenda del Processo di Roma su migrazione e sviluppo. In Algeria, il piano italiano si svilupperà principalmente nel settore agricolo e della formazione professionale. In tale ambito, è in via di adozione il progetto di agricoltura sostenibile che coinvolgerà il Gruppo agroindustriale italiano controllato da Bonifiche Ferraresi SpA per la concessione strategica di circa 36.000 ettari da sviluppare con attività agro-industriali in collaborazione con i partner algerini. Il “più grande investimento in agricoltura sostenibile fatto sinora dall’Italia nella sponda sud del Mediterraneo“, ha sottolinea Palazzo Chigi in una nota.

Il colloquio con Adesina, invece, si è incentrato sull’imminente lancio di una serie di iniziative congiunte “con i settori pubblico e privato dell’Africa, con ulteriori opportunità per le imprese italiane“, come ha spiegato Meloni. Il Piano Mattei “promuoverà partenariati economici e strategici con le nazioni e le istituzioni africane, e il Gruppo Banca Africana di Sviluppo è il nostro principale partner finanziario strategico per la sua attuazione“, ha precisato la premier.

Nel dettaglio, il Fondo speciale multidonatori punterà “a investimenti ad alto impatto e in linea con il clima in settori strategici chiave a sostegno di entità sovrane in Africa” e “sarà in grado di attrarre altri partner internazionali per unire le forze e sfruttare i finanziamenti“. L’Italia ha annunciato un impegno iniziale di circa 130 milioni di dollari in prestiti e sovvenzioni altamente agevolati, insieme a un ulteriore impegno da parte degli Emirati Arabi Uniti. A sua volta, il Gruppo della Banca africana di sviluppo si è impegnato a far corrispondere almeno i contributi del Fondo a ciascun progetto con le proprie risorse. La partnership ha l’obiettivo dichiarato di produrre effetti di sviluppo in tutti i paesi africani, ampliare l’accesso all’energia, affrontare il cambiamento climatico, sostenere la sicurezza alimentare, potenziare i servizi sanitari ed espandere le competenze e i posti di lavoro per i giovani. “Ciò contribuirà a creare maggiori opportunità economiche in Africa e ad arginare i fattori che determinano la migrazione“, ha osservato Adesina.

Quanto all’accordo bilaterale Italia-Banca africana di Sviluppo, si prevede “un accordo di cofinanziamento e un fondo fiduciario per finanziare progetti congiunti” con l’obiettivo di “favorire partenariati economici e strategici con le nazioni e le istituzioni africane costruendo opportunità di business comuni e aumentando i flussi di investimento”. I settori prioritari sono energia, acqua, agricoltura, sanità, istruzione e formazione e infrastrutture sia fisiche che digitali. In particolare è prevista l’istituzione di una piattaforma comune per promuovere gli investimenti del settore privato, la piattaforma per la crescita e la resilienza per l’Africa (GRAf). In quest’ambito la Cassa Depositi e Prestiti ha già manifestato l’intenzione di mobilitare fino a circa 820 milioni di dollari in un orizzonte di cinque anni insieme ai principali partner africani ed internazionali con Cdp e Gruppo Banca Africana di Sviluppo orientati a garantire fino a a 200 milioni di dollari ciascuno nello stesso periodo. L’Italia si è già impegnata a contribuire con risorse fino a 45 milioni di dollari all’Alliance for Green Infrastructure in Africa (Agia), un’iniziativa della stessa Banca Africana di Sviluppo che punta a mobilitare fino a 10 miliardi di dollari in investimenti su infrastrutture green in tutta l’Africa.